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Sostegno all’apprendimento

  • Dai libri di scuola ai libri di fantasia: il grande potere della lettura

    Perché leggere è così importante? Leggere qualsiasi libro, dai libri per l’infanzia ai libri di diverso genere fino ai libri di scuola.

    In primis, leggere permette di acquisire nuove conoscenze e nuove competenze che influiscono su ogni aspetto della vita.

    Diverse ricerche hanno dimostrato che leggere aumenta le nostre capacità cognitive e stimola i nostri pensieri, la nostra creatività e soprattutto la nostra immaginazione.

    Un libro, infatti, può influire sul nostro modo di pensare e ragionare, sul nostro umore e sul nostro modo di agire, sulla nostra creatività e sulle nostre emozioni.

    Ognuno di noi naturalmente sceglierà il genere che più lo appassiona.

    Dai libri gialli, ai thriller, ai romanzi, ai libri storici, fino anche, perché no, ai libri di scuola per i ragazzi.

    Ebbene sì, ogni libro può essere considerato un libro da leggere 😊

    La lettura aiuta a migliorare l’umore, a ridurre l’ansia e lo stress, aiuta, infatti, a rilassarsi durante la giornata e a distogliere la mente da situazioni particolarmente complesse o stressanti.

    Questo avviene perché il lettore si immerge talmente tanto nella storia che sta leggendo da sentirsi parte integrante di essa.

    È proprio per questo che leggendo riesce a rilassarsi e a distogliere il pensiero da problemi o situazioni stressanti.

    Libri e sviluppo dei bambini

    La lettura è una delle competenze più importanti per un bambino, in quanto porta allo sviluppo di aree importanti per la sua crescita.

    Per questo è molto importante stimolare nei bambini la voglia di leggere un libro!

    Nella realtà, però, e purtroppo, la lettura non rientra nelle attività preferite dalla maggior parte di ragazzi e ragazze.

    Nell’età della preadolescenza e dell’adolescenza la loro lettura è rivolta principalmente a quella richiesta dal sistema scolastico, ovvero alla lettura dei libri di scuola con testi da leggere ed esercizi da svolgere.

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    Secondo gli ultimi dati ISTAT aggiornati nel mese di gennaio del 2022, il 60% degli italiani non legge un libro in un anno con una media di 3,3 milioni di lettori persi in circa sei anni.

    La lettura deve essere appresa a partire dalla famiglia e dalla scuola, per diventare una “sana” abitudine per bambini e ragazzi.

    Cominciare insieme ai bambini, anche molto piccoli, a leggere dei libri, anche solo con delle immagini, a sfogliarli insieme a loro, li avvicina al mondo della lettura.

    Molti studi, infatti, affermano l’importanza di stimolare la lettura già dalla prima infanzia.

    Aspetti positivi della lettura

    Vediamo ora insieme quali sono gli aspetti positivi della lettura sulle seguenti aree di sviluppo:

    • Cognitiva;
    • Emotiva;
    • Relazionale.

    La lettura è da considerarsi una vera e propria palestra in cui si può “allenare” la mente: aiuta i bambini a pensare, ad immaginare a realtà diverse dalla propria, a navigare nella fantasia ed immergersi in mondi fantastici, ad anticipare con l’immaginazione cosa accadrà e a mettersi nei panni dei personaggi.

    Infatti, la lettura permette ai bambini di esercitare la capacità di problem solving, ad esempio quando, sempre con l’immaginazione, provano a pensare a come risolverebbero i problemi dei personaggi delle storie che stanno leggendo.

    La lettura stimola proprio la loro fantasia.

    Per quanto riguarda, invece, l’area di sviluppo emotivo, la lettura aiuta il bambino a riconoscere, dare un nome e gestire le diverse emozioni.

    È proprio attraverso la lettura che si può parlare ai bambini di emozioni “difficili” sia da comprendere sia da accettare come la rabbia, la tristezza o la paura.

    Le storie dei protagonisti infatti permettono di trattare di stati d’animo particolari anche molto intensi e in alcuni casi dolorosi.

    Ad esempio, alcuni libri specificatamente scritti per parlare ai bambini della morte, della perdita di una persona casa o del suo allontanamento.

    In questi libri i personaggi fungono da “filtro” per parlare ai bambini di tali situazioni attraverso le storie.

    Il libro può anche avere la funzione di preparare il bambino ad affrontare una situazione nuova, diversa o sconosciuta, sempre utilizzando le storie e i personaggi.

    Nella lettura il bambino inizia anche a sviluppare l’empatia in quanto inizia ad avvicinarsi e a comprendere le emozioni altrui, ovvero dei personaggi, per poi comprendere le proprie emozioni.

    Ciò permette al bambino di sviluppare le capacità relazionali e sociali.

    Come stimolare i bambini alla lettura

    Prima regola: non trasformate la lettura in obbligo o in una punizione.

    Quando parliamo di lettura, infatti, non dobbiamo riferirci esclusivamente ai libri di scuola, importanti e fondamentali, ma anche ai cosiddetti libri di fantasia.

    Se la lettura diventa un obbligo, infatti, probabilmente nei bambini scatterà un meccanismo di rifiuto.

    Leggete libri ai e con i vostri bimbi, per far scoprire loro il piacere della lettura 😉

    Ad esempio, per i bambini già dalla scuola dell’infanzia, molto utile potrebbe essere trascorrere un pomeriggio alla settimana con la mamma e il papà in biblioteca.

    Andare insieme ai genitori in biblioteca, infatti, diventa per il bambino un importante momento di condivisione con i genitori dove scegliere insieme il libro da leggere quella settimana per poi riportarlo e prendere un altro.

    L’attesa e il piacere di leggere un libro, ecco qui celato il segreto della lettura!

    Non esitare a contattarci per approfondimenti, consigli o per una consulenza dedicata al tema della lettura con i tuoi figli.

  • Sostegno all’apprendimento: i valori del Doposcuola Pedagogico

    Il nostro Doposcuola Pedagogico nasce con l’obiettivo di fornire un reale sostegno all’apprendimento ai ragazzi nel loro percorso di studi.

    Tale percorso , infatti, spesso può presentarsi tortuoso e piò necessitare di un aiuto esterno che deve essere mirato e personalizzato.

    Il Doposcuola Pedagogico segue alcuni valori e principi educativi e pedagogici che sono alla base dell’approccio e del metodo che viene proposto e perseguito con gli studenti. 

    Vediamoli insieme.

    La personalizzazione

    La personalizzazione attiene sempre alla proposta di strategie didattiche volte a permettere a ogni studente di sviluppare le proprie peculiari potenzialità, differenti per ognuno.

    Dunque, le proposte e le strategie didattiche sono peculiari per ciascuno studente.

    L’intento è proprio quello di raggiungere traguardi diversi e personali per ciascuno studente.

    Non è, dunque, un intervento educativo e didattico tradizionale e standardizzato, uguale per tutti, bensì realizzato ad hoc, su misura, sulla base, cioè, delle esigenze, delle diversità e delle peculiarità di ciascuno studente, che devono essere valorizzate.

    La personalizzazione punta a consolidare e sviluppare i punti di forza e i talenti personali del soggetto.

    Ciò è di fondamentale importanza per favorire un reale ed efficace sostegno all’apprendimento.

    La motivazione ad apprendere

    La motivazione è la spinta che ci porta a raggiungere i nostri obiettivi di apprendimento e ad ottenere risultati positivi.

    Essa consente di spiegare: la direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto al raggiungimento di uno scopo.

    Dunque, spiega perché una persona svolge un compito e lo fa in un determinato modo, quanto insiste e le ragioni per cui mantiene interesse e impegno.

    È, dunque, un “qualche cosa” che spinge una persona a comportarsi in un certo modo, non è uguale per tutti, può avere diverse ragioni alla base, estrinseche o intrinseche.

    La “dose” di motivazione, infatti, è variabile.

    Sarà notevole se la persona nutre un forte interesse e piacere verso quell’attività, ridotta, invece, se alla persona viene imposta un’esperienza lontana dagli interessi e predisposizioni personali.

    Le motivazioni riguardano proprio la scelta di affrontare o di evitare il compito.

    In tutto questo gioca un ruolo fondamentale il concetto di interesse.

    Esso viene inteso come un forte fattore motivazionale, che genera una particolare attenzione e focalizzazione su un argomento o un’attività.

    La metacognizione

    Nel raggiungimento dei propri obiettivi molto importante è la metacognizione, ovvero la conoscenza del proprio funzionamento cognitivo.

    Con particolare riferimento alla memoria, alla comprensione, allo studio, e la capacità di controllo che si riferisce all’abilità di valutazione e di monitoraggio della propria attività cognitiva.

    All’interno delle conoscenze metacognitive troviamo:

    • Le convinzioni circa le personali capacità;
    • La consapevolezza dell’esistenza di problemi cognitivi;
    • La conoscenza dell’efficacia e dell’uso delle strategie personali.

    Ad un maggiore livello metacognitivo corrisponde sicuramente una migliore prestazione, poiché il compito è svolto con maggiore competenza e impegno, ma soprattutto controllo e monitoraggio.

    Nell’attività di sostegno all’apprendimento gioca un ruolo fondamentale l’attenzione alla metacognizione.

    L’autonomia

    Il concetto di autonomia riveste una grande importanza nel processo di studio e nel sostegno all’apprendimento.

    Essere autonomi significa padroneggiare l’attività che si sta svolgendo, riuscendo a svolgere senza richiedere un aiuto esterno ma utilizzando le proprie risorse e competenze personali, anche in presenza di difficoltà o ostacoli.

    Significa, cioè, affrontare e dominare con padronanza le diverse situazioni di apprendimento, trovare soluzioni a problemi legati alla realtà esterna.

    L’autonomia è strettamente legata alla capacità di organizzazione nella gestione dei compiti a casa o dello studio per un compito in classe o per un’interrogazione, considerando tutte le scadenze e i tempi richiesti.

    Ecco i principi alla base dell’approccio educativo-pedagogico di sostegno all’apprendimento che viene utilizzato nel nostro Doposcuola Pedagogico.

    Scrivici per saperne di più 🙂

  • L’inclusione in classe e la differenziazione: strategie teoriche e pratiche

    In questo articolo vogliamo parlarvi di inclusione in classe e dell’importanza di promuovere la differenziazione didattica.

    Iniziamo 😉

    Con la constatazione che ogni studente possiede bisogni personali diversificati e specifici, si impone l’esigenza di adottare metodi di insegnamento specifici e peculiari.

    Una soluzione può essere proprio la differenziazione didattica.

    “Una strada obbligata e, nello stesso tempo, esaltante per arrivare a dare a ognuno dei nostri bambini, ragazzi, giovani presenti a scuola tutto ciò che la loro condizione richiede” (D’Alonzo).

    Può essere, infatti, definita come una prospettiva metodologica di base capace di promuovere processi di apprendimento significativi per tutti gli allievi presenti in classe.

    Adattare, cioè. l’insegnamento alle differenze degli studenti.

    La differenziazione didattica, se ben condotta, può essere la chiave di accesso per permettere a ogni allievo di raggiungere i migliori risultati possibili sul piano delle conoscenze, delle abilità e delle competenze.

    Come? Proponendo in aula:

    • Percorsi alternativi;
    • Piani individualizzati;
    • Esperienze di apprendimento diversificate.

    Il tutto con l’obiettivo di stimolare l’acquisizione di conoscenze, competenze e abilità.

    L’inclusione in classe

    Il concetto di differenziazione didattica è alla base del processo inclusivo della scuola.

    Se un docente vuole offrire un vero aiuto, essere autenticamente insegnante, quindi lasciare il segno, progetta un percorso differenziato specifico, ma collegato al percorso della classe, si adopera per conoscere le abilità dello studente, si attiva per comprendere le sue potenzialità, adotta metodi e procedure volte a incontrate le sue esigenze speciali (D’Alonzo).

    Si può differenziare, infatti, solamente se si conoscono le caratteristiche, le peculiarità, le potenzialità, le capacità, il bagaglio personale dei nostri ragazzi.

    È molto importante anche che l’insegnante capisca se la proposta formativa incontra le motivazioni degli studenti, le loro curiosità, le loro attenzioni, i loro interessi.

    Sapere, ad esempio, come impiegano il tempo libero, quali sport praticano, se sono spontaneamente portati per un lavoro comunitario oppure individuale, se sono più o meno curiosi; tutto questo è fondamentale per ancorare l’esperienza scolastica alla vita personale.

    Inoltre, occorre capire il profilo personale dell’apprendimento degli allievi, ovvero il loro stile di apprendimento.

    Se riusciamo a comprendere come funzionano al meglio gli allievi, quali sono le loro specifiche peculiarità, potremmo declinare la nostra proposta formativa modellandola sulle caratteristiche delle diverse intelligenze per permettere a tutti di apprendere meglio.

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    D’Alonzo Luigi, La differenziazione didattica per l’inclusione. Metodi, strategie e attività, Erickson, Trento, 2017

    Cornoldi Cesare, De Beni Rossana, Gruppo MT, Imparare a studiare. Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggiamenti nello studio, Erickson, Trento, 2015

  • Motivazione ad apprendere: quanto è importante per gli studenti

    In questo articolo voglio parlarvi della motivazione ad apprendere e della sua importanza nell’apprendimento degli studenti.

    La motivazione è quella spinta, quell’energia che orienta e mantiene costante il proprio orientamento nel raggiungimento di obiettivi specifici, anche ovviamente obiettivi di apprendimento.

    Essa spiega, infatti, l’inizio, la direzione, l’intensità e la persistenza d un comportamento diretto ad uno scopo.

    Il concetto di motivazione, dunque, è utilizzato per comprendere perché una persona svolge un determinato compito.

    Non è però un processo unitario in quanto può essere considerata come un insieme di esperienze soggettive, quali gli obiettivi, le aspettative, i valori, i processi emotivi, gli interessi personali.

    Lo sviluppo della motivazione ad apprendere

    Come si sviluppa la motivazione?

    Come si modificano le relazioni fra motivazione e apprendimento?

    La motivazione può dipendere da cause intrinseche, ovvero l’interesse, la curiosità, il piacere di imparare, oppure da cause estrinseche, i premi.

    Con la crescita il bambino acquisisce una maggiore capacità di selezione d alcuni ambiti di interesse o di competenza.

    Alcuni ambiti verso cui si sente particolarmente abile, che distingue dagli altri, verso cui prova una maggiore attrazione e motivazione.

    La spinta motivazionale è certamente importante per l’apprendimento, però è altresì fondamentale che la motivazione venga diretta verso mete più o meno specifiche e sostenuta dalla conoscenza di “come” i traguardi prefissi possono essere raggiunti.

    Questo “come” si riferisce alle strategie di apprendimento, che consentono di realizzare concretamente la situazione verso cui la motivazione è espressa.

    Le strategie nell’apprendimento

    Lo studio è un tipo di apprendimento particolare consiste nella lettura attenta e selettiva, mirata a comprendere e a memorizzare le informazioni utili per eseguire una prova.

    Nello specifico, è lo studente che decide tempi e modalità dello studiare, in base alle proprie conoscenze strategiche e ai personali obiettivi e valori.

    È possibile definire tre fasi differenti nello studio:

    • La prima implica l’organizzazione e la definizione degli obiettivi;
    • La seconda prevede la lettura, la comprensione e l’elaborazione dei contenuti;
    • La terza implica la memorizzazione e la successiva rievocazione del materiale studiato.

    Per ognuna di queste fasi è possibile utilizzare diversi tipi di strategie che possono rendere più efficace, e meno difficoltosa, l’esperienza di apprendimento, con un’elaborazione profonda e personale, sostenuta da concentrazione e interesse.

    Nella fase di organizzazione posso suggerire alcune modalità per programmare il tempo di studio, concentrarsi, scegliere il luogo dove studiare e le ore del giorno con maggiore profitto.

    Per la fase di lettura, comprensione ed elaborazione posso suggerire l’utilizzo di strategie per leggere più velocemente, per sottolineare, schematizzare o prendere appunti.

    Infine, per la memorizzazione e il ripasso posso presentare strategie per ricordare più a lungo e più efficacemente, organizzare il momento del ripasso, gestire l’ansia d’esame, anticipare le domande e le possibili risposte.

    Altre strategie a sostegno dell’apprendimento possono essere, ad esempio:

    • Comprendere a fondo;
    • Rielaborare con parole proprie;
    • Porsi delle domande e riflettere sui concetti;
    • Eliminare le distrazioni;
    • Focalizzare l’attenzione;
    • Provare interesse per i contenuti, anche collegandoli con gli scopi o elementi personali.

    Queste alcune strategie che possono aiutare gli studenti nell’apprendimento e nel sostenere la propria motivazione ad apprendere.

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  • Stili di apprendimento individuali: da “cosa pensi” a “come pensi”

    Oggi vogliamo parlarvi degli stili di apprendimento, ovvero degli stili cognitivi utilizzati da ciascuno studente nel proprio apprendimento.

    Iniziamo dalle origini 😉

    La ricerca sugli stili cognitivi si è sviluppata agli inizi degli anni quaranta, coinvolgendo differenti ambiti teorici.

    Il termine stile cognitivo può essere definito come “un modo di riferirsi a differenti tipi di personalità o di comportamento”.

    Lo stile cognitivo è una modalità di risposta agli stimoli ambientali e costituisce una sorta di guida del processo cognitivo.

    Per stile di apprendimento si intende la tendenza di una persona a preferire un certo modo di apprendere-studiare.

    Esso riguarda, dunque, la sua modalità di percepire e reagire ai compiti legati all’apprendimento, attraverso la quale mette in atto, o sceglie, i comportamenti e le strategie per apprendere.

    Si tratta, infatti, di un prolungamento dello stile intellettivo, di una modalità che si manifesta in modo costante, in più contesti, coinvolgendo non solo aspetti cognitivi, ma anche socio-affettivi, e che influenza l’approccio all’apprendimento di ciascun individuo, nonché la scelta e l’utilizzo di strategie specifiche.

    Ci sono, ad esempio, persone più riflessive, altre persone più curiose, persone con una tendenza all’introversione e alla rigidità, persone estroverse e più flessibili.

    Alcuni studenti preferiscono e acquisiscono più con facilità informazioni riferite a oggetti concreti, come fatti e osservazioni, altri, invece, acquisiscono meglio i concetti astratti.

    Alcuni acquisiscono più facilmente informazioni visive, come figure, schemi, immagini, altri preferiscono, invece, le informazioni verbali.

    È importante conoscere e avere la consapevolezza del proprio stile cognitivo, ovvero della propria modalità di pensare o di agire di fronte a situazioni precise, tenendo però presente che agire con un certo stile non implica necessariamente che lo stesso stile sia usato in tutte le situazioni.

    Vediamo quali sono i diversi stili di apprendimento che possiamo utilizzare nelle varie attività.

    Lo stile cognitivo sistematico/intuitivo

    Questi stili riguardano la modalità di ragionamento verso la scoperta di concetti nuovi.

    Chi predilige un pensiero sistematico prende in considerazione ogni informazione a disposizione, procedendo passo dopo passo nel ragionamento.

    Al contrario chi preferisce un pensiero intuitivo, cerca di verificare l’ipotesi iniziale in vari modi, senza un concreto procedimento.

    Gli studenti sistematici procederanno, dunque, con più lentezza ma avranno una maggiore consapevolezza nel raggiungimento del risultato.

    Al contrario gli studenti intuitivi, saranno più veloci ma faranno fatica a dimostrare nel dettaglio come sono arrivati alla soluzione, ovvero a mostrare i passaggi del loro ragionamento.

    Lo stile cognitivo globale/analitico

    Questi stili riguardano la capacità di percezione delle informazioni dall’ambiente.

    Lo studente con stile globale tenderà a concentrarsi sugli aspetti generali per poi sintetizzare la situazione e vederla nel suo complesso, mentre lo studente con stile analitico si soffermerà sui dettagli, concentrandosi sugli aspetti più particolari e minuziosi.

    Lo stile cognitivo impulsivo/riflessivo

    Riguardano i processi di valutazione e risoluzione dei problemi, in riferimento ai tempi di presa delle decisioni.

    Uno studente impulsivo ha la tendenza a fornire soluzioni precipitose, a volte non ottimali, in tempi molto brevi, mentre uno studente riflessivo fornisce risposte più lente e accurate, analizzando minuziosamente tutti i particolari a disposizione.

    Lo stile cognitivo convergente/divergente

    I convergenti tenderanno a dare risposte simili a situazioni già conosciute o già verificate in precedenza, mentre i divergenti cercheranno risposte nuove, creative, anche fuori dagli schemi.

    Lo stile cognitivo verbale/visuale

    Gli studenti verbalizzatori hanno una buona capacità di recepire le informazioni testuali e preferiscono leggere, sottolineare, prendere appunti in formato di sintesi o riepilogo scritto.

    Gli studenti visualizzatori, invece, preferiscono apprendere creando schemi, mappe, grafici e disegni.



  • Come aiutare i figli nello studio: consigli e strategie

    Come aiutare i figli nello studio e “spronarli” a fare i compiti da soli?

    Molto probabilmente questo è una problematica comune a molti genitori: trovare il giusto equilibrio tra aiutare i propri figli nei compiti e renderli autonomi.

    Capita sicuramente che vostro figlio vi chieda un aiuto nello svolgimento dei compiti o nello studio.

    Ecco, come comportarsi e cosa fare per renderlo autonomo?

    Sicuramente non facendo i compiti al suo posto 😉

    Come aiutare i figli nello studio?

    Di seguito trovate alcuni consigli e strategie per aiutarli e sostenerli nello studio.

    Per prima cosa non sostituitevi a lui nello svolgimento dei compiti, fare i compiti al suo posto non lo aiuterà, anzi lo renderà sempre più dipendente e sempre meno autonomo.

    Provate invece con una bella iniezione di autostima, facendogli capire che credete in lui e nelle sue capacità.

    Fategli capire, cioè, che con l’impegno e la costanza può fronteggiare al meglio la sfida dei compiti a casa e dello studio.

    Resistete, dunque, alla tentazione di fare i compiti per lui: questo minerebbe ulteriormente la sua propria percezione di autoefficacia, dimostrandogli poca fiducia.

    Ricordategli come sbagliare non sia una tragedia, bensì un’importante passaggio per crescere, acquisendo la consapevolezza degli errori commessi.

    E’ importante, infatti, che i ragazzi commettano errori, nello studio ma anche nella vita, per crescere e imparare: il detto sbagliando s’impara è proprio vero 😉

    Per questo motivo, evitate di ricercare la perfezione.

    Meglio uno sbaglio fatto da solo che un compito giusto fatto da un genitore!

    Quando il bambino si rifiuta di fare i compiti?

    Innanzitutto è fondamentale capire se dietro questa poca voglia di studiare ci sia una semplice pigrizia o una più importante difficoltà nello svolgimento dei compiti.

    Occorre capire quale sia l’ostacolo da superare: è pigrizia? è noia? il compito sembra troppo difficile (o troppo facile)? è paura di sbagliare? o vi è un Disturbo dell’Apprendimento?

    Potrebbe infatti esserci alla base una difficoltà dell’apprendimento che necessita di un intervento specifico.

    In generale, è bene evitare di “corrompere” il bambino con promesse di giochi, dolci o regali se fanno i compiti, o al contrario con un castigo se non li fanno: la motivazione allo studio deve essere il più possibile intrinseca e non basarsi sulla promessa di premi o punizioni.

    I rinforzi sono importanti per riconoscere i comportamenti e i risultati positivi ma bisogna utilizzare i giusti rinforzi!

    Ad esempio, l’attenzione dell’adulto, segni di riconoscimento e di stima, permettergli di svolgere attività a lui gradite.

    E’ molto più efficace premiare l’impegno 😉

    Per altri consigli e spunti pratici visitate il nostro sito oppure scriveteci per scoprire i nostri percorsi formativi!

  • Genitori e didattica a distanza: consigli e spunti pratici

    In questo articolo voglio parlarvi del delicato, e inevitabile, equilibrio tra genitori e didattica a distanza.

    In questo periodo di emergenza sanitaria, infatti, le scuole hanno attivato spazi di didattica online o a distanza, con diversa frequenza in base alla classe frequentata dagli studenti.

    Un’esperienza sicuramente nuova per tutti noi, insegnanti, genitori e soprattutto per i ragazzi.

    Esperienza nuova e per certi versi anche problematica.

    La didattica a distanza

    Questa modalità permette di attuare il percorso di formazione a distanza, ossia fare comunque la lezione senza però incontrarsi fisicamente all’interno di un’aula, bensì solo in un’aula virtuale 😉

    Si avvale di numerosi strumenti tecnologici, i quali svolgono un ruolo fondamentale perché il processo di apprendimento risulti efficace.

    Richiede sicuramente un pc e una buona connessione!

    Proviamo a pensare ai bambini della Scuola Primaria, ecco in questo caso la didattica a distanza richiede senza dubbio la presenza e l’aiuto da parte dei genitori.

    I genitori, infatti, si trovano proprio a svolgere il ruolo di intermediari tra le richieste della scuola e il processo di apprendimento dei figli.

    Questo “nuovo ruolo” può essere fonte, per alcuni genitori, di stati di ansia e frustrazione perché non sempre si sentono all’altezza del compito e capaci di supportare i figli nel modo migliore.

    E’ un processo di apprendimento nuovo che richiede flessibilità e adattamento 😉

    Genitori e didattica a distanza: cosa fare?

    Quanto e quando devo aiutare mio figlio nella didattica a distanza?

    Lascio che sia autonomo, assumendomi il rischio che sbagli, o gli offro pieno supporto seguendolo passo passo?

    Domande molto comuni che ci permettono di capire quanto sia delicato l’equilibrio e il confine tra genitori e didattica a distanza.

    Ecco qualche consiglio che sicuramente potrà aiutarvi ad affrontare al meglio, insieme ai vostri figli, la didattica a distanza 😉

    Creare un ambiente dedicato allo studio

    Aiutate i vostri figli a crearsi e ad organizzare un proprio spazio dedicato dove studiare o seguire le lezioni.

    Una stanza, per esempio, con un tavolo o una scrivania sufficientemente ampia da contenere tutto il materiale richiesto: computer, libri, quaderni, astuccio.

    L’ambiente e lo spazio di apprendimento sono molto importanti e permettono al ragazzo di concentrarsi al meglio.

    Assicuratevi che sia un ambiente silenzioso, libero da distrazioni e abbia una buona connessione a Internet.

    Attenzione poi all’ordine! Devono organizzare e mantenere sempre in ordine il loro spazio, come se fosse il banco di scuola.

    Scandire il tempo per lo studio

    In sintonia con le richiesta dei docenti, alternate lo studio alle pause così che l’attenzione possa ritrovare la spinta necessaria ad affrontare tutti i compiti richiesti.

    Prestate una grande attenzione alle routine e alle abitudini sin dall’inizio.

    Mi spiego meglio, create con i ragazzi una routine flessibile, suddividendo le giornate in fasce di attività con tempi specifici: un tempo dedicato allo studio, un tempo dedicato alle attività del tempo libero, un tempo dedicato alla famiglia.

    Trovare la giusta vicinanza e la giusta distanza

    Il vostro contributo è certamente essenziale nella didattica a distanza, soprattutto con gli alunni più piccoli, ricordate però che le prove costruite dagli insegnanti sono destinate ai vostri figli.

    Offrite loro un supporto quando lo necessitano, ma lasciate che seguano la lezione da soli, come se fossero in classe.

    Tra i compiti dei bambini c’è proprio quello di imparare a chiedere aiuto in modo autonomo 😉

    Mostrate interesse in riferimento alle lezioni, ai compiti da svolgere e alle interrogazioni, chiedendo magari al mattino quali materie deve seguire e se ha qualche difficoltà nello svolgere alcuni compiti o nello studio.

    Chiedetegli “cosa posso fare per aiutarti?”

    A fine giornata, invece, provate a fare con lui il punto sulle attività terminate e quelle che dovranno essere terminate nei giorni seguenti, aiutandolo ad organizzare la giornata in modo da svolgere tutte le cose.

    L’organizzazione e il monitoraggio delle cose fatte e quelle ancora da fare è fondamentale. Aiutatelo in questo 😉

    Ciò permette anche a vostro figlio di sentirsi più responsabile e autonomo.

    Abbiamo ideato un percorso dedicato proprio ai ragazzi per diventare autonomi e responsabili nello studio, il Doposcuola Pedagogico.

    Per approfondire tutti questi aspetti contattaci per una prima consulenza gratuita o per richiedere il programma del Doposcuola Pedagogico!

  • Come responsabilizzare un figlio nello studio e nei compiti

    Come responsabilizzare un figlio, bambino o adolescente, nello studio e nello svolgimento dei compiti?

    Domanda che sicuramente tutti voi genitori vi siete fatti, non mentite 😉

    Parliamo spesso di responsabilità, a volte anche in modo spropositato.

    Responsabilità nello studio, dedicare il giusto tempo e attribuire i risultati positivi, ma anche quelli negativi, alle proprie capacità e non a fattori esterni.

    Ebbene sì, questo è un aspetto molto importante della responsabilità che può aiutare i ragazzi a vivere serenamente la propria esperienza di apprendimento.

    Ma, cosa significa la parola responsabilità?

    Il concetto di responsabilità

    Innanzitutto, tale concetto può avere una valenza diversa a seconda del contesto e della circostanza.

    Respons-abilità è la nostra abilità di fornire delle risposte, nonché di riconoscere che i nostri pensieri, atteggiamenti ed emozioni possono produrre determinati risultati.

    E’, inoltre, una forma di attenzione che ciascuno di noi riserva a se stesso, agli altri e al mondo che lo circonda.

    La responsabilità può anche essere definita come la “possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione”.

    Per questo motivo molto spesso la responsabilità è associata alla colpa, soprattutto quando i risultati sono diversi da quelli attesi o desiderati.

    L’assunzione di responsabilità riguarda però il concatenarsi degli eventi, le cui cause e i cui effetti sono frutto delle nostre decisioni e delle nostre scelte.

    Responsabilità, dunque, non vuole dire essere colpevoli, bensì essere capaci di rispondere in modo abile e adeguato ad un qualsiasi evento, positivo o negativo.

    Assumersi le proprie responsabilità implica inevitabilmente la credenza che ognuno di noi è artefice del proprio destino, riconducendo l’attenzione su noi stessi e sulle nostre azioni, mettendosi anche in discussione e capire quando è il momento di agire per il proprio cambiamento.

    Essere responsabili significa, quindi, interrogarsi sempre e capire quali possono essere le possibili azioni da mettere in campo per affrontare una determinata situazione oppure raggiungere un determinato risultato.

    La responsabilità dello studente

    Se applichiamo tutti questi concetti alla responsabilità degli studenti a scuola, nello studio e nello svolgimento dei compiti, troveremo sicuramente molte similitudini.

    La responsabilità di un risultato, soprattutto se negativo, in un compito in classe o in un’interrogazione, è uno degli argomenti più difficili da interiorizzare per uno studente.

    “Non è colpa mia, il professore mi ha chiesto l’unica cosa che non avevo studiato” “il compito era troppo difficile” “il professore ce l’ha con me” sono solo alcune frasi che sicuramente avete sentito dai vostri figli.

    Dare la colpa o attribuire la responsabilità a fattori esterni, seppure controproducente, è molto più facile!

    Ciò implica giustificarsi, trovare scuse, dare la colpa agli altri e mai a noi stessi, attribuire il fallimento o la riuscita al destino o alla fortuna.

    Questo atteggiamento porta gli studenti a “deresponsabilizzarsi”, a giustificarsi con gli altri ma anche con se stessi, respingendo le critiche e mantenendo intatta la propria autostima, almeno in apparenza.

    Come responsabilizzare un figlio nello studio

    Come responsabilizzare un figlio e fare in modo che possa imparare dai suoi errori e assumersi le proprie responsabilità?

    Il prima passo è di certo cambiare questo atteggiamento controproducente e iniziare a percepire la propria capacità di controllare le azioni e gli eventi.

    Capacità di controllo unita alla capacità di modificare e cambiare gli eventi: divenire, cioè, consapevoli che con il proprio impegno è possibile influire e modificare gli eventi.

    Assumere che la responsabilità dei propri risultati offre la possibilità di fermarsi e riflettere: “hai fatto tutto quello che potevi per passare l’esame o potevi fare diversamente?”.

    In questo modo, lavorando sull’assunzione di responsabilità, vostro figlio potrà iniziare a domandarsi “cosa posso fare io per modificare o cambiare la mia situazione? come posso ottenere un risultato migliore?”.

    Nessuna fortuna, niente giustificazioni, solo impegno e responsabilità.

    Con il nostro metodo Doposcuola Pedagogico i ragazzi saranno accompagnati in un percorso di sostegno volto all’assunzione di responsabilità e di autonomia nello studio.

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  • Problemi apprendimento: concentrazione e metodo di studio

    Problemi apprendimento: concentrazione e metodo di studio sono due concetti che, quando si parla di studio e apprendimento, sono fondamentali.

    Soprattutto la concentrazione e l’attenzione, in quanto interagiscono ed influenzano notevolmente con la modalità di studio e di apprendimento dei ragazzi.

    Nel nostro Doposcuola Pedagogico, infatti, viene riconosciuto un ruolo centrale proprio alla concentrazione e all’attenzione, riconoscendoli come fattori in gioco per favorire un apprendimento di qualità.

    Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza 😉

    Problemi apprendimento: concentrazione

    Quante volte vi sarà capitato ai ricevimenti con gli insegnanti di sentirvi dire “vostro figlio è un ragazzino sveglio, pieno di idee e iniziative, ma…si distrae facilmente ed è incostante: spesso non completa i compiti o li svolge in modo frettoloso, con imprecisioni o errori banali”.

    Eppure, voi vedete che vostro figlio sta tutto il pomeriggio sui libri, come fa a rendere poco?

    Probabilmente il motivo può essere ritrovato in una scarsa concentrazione e attenzione!

    La concentrazione richiede un grande sforzo personale, in quanto non è stabile per tutto l’arco della giornata e varia in base all’età.

    Non è sempre facile mantenere alto il livello di concentrazione.

    Molto spesso, infatti, e in alcuni momenti particolari, i ragazzi possono avere poca voglia di studiare ma anche poca determinazione o poca motivazione.

    Lo studio e lo svolgimento dei compiti a casa richiedono tanto impegno e una buona dose di concentrazione, soprattutto in questo periodo con la didattica a distanza.

    Passando le giornate in casa, infatti, tra lezioni online e compiti, senza un confronto attivo e diretto con i compagni di classe e gli insegnanti, la concentrazione rischia di diminuire ulteriormente.

    Ma, che cosa è la concentrazione?

    La concentrazione e l’attenzione

    La concentrazione è la capacità di rimanere focalizzati e dirigere la propria attenzione, in modo costante e volontario, verso un compito o un’attività specifica.

    Quando parliamo di concentrazione stiamo attivando le cosiddette funzioni esecutive, ovvero quell’insieme di processi mentali necessari per svolgere un determinato compito o raggiungere un determinato obiettivo.

    Esse condizionano il nostro comportamento in situazioni complesse, nuove ed impegnative.

    Sono processi che permettono alla persona di pianificare e attuare progetti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo e garantiscono il monitoraggio e la modifica del comportamento in caso di necessità o lo adeguano a nuove situazioni.

    Sono indispensabili in tutte quelle attività di vita quotidiana, come lo studio, che richiedono problem solving, pianificazione e raggiungimento di un obiettivo.

    Anche l’attenzione è una funzione esecutiva.

    In tutte le attività di studio, infatti, vengono impiegate le seguenti funzioni esecutive:

    • Inibizione: : capacità di focalizzare l’attenzione su dati rilevanti ignorando i “distrattori” e inibendo le risposte non adeguate;
    • Flessibilità: capacità di cambiare gli stimoli in base alle informazioni del contesto;
    • Pianificazione: capacità di formulare un piano ed organizzare le azioni in sequenza gerarchica verso la meta;
    • Memoria di lavoro: capacità di mantenere attivo il piano della memoria di lavoro;
    • Attenzione: capacità che permette di selezionare le informazioni e mantenere le risorse cognitive impegnate per svolgere uno o più compiti.

    Nello specifico, l’attenzione ci permette di mantenere stabile la concentrazione su una attività e di impegnare le nostre risorse cognitive nel modo più adeguato.

    Questa capacità è molto variabile e può dipendere da differenti condizioni ambientali, ma anche dal nostro umore e dalla nostra motivazione, dal livello di stress e dall’età.

    Consigli per migliorare la concentrazione

    La concentrazione, in quanto abilità mentale, può essere allenata e potenziata con strategie pratiche da parte di un Pedagogista esperto.

    È molto importante per ciascuno di noi, conoscere quali siano le condizioni migliori per ottenere livelli di attenzione utili agli scopi che vogliamo realizzare.

    Qualche esempio? 😉

    Sicuramente per mantenere la giusta concentrazione molto importante è adottare un metodo di studio efficace e personalizzato, in riferimento alle specifiche caratteristiche e stili cognitivi di ciascuno di noi.

    L’ambiente dove studiamo influisce molto sulla nostra capacità di rimanere concentrati: scegliamo un ambiente tranquillo e silenzioso, senza distrazioni, un luogo nostro, nel quale ci sentiamo a nostro agio.

    Di grande importanza sono anche le pause: staccare anche solo per cinque minuti dall’attività che stiamo svolgendo e dedicarsi ad un qualcosa che ci rilassa ci aiuterà tantissimo ad aumentare la nostra concentrazione.

    La motivazione poi riveste un ruolo fondamentale in quanto, molte volte, la mancanza di concentrazione può essere dovuta ad una perdita della motivazione.

    Per ritrovare la giusta “spinta” energetica e motivante è importante definire bene i nostri obiettivi e il perché ci stiamo dedicando a quell’attività di studio.

    Queste e tante altre strategie e modalità sono utilizzate nel nostro Doposcuola Pedagogico per potenziare l’apprendimento degli studenti.

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  • Mio figlio non vuole fare i compiti: consigli e spunti pratici

    “Mio figlio non vuole fare i compiti e non vuole studiare” oppure “mio figlio non riesce a concentrarsi” sono frasi che sentiamo molto spesso da parte dei genitori con figli in età scolare.

    Cosa fare e come comportarsi in questi casi?

    Quante volte hai cercato di “obbligarlo” a fare i compiti o a studiare, senza però riuscirci?

    Quante volte hai cercato di fare i compiti insieme a lui, ma si distrae continuamente e non ti ascolta?

    Molto importante, in questi casi, è riconoscere che molto probabilmente è il momento di rivolgersi ad un esperto 😉

    Non ad un professionista qualunque bensì ad un Pedagogista dell’educazione e dell’apprendimento.

    Perché rivolgersi ad un Pedagogista

    La pedagogia è la disciplina che studia l’educazione e la formazione dell’essere umano nella sua interezza, ovvero lungo tutto il ciclo della vita.

    Si occupa dei diversi approcci educativi che coinvolgono l’uomo e la donna nei diversi momenti e situazioni dello sviluppo: dall’infanzia all’adolescenza fino all’età adulta e senile.

    Si rivolge, dunque, ai contesti formali, non-formali e informali, nei quali avviene il processo di formazione della persona.

    In questo senso, il Pedagogista è lo specialista dei processi educativi, formativi e di apprendimento.

    Si occupa di sviluppare il potenziale umano e apprenditivo del bambino, come dell’adulto, attraverso l’osservazione, l’analisi dei bisogni educativi della persona e la strutturazione di interventi di natura pedagogica.

    Il Pedagogista è in grado, infatti, di comprendere i comportamenti, i pensieri, gli stili e le strategie utilizzate dal ragazzo nell’apprendimento.

    Il tutto in modo specifico e personalizzato.

    Il segreto è proprio la personalizzazione 😉

    In questo modo, attraverso l’elaborazione di un piano didattico e formativo personalizzato, è possibile potenziare realmente e concretamente le strategie e i metodi di studio e rendere lo studente autonomo nel suo apprendimento.

    Quali comportamenti osservare

    Quali sono i comportamenti da osservare per sapere quando è il momento di rivolgersi ad un Pedagogista esperto dei processi di apprendimento?

    Vediamoli insieme.

    Mio figlio non vuole fare i compiti e studiare

    Tuo figlio continua a collezionare voti bassi nelle interrogazioni e nei compiti in classe e il suo rendimento continua a peggiorare, nonostante le ore e ore passate sui libri.

    Questo è il primo campanello d’allarme.

    Se tuo figlio passa molto tempo sui libri, senza però ottenere grandi risultati, ciò potrebbe essere dovuto a queste situazioni:

    • Continue e frequenti distrazioni durante lo studio o lo svolgimento dei compiti;
    • Difficoltà a concentrarsi e a studiare in autonomia;
    • Mancanza di impegno dovuto ad un interesse limitato per quello che si sta studiando.

    Tutto ciò può portare ad un abbassamento sempre maggiore del rendimento scolastico, ma anche ad una diminuzione dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità, con conseguenza disastrose per i risultati dell’apprendimento.

    Mio figlio non riesce a rimanere concentrato

    Il secondo campanello d’allarme da osservare è proprio la mancanza di concentrazione e attenzione quando si sta studiando o si sta svolgendo un compito specifico.

    La concentrazione e l’attenzione, infatti, giocano un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nello studio: una persona può essere intelligente, avere abilità e competenze, ma se non si concentra riponendo tutte le energie sull’attività non otterrà risultati positivi.

    Entrambe queste abilità, concentrazione e attenzione, sono utilizzate nello svolgimento di situazioni nuovo e complesse, per questo motivo richiedono un grande sforzo personale.

    Mio figlio non è interessato a nessuna materia scolastica

    Il terzo campanello d’allarme da riconoscere è la presenza o meno di interesse nell’attività che si sta svolgendo.

    L’interesse gioca un ruolo fondamentale nell’apprendimento: se non c’è interesse non è possibile impegnarsi e focalizzarsi sullo svolgimento di una certa attività.

    Se non c’è l’interesse, probabilmente non c’è neanche la motivazione, ovvero quella “carica energetica” che sostiene o, quando manca, frena l’apprendimento.

    È quindi di fondamentale importanza per raggiungere buoni risultati scolastici e per imparare qualcosa di nuovo.

    Senza dubbio possiamo dire che la motivazione è variabile: notevole se un’attività ci piace molto, ridotta invece se ci viene imposta un’esperienza lontana dai nostri interessi.

    Mio figlio non riesce ad organizzarsi e a gestire il tempo per lo studio

    Il quarto campanello d’allarme da osservare è proprio l’incapacità di organizzarsi in autonomia nello studio e nelle varie attività.

    L’organizzazione del lavoro personale, ovvero saper organizzare in autonomia i compiti e lo studio per il giorno dopo o per la settimana, saper gestire le priorità o le scadenze, non è semplice e richiede tanta pratica.

    Se tuo figlio non riesce mai a svolgere tutti i compiti per il giorno dopo, gli manca sempre qualcosa da fare, arriva sempre al giorno prima della verifica o dell’interrogazione con sempre qualcosa da studiare.

    Questo perché non riesce ad organizzare tutti compiti in funzione delle scadenze e delle priorità.

    Tutti questi elementi sono alla base del nostro metodo Doposcuola Pedagogico: un percorso di autonomia e sostegno allo studio per sostenere i ragazzi nel loro apprendimento con l’utilizzo di strategie efficaci e l’acquisizione di un metodo di studio personalizzato!

    Scrivici per ricevere il programma del Doposcuola Pedagogico 😉

  • Metodo di studio efficace e Doposcuola Pedagogico

    metodo di studio efficace

    Oggi vi presento il nostro Doposcuola Pedagogico dedicato a tutti gli studenti per renderli autonomi nella scoperta e nell’utilizzo del loro metodo di studio efficace.

    E’ un vero e proprio metodo di supporto e potenziamento allo studio.

    Ebbene si, avete letto bene, si tratta di un metodo con caratteristiche particolare ed efficaci.

    Siete curiosi di saperne di più? 😉

    Innanzitutto, dovete sapere che nei processi di apprendimento sono coinvolti molti fattori legati alle abilità, alle strategie e agli aspetti metacognitivi e motivazionali.

    Un buon stratega, infatti, è colui che sa usare, e integrare, efficacemente tutte le strategie per raggiungere gli obiettivi di apprendimento.

    Ciò può attuarsi attraverso il confronto con insegnanti e compagni, nonché con la partecipazione alla vita di classe.

    In questo particolare momento, però, è molto più difficile: i ragazzi frequentano le lezioni a distanza, davanti ad uno schermo, senza la possibilità di confrontarsi in modo diretto.

    Quello che manca ora ai ragazzi è proprio questo sostegno, questo confronto che facilita e potenzia l’apprendimento.

    È da queste premesse che nasce il Doposcuola Pedagogico con l’obiettivo di sostenere i ragazzi nel loro apprendimento, utilizzando strategie per trovare il loro personale metodo di studio efficace e renderli poi autonomi.

    Il Doposcuola si rivolge, dunque, in maniera personalizzata ai ragazzi, partendo sempre dal loro stile cognitivo e dalle loro potenzialità, e proponendo strategie e metodi di studio “su misura”.

    Questo metodo, grazie alla sua personalizzazione e specificità, può essere utilizzato con tutti gli studenti, anche con gli studenti con Bisogni Educativi Speciali.

    Principi e valori di riferimento

    Primo fra tutti, la personalizzazione: la proposta di strategie didattiche volte a permettere a ogni studente di sviluppare le proprie peculiari potenzialità, differenti per ognuno, differenziando però le modalità di apprendimento.

    E’, dunque, realizzato ad hoc, su misura, sulla base, cioè, delle esigenze, delle diversità e delle peculiarità di ciascuno studente che devono essere valorizzate.

    La personalizzazione punta a consolidare e sviluppare i punti di forza e i talenti personali del ragazzo.

    La motivazione ad apprendere è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di apprendimento prefissati e ottenere risultati positivi nei termini di successo scolastico.

    È, infatti, un “qualche cosa” che spinge una persona a comportarsi in un certo modo e può avere diverse ragioni alla base, estrinseche o intrinseche, che devono essere comprese per cercare di mantenere alto il livello di motivazione.

    Le motivazioni riguardano proprio la scelta di affrontare o di evitare il compito, nonché di affrontarlo con una maggiore o minore persistenza di fronte a ostacoli.

    Gioca un ruolo fondamentale il concetto di interesse, inteso come un forte fattore motivazionale, che genera una particolare attenzione e focalizzazione su un argomento o un’attività.

    Infine, il concetto di autonomia riveste una grande importanza nel processo di studio e di maturazione.

    Essere autonomi significa padroneggiare l’attività che si sta svolgendo, riuscendo a svolgere senza richiedere un aiuto esterno ma utilizzando le proprie risorse e competenze personali.

    Significa, cioè, affrontare e dominare con padronanza le diverse situazioni di apprendimento e trovare delle soluzioni.

    L’autonomia è legata alla capacità di organizzazione nella gestione dei compiti e dello studio.

    Considerando tutte le scadenze e i tempi richiesti per raggiungere il risultato in serenità e potenziare il proprio senso di autoefficacia e autostima.

    Gli stili cognitivi individuali

    Come anticipato, un compito o un’attività possono essere affrontati da ciascuna persona in maniera particolare.

    Con il termine stile cognitivo si intende la modalità di pensare o agire di fronte a situazioni precise.

    Attenzione però: non necessariamente utilizziamo lo stesso stile è usato in tutte le situazioni!

    E’ molto importante conoscere e avere consapevolezza del proprio, o dei propri, stili cognitivi per padroneggiarli e utilizzarli in autonomia.

    Quali sono questi stili cognitivi?

    1. Lo stile sistematico/intuitivo riguarda la modalità di ragionamento verso la scoperta di concetti nuovi.
      Chi predilige un pensiero sistematico prende in considerazione ogni informazione a disposizione, procedendo passo dopo passo nel ragionamento mentre, chi preferisce un pensiero intuitivo, cerca di verificare l’ipotesi iniziale in vari modi, senza un concreto procedimento.
    2. Lo stile cognitivo globale/analitico riguarda la capacità di percezione delle informazioni dall’ambiente.
      Lo studente con stile globale tenderà a concentrarsi sugli aspetti generali per poi sintetizzare la situazione e vederla nel suo complesso, mentre lo studente con stile analitico si soffermerà sui dettagli, concentrandosi sugli aspetti più particolari e minuziosi.
    3. Lo stile cognitivo impulsivo/riflessivo riguarda i processi di valutazione e risoluzione dei problemi, in riferimento ai tempi di presa delle decisioni.
      Uno studente impulsivo ha la tendenza a fornire soluzioni precipitose, a volte non ottimali, in tempi molto brevi, mentre uno studente riflessivo fornisce risposte più lente e accurate, analizzando minuziosamente tutti i particolari a disposizione.
    4. Lo stile cognitivo convergente/divergente si riferisce, invece, alla creatività.
      I convergenti tenderanno a dare risposte simili a situazioni già conosciute o già verificate in precedenza, mentre i divergenti cercheranno risposte nuove, creative, anche fuori dagli schemi.
    5. Lo stile cognitivo verbale/visuale differenzia le persone che prediligono maggiormente pensare a parole oppure pensare visualizzando attraverso le immagini.

    Caratteristiche del metodo di studio efficace

    Ecco riassunte le caratteristiche portanti del nostro metodo 😉

    • Approccio personalizzato all’apprendimento e allo studio;
    • Comprensione delle esigenze del singolo studente;
    • Valorizzazione dei punti di forza e delle risorse peculiari, nonché degli stili di apprendimento individuali;
    • Promozione e utilizzo di strategie e metodo specifici;
    • Potenziamento della motivazione e dell’autonomia nello studio e nell’apprendimento.

    Se vuoi approfondire non esitare a contattarci!

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