Nello scorso articolo abbiamo parlato dei Disturbi Specifici dell’apprendimento, focalizzando l’attenzione sulla Disgrafia.
Oggi approfondiamo, invece, la Dislessia: definizione origine e caratteristiche, cominciando proprio dal suo significato.
Dislessia definizione: una disabilità dell’apprendimento caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente e da scarse abilità nella scrittura.
La dislessia è un disturbo che ostacola il normale processo di interpretazione dei segni grafici con cui si rappresentano per iscritto le parole.
È un disturbo della capacità di leggere.
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Dislessia definizione e origine
Non è ancora possibile affermare, con certezza, quali siano le cause dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Tuttavia, studi recenti indicano che le difficoltà incontrate dalle persone con DSA debbano essere attribuite a disfunzioni in alcuni meccanismi cerebrali.
Le cause sarebbero da ricercarsi in un diverso funzionamento di alcune aree del cervello e in modo più specifico, a una difficoltà diffusa ne coordinare le informazioni provenienti dalle diverse aree cerebrali implicate nei complessi processi di lettura, scrittura, calcolo e ragionamento matematico.
Infatti, i soggetti con DSA non sono tutti uguali poiché ogni soggetto
presenta uno o più processi deficitari differenti per entità e tipologia che la diagnosi e il profilo funzionale descriveranno in maniera dettagliata analizzando le componenti del sistema mentale nella sua globalità e nelle specifiche aree di apprendimento.
Ad ogni modo, nulla ha a che vedere con l’intelligenza.
Le caratteristiche della dislessia
La dislessia si può presentare in modo diverso da bambino a bambino.
Vediamo insieme le caratteristiche più comuni che possono presentarsi.
- Scarsa discriminazione dei grafemi diversamente orientati nello spazio: il soggetto mostra chiare difficoltà nel discriminare grafemi uguali o simili, ma diversamente orientati.
Egli, ad esempio, confonde la “p” e la “b”; la “d” e la “q”; la “u” e la “n”; la “a” e la “e”; la “b” e la “d”. - Scarsa discriminazione di grafemi che differiscono per piccoli particolari: il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi che presentano somiglianze.
Egli, ad esempio può confondere la “m” con la “n”; la “c” con la “e”; la “f” con la “t”. - Difficoltà di decodifica sequenziale: leggere richiede al lettore di procedere con lo sguardo in direzione sinistra – destra e dall’alto in basso.
tale processo appare complesso per tutti gli individui nelle fasi iniziali di apprendimento della lettura, ma, con l’affinarsi della tecnica e con l’uso della componente intuitiva la difficoltà diminuisce gradualmente fino a scomparire. Nel soggetto dislessico talvolta ci troviamo di fronte, invece a un vero e proprio ostacolo. - Omissione di grafemi e sillabe: il soggetto omette la lettura di parti della parola; può tralasciare la decodifica di consonanti oppure di vocali, e spesso anche di sillabe.
- Salti di parole e salti da un rigo all’altro: il soggetto dislessico presenta evidenti difficoltà a procedere sul rigo e ad andare a capo, per cui sono frequenti anche “salti” di intere parole o di intere righe di lettura.
- Inversioni di sillabe: spesso la sequenza dei grafemi viene invertita provocando errori particolari di decodifica della sillaba.
- Aggiunte e ripetizioni: la difficoltà a procedere con lo sguardo nella direzione sinistra – destra può dare origine anche ad errori di decodifica caratterizzati dall’aggiunta di un grafema o di una sillaba.
La dislessia evolutiva: come riconoscerla
Con tale termine intendiamo uno specifico disturbo nell’automatizzazione
funzionale dell’abilità di lettura decifrativa (lettura di testi o parole ad alta voce).
La mancata automatizzazione si può osservare sia in una eccessiva lentezza nella lettura, che in un abbondante numero di errori di lettura.
Tutti gli studi dimostrano che anche il dislessico lieve mantiene per lunghi anni una differenza significativa rispetto ai suoi compagni di classe. Non si può dire che egli non migliori in assoluto, ma manterrà sempre una differenza di velocità e accuratezza di lettura rispetto ai suoi coetanei.
Dunque la dislessia evolutiva non è una malattia perché non è transitoria né ci sono rimedi chiari e rapidi per eliminarla.
Intervenire tempestivamente è fondamentale per realizzare un intervento educativo mirato: il tipo di proposte didattiche e strategiche che vengono fatte ai bambini possono facilitarne il superamento o complicarla.
In questo senso, risulta di fondamentale importanza l’osservazione sistematica e periodica.
In qualità di studio di consulenza pedagogica, ci occupiamo di progettare e realizzare, a seguito dell’individuazione di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, percorsi di sostegno allo studio individuali ed integrativi alla scuola.
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