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Approfondimenti

  • Come parlare ai bambini della guerra: consigli per i genitori

    In questo articolo vogliamo fornirvi alcuni consigli su “come parlare ai bambini della guerra” per aiutarvi ad affrontare questo momento di cambiamento e di incertezza con i vostri bimbi.

    Tutti i periodici anche quelli più leggeri come iitnews, almeno sporadicamente, finiscono col parlare di guerra.

    Il momento che stiamo vivendo è sicuramente molto delicato, per certi versi quasi surreale, per noi adulti ma anche per i nostri bambini.

    Possiamo definirlo proprio come un momento di cambiamento, di transizione.

    Ogni cambiamento può generare preoccupazione, ansia, frustrazione, sentimenti comunque che potrebbero avere conseguenze negative.

    Un cambiamento, infatti, può influenzare il nostro stile di vita, i nostri pensieri, le nostre abitudini, ma anche le nostre certezze e sicurezze.

    Esso influenza noi adulti ma anche i nostri bambini che assistono, sentono e vedono tutto ciò che sta accadendo.

    I bambini hanno bisogno del sostegno dell’adulto per capire ed interpretare quello che sta accadendo.

    In questo, dunque, gli adulti di riferimento hanno una grande responsabilità.

    Come parlare ai bambini della guerra

    Vediamo insieme alcuni suggerimenti su come parlare ai bambini della guerra e come aiutarli ad affrontare questo momento di incertezza e cambiamento.

    1. Adattate la comunicazione al bambino e dite sempre la verità.

    Dipende sempre dall’età del bambino: se molto piccolo, se frequenta già la scuola dell’infanzia o altri gradi di scuola, se è a contatto, dunque, con altre persone (insegnanti, maestre, altri bambini) che potrebbero parlargli di questo tema.

    Se il bambino frequenta già la scuola molto probabilmente parlerà di questo tema con altre persone e, una volta tornato a casa, vi racconterà e avrà sicuramente alcune domande o dubbi da chiarire.

    I bambini, infatti, potrebbero non capire cosa significhi la parola conflitto o guerra e potrebbero aver bisogno di una spiegazione adatta alla loro età.

    Ecco, in questa fase è molto importante essere sinceri con lui e utilizzare un linguaggio semplice, chiaro e a lui comprensibile, sempre in riferimento alla sua età.

    Dire la verità non significa spiegare entrando eccessivamente nei dettagli quello che sta accadendo: i bambini più piccoli potrebbero essere appagati anche soltanto con la spiegazione che a volte i paesi combattono tra loro.

    Le informazioni dei media, infatti, devono sempre essere filtrate adeguatamente dagli adulti: il messaggio funziona se lo adeguiamo a chi lo riceve.

    Dunque, quando parlate con i vostri figli di quello che sta accadendo nel mondo intorno a lui cercate il più possibile di dirgli la verità, utilizzando sempre una modalità comunicativa e un linguaggio adatto alla sua età.

    2. Ascoltate i bambini: cosa pensano e cosa provano

    Prendetevi il tempo per ascoltare i vostri bambini: cosa sanno, cosa pensano, come si sentono, cosa provano, se hanno domande.

    Un tempo importante e dedicato per ascoltarli e parlare con loro di questo argomento.

    Una grande attenzione qui deve essere focalizzata sulle emozioni che i bambini provano a riguardo.

    Paura, tristezza, ansia, preoccupazione, rabbia.

    Incoraggiate i bambini a parlare di quello che sentono.

    Le emozioni non devono mai essere minimizzate o giudicate, bensì accettate, comprese e accolte.

    Sul tema delle emozioni vi suggeriamo di leggere questo nostro articolo!

    Non ignorate i sentimenti di paura e di preoccupazione che un conflitto potrebbe suscitare nei bambini.

    Se notate che il vostro bambino è, ad esempio, pensieroso, chiedetegli cosa c’è che non va, cosa lo turba: “c’è qualcosa che ti preoccupa? Ti ascolto, parliamone insieme” oppure “c’è qualcosa che ti rende triste o preoccupato?”.

    Dedicate del tempo al dialogo.

    3. Create occasioni di dialogo

    Infine, come parlare ai bambini della guerra?

    Create occasioni concrete di dialogo dove, per esempio:

    • Analizzare insieme le notizie lasciando spazio alle loro domande e dubbi;
    • Leggere libri o storie sul tema della guerra, dei conflitti ma anche della pace, sempre adatti all’età dei bambini per approfondire e parlarne insieme;
    • Disegnare insieme ai bambini: a volte le emozioni emergono più nei disegni che nelle parole 😉
    • Incoraggiare i bambini a partecipare insieme a voi ad iniziative (sempre in base all’età) per aiutare i paesi colpiti dalla guerra.

    Ricordatevi sempre di parlare anche del tema della speranza e della pace: esiste sempre una via di uscita all’oscurità della guerra.

  • Sicurezza online, come salvaguardare i bambini

    In questo articolo vogliamo approfondire il tema della sicurezza online in riferimento all’utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei bambini.

    Il rapporto tra nuove tecnologie, o nuovi media, e bambini impone inevitabilmente una sfida educativa per i genitori e per tutti gli adulti di riferimento che si occupano della loro educazione.

    Siamo consapevoli di quanto i nuovi media permeano la nostra quotidianità e di quanto influenzano lo sviluppo e la crescita di bambini e adolescenti.

    I media, infatti, sono presenti nella vita di tutti noi, praticamente in ogni contesto e in ogni situazione: a scuola, in famiglia, nelle attività extra scolastiche, nelle attività di tempo libero.

    Sulla base di questa grande presenza e influenza sorge spontaneamente una domanda: quale ruolo hanno le tecnologie sull’educazione dei bambini?

    E ancora, hanno un ruolo positivo o negativo?

    Quanto è importante tutelare la sicurezza online dei bambini? E come è possibile farlo?

    Cerchiamo insieme di rispondere a queste domande!

    Il ruolo delle nuove tecnologie

    Innanzitutto è opportuno specificare cosa intendiamo con il termine nuove tecnologie.

    Intendiamo i nuovi media, i nuovi strumenti mediali, tra cui Internet, Smartphone, Pc, Tablet, Social Network, videogiochi (anche online).

    Le nuove generazioni sono in contatto fin dalla prima infanzia con le tecnologie: i dispositivi digitali (computer, tablet, smartphone) entrano quotidianamente nella vita di bambini e ragazzi, in quanto strumenti di comunicazione e relazione.

    È impossibile tenere lontani i bambini dal mondo di internet: tutti hanno una SIM, alcuni possiedono perfino una SIM dati con internet illimitato e, se non ce l’hanno, possono comunque accedere a una connessione ADSL o Fibra.

    In questo senso sentiamo spesso parlare dei “nativi digitali”, ovvero di coloro che nascono e crescono a contatto con le tecnologie digitali.

    La loro conoscenza, infatti, deriva da un utilizzo costante e da una esposizione quotidiana a tali strumenti che permette loro di acquistare una vera e proprio padronanza.

    Le nuove tecnologie, dunque, hanno un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo dei bambini.

    Infatti, i media hanno un forte impatto sulla mente, sull’identità, sul modo di comunicare e socializzare, sul percorso di crescita dei bambini e ragazzi.

    E’ oggettivo quanto i media stessi siano generatori di cambiamento in grado, cioè, di plasmare il modo di apprendere, di comunicare e di relazionarsi con gli altri.

    Tutto sta nella modalità di utilizzo.

    Non è lo strumento in sé ad essere un problema, ma il suo utilizzo.

    Il problema, infatti, può insorgere quando l’utilizzo diventa abuso, ovvero un utilizzo costante e non equilibrato.

    Ciò può comportare diverse problematiche fisiche e psicologiche fino a generare una vera e propria dipendenza.

    Sicurezza online: le sfide educative per i genitori

    Tra le sfide educative dei genitori di oggi riveste un ruolo importante il tema della sicurezza online in riferimento al rapporto dei bambini con la tecnologia.

    Ciò comporta la necessità da parte dei genitori e degli adulti di  riferimento di assumere un ruolo di guida nell’uso della rete e dei dispositivi digitali.

    Non dobbiamo eliminare o vietare in assoluto l’utilizzo degli strumenti digitali, bensì educare i bambini ad un utilizzo consapevole, critico e responsabile.

    Fondamentale, dunque, in questo processo educativo è il ruolo del genitore che deve condurre e i bambini guidare i bambini alla conoscenza dei rischi e dei temi di sicurezza online.

    Per fare ciò i genitori devono conoscere le nuove tecnologie in tutti i loro rischi e le loro potenzialità; parliamo di:

    • Privacy;
    • Funzionamento dei social;
    • Limitazioni di età per i social e per i videgiochi;
    • Sicurezza online (parental control).

    I genitori, infatti, devono essere proprio una guida digitale per i loro figli: l’obiettivo è quello di accompagnarli nella scoperta e nella conoscenza dei nuovi media.

    Il loro confine, però, deve sempre essere rispettato per aiutarli a diventare sempre più autonomi e responsabili.

    Un consiglio è quello di utilizzare il dialogo come strumento di avvicinamento ai bambini e ragazzi: parlate con loro creando occasioni dove confrontarvi sui temi delle nuove tecnologie.

    Il dialogo deve sempre essere positivo con domande stimolanti e mai giudicanti.

    Fondamentale poi è renderli autonomi nei tempi di utilizzo delle tecnologie concordando con loro i tempi e integrando le diverse attività della giornata: dallo studio, allo sport, al tempo libero, ai videogiochi 😉

    Non esitate a contattarci per approfondimenti, consigli o domande sul tema della sicurezza online e dell’educazione ai media.

  • Giochi sulle emozioni..sotto l’ombrellone

    Scoprite l’importanza delle emozioni con i giochi sulle emozioni che abbiamo pensato per voi e i vostri bimbi da fare insieme quest’estate 😉

    La gestione delle emozioni è molto importante nella crescita e nello sviluppo dei bambini.

    Un’emozione può essere definita come “una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali”.

    C’è sempre un evento scatenante specifico per ogni emozione, così come ci sono sempre cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali.

    Le emozioni ci accompagnano quotidianamente: alla base di ogni comportamento, infatti, si cela sempre un’emozione!

    Hanno funzioni positive e servono per comunicare i propri bisogni ed esigenze agli altri, hanno una valore di sopravvivenza e svolgono funzioni utili per la regolazione interpersonale.

    Le emozioni: cosa sono e a cosa servono

    Le emozioni nascono e si manifestano in maniera spontanea e involontaria, “capitano” senza lasciare alla persona la possibilità di decidere quale provare e quando

    Si generano in base ai significati e ai valori che ognuno di noi attribuisce ad un determinato evento e divengono così la conseguenza di un processo di valutazione.

    Dunque, possiedono una forte componente situazionale che pone in evidenza la dimensione soggettiva e personale dell’esperienza.

    Per questo variano da persona a persona e possono cambiare.

    Inducono un’attivazione generale dell’organismo con la comparsa di reazioni motorie, fisiologiche ed espressive precise e rilevanti.

    Possono essere definite, infatti, come uno schema composto da aspetti fisiologici, comportamentali e da aspetti di pensiero.

    Le emozioni esercitano le funzioni di:

    • Preparare il soggetto all’emergenza o ad affrontare le situazioni impreviste;
    • Far percepire alla persona le sensazioni buone o cattive provocate da alcuni eventi;
    • Far conoscere agli altri il proprio stato emotivo.

    Le emozioni ci aiutano a leggere cosa ci succede: sono la nostra prima finestra sul mondo.

    La capacità di riconoscere le nostre emozioni, di viverle in modo consapevole, ci permette di comprendere non solo quello che accade dentro di noi, ma anche quello che accade attorno a noi.

    Una parte importante del vantaggio delle emozioni, sta nella capacità di nominarle e descriverle.

    La consapevolezza aiuta la conoscenza del mondo e di se stessi nella misura in cui io riesco, attraverso di essa, a dare parole alle emozioni stesse.

    Le emozioni primarie e secondarie

    Le emozioni primarie sono una risposta automatica e istintiva agli stimoli esterni e vengono espresse da tutti allo stesso modo: sono innate e universali.

    Quelle secondarie invece hanno origine dalla combinazione delle emozioni primarie, e si sviluppano con la crescita e l’interazione sociale: sono complesse e sociali.

    Sono, quindi, delle emozioni più complesse e hanno bisogno di più elementi esterni o pensieri eterogenei per essere attivate.

    Le emozioni primarie o di base sono:

    1. Rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l’aggressività;

    2. Paura, emozione che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;

    3. Tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;

    4. Gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;

    5. Sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;

    6. Disprezzo, sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;

    7. Disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

    Accompagnate i vostri figli nella conoscenza e nella comprensione delle proprie emozioni.

    Scoprite le emozioni nei nostri “giochi sulle emozioni”!

    I giochi sulle emozioni

    Ecco il primo gioco sulle emozioni che vi proponiamo di scaricare, stampare e di provare subito con i vostri bimbi 🙂

    Parlare con loro di emozioni sarà divertente e anche estremamente educativo.

    Cliccate su questi link per scaricare la versione PDF da stampare e utilizzare subito!

  • Progetto educativo nella scuola dell’infanzia: definizione e caratteristiche

    Il progetto educativo può essere definito come quello strumento che sviluppa un processo educativo all’interno di un contesto di apprendimento.

    E’, dunque, un vero e proprio progetto di lavoro che delinea e descrive un percorso con l’obiettivo di realizzare specifiche finalità educative.

    Per fare ciò un progetto parte sempre dai bisogni di uno specifico gruppo, come ad esempio i bambini della scuola dell’infanzia, bisogni che possono essere impliciti ed espliciti.

    Tutto ciò che è educazione non può prescindere dalla dimensione progettuale.

    Il progetto educativo, infatti, è la struttura fondante e l’elemento indispensabile per ogni situazione che voglia porsi come educativa.

    Esso dà un senso all’esperienza educativa: perché si progetta, quali sono i bisogni iniziali, quali sono le attività che devono essere svolti, quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.

    La realizzazione dei progetti educativi segue i seguenti step:

    • Identificazione dei bisogni educativi;
    • Definizione delle finalità educative;
    • Definizione degli obiettivi;
    • Scelta dei contenuti;
    • Individuazione dei metodi;
    • Definizione delle modalità di valutazione e verifica.

    La progettazione richiede una grande capacità di ideazione nonché di riflessione e di sistematicità.

    Essa riguarda, infatti, la capacità del progettista educativo di immergersi nella realtà per modificarla attivando, cioè, un processo di intenzionalità e cambiamento.

    Perché fare un progetto educativo alla scuola dell’infanzia

    Il progetto educativo è l’espressione della necessità di promuovere negli studenti crescita personale e sociale.

    Alla scuola dell’infanzia una grande attenzione è rivolta alla programmazione didattica ma anche alla progettazione educativa.

    Con ciò si intende sicuramente una scuola attenta alle finalità educative e non solo didattiche.

    Dunque, educazione e non solo istruzione.

    La progettazione educativa pianifica prospettive generali e a lungo termine, mentre quella didattica è relativa agli apprendimenti che si intende perseguire in un arco di tempo limitato.

    I progetti educativi sicuramente derivano dal PTOF (il piano triennale dell’offerta formativa) dove sono inseriti i valori perseguiti dalla scuola sulla base dei quali sono definiti i singoli progetti.

    Ogni scuola, dunque, ha la libertà di definire la propria progettazione educativa diventando un vero e proprio cantiere ed inventore di progetti 😉

    In questo senso possiamo dire che ogni azione progettuale è flessibile e coerente con i bisogni individualizzati e specifici.

    La scuola dell’infanzia ha una grande responsabilità, perché ha il compito di promuovere precocemente percorsi che favoriscano un’idea di benessere e puntino alla costruzione del progetto di vita di ogni singolo alunno.

  • Progettare alla scuola dell’infanzia: i traguardi di sviluppo delle competenze

    Progettare alla scuola dell’infanzia richiede una riflessione sui traguardi di sviluppo delle competenze e sui campi di esperienza.

    Abbiamo affrontato i campi di esperienza in un precedente articolo, clicca qui per approfondire!

    I traguardi per lo sviluppo delle competenze dei bambini alla scuola dell’infanzia vengono esplicitati nei cinque campi di esperienza.

    Approfondiamoli insieme 😉

    Il sé e l’altro

    Si riferisce alla sfera della costruzione dell’identità, alla sfera emotiva, al riconoscimento dei diritti e dei doveri, alle prime domande di senso.

    E’ il campo in cui confluiscono tutte le esperienze ed attività esplicitamente finalizzate, che stimolano il bambino a comprendere la necessità di darsi e di riferirsi a norme di comportamento e di relazione indispensabili per una convivenza unanimemente valida.

    Ecco alcuni traguardi di sviluppo:

    Il bambino sviluppa il senso dell’identità personale ed è consapevole delle proprie esigenze e dei propri sentimenti, sa controllarli ed esprimerli in modo adeguato.

    Sa di avere una storia personale e familiare, conosce le tradizioni della famiglia, della comunità e sviluppa un senso di appartenenza.

    Pone, infatti, domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e dei diritti degli altri, dei valori, delle ragioni e dei doveri che determinano il suo comportamento.

    Riflette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si rende conto che esistono punti di vista diversi e sa tenerne conto.

    Dunque, è consapevole delle differenze e sa averne rispetto.

    Ascolta gli altri e dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista.

    Dialoga, discute e progetta confrontando ipotesi e procedure, gioca e lavora in modo costruttivo e creativo con gli altri bambini.

    Infine, comprende chi è fonte di autorità e di responsabilità nei diversi contesti, sa seguire regole di comportamento e assumersi responsabilità.

    Il corpo e il movimento

    Si riferisce alla scoperta delle potenzialità del proprio corpo, allo sviluppo del coordinamento della motricità generale e fine, all’educazione e alla salute.

    E’ il campo di esperienza della corporeità e della motricità, teso a promuovere la presa di coscienza del valore del corpo.

    I traguardi di sviluppo sono i seguenti:

    Il bambino raggiunge una buona autonomia personale nell’alimentarsi e nel vestirsi, riconosce i segnali del corpo, sa che cosa fa bene e che cosa fa male.

    Conosce il proprio corpo, le differenze sessuali e di sviluppo e consegue pratiche corrette di cura di sé, di igiene e di sana alimentazione.

    Prova piacere nel movimento e in diverse forme di attività e di destrezza quali correre, stare in equilibrio, coordinarsi in altri giochi individuali e di gruppo che richiedono l’uso di attrezzi e il rispetto di regole, all’interno della scuola e all’aperto.

    Controlla la forza del corpo, valuta il rischio, si coordina con gli altri.

    Esercita, dunque, le potenzialità sensoriali, conoscitive, relazionali, ritmiche ed espressive del corpo.

    Progettare alla scuola dell’infanzia riguarda sicuramente questi due campi di esperienza e anche gli altri tre 😉

    Seguici, li affronteremo nei prossimi articoli.

  • Libri e coronavirus: come spiegarlo ai bambini con la lettura

    Libri e coronavirus, ebbene sì, è possibile parlare e spiegare ai bambini quello che sta accadendo proprio con la lettura 😉

    La lettura e la narrazione sono strumenti potentissimi per parlare ai bambini e spiegare loro temi molto delicati.

    Ecco alcuni esempi 😉

    Un albo illustrato sul coronavirus

    Questo albo può essere scaricato in formato pdf, con le illustrazioni di Alex Sheffler, spiega in maniera semplice e diretta la nuova realtà della pandemia da Covid-19, rispondendo alle domande e ai timori dei più piccoli, anche per aiutarli da un punto di vista psicologico.

    Coronavirus Un libro per bambini

    Una guida galattica al coronavirus

    Il Children’s Museum Verona ha unito virtualmente le forze con i musei dei bambini italiani per promuovere questa guida al coronavirus.

    Si tratta di un progetto di nato per spiegare ai bambini e alle loro famiglie questo “microbo venuto da lontano” che sta cambiando le abitudini di tutti, ponendo l’accento sulla prevenzione. Una breve guida, con illustrazioni efficaci, adatta ai bambini delle scuole materne ed elementari.

    Guida Galattica al Coronavirus

    Glossario, le parole per capire il coronavirus

    Con i testi di Federica Pascotto, le illustrazioni di Cinzia Franceschini e la supervisione di Emilio Hirsh dell’Università di Torino, questo glossario vuole spiegare ai bambini attraverso parole semplici e illustrazioni  i termini scientifici più utilizzati quando di parla di Covid-19.

    Molto utile anche come risorsa da utilizzare a scuola 😉

    Glossario Coronavirus

    Il mio eroe sei tu: come combattere COVID-19 quando sei un bambino

    Una lettura davvero interessante dedicata ai bambini dai 6 agli 11 anni per aiutarli, attraverso una narrazione vera e propria, a comprendere e affrontare Covid-19.

    Il libro è scaricabile in versione pdf e in versione audiolibro dal sito Oms e dal sito IASC.

    La storia spiega, con l’aiuto di Ario, una creatura fantastica, come i bambini possono proteggere se stessi e i loro cari dal virus e come possono affrontare le emozioni complesse che li afferrano di fronte a una nuova realtà in rapida evoluzione. 

    Il mio eroe sei tu!

    Seguiteci per altri consigli su libri e coronavirus e tanto altro 😉

  • Come interpretare il disegno dell’albero e della casa dei bambini

    disegno dell'albero

    Nell’articolo precedente abbiamo visto l’importanza del disegno infantile nella crescita dei bambini.

    Disegnare, infatti, per i bambini rappresenta il modo migliore per comunicare ed esprimere il proprio mondo interiore e le emozioni.

    L’esperienza personale, dunque, entra nel disegno. 

    Saper interpretare i disegni dei bambini è molto importante, in quanto permette di capire cosa provano e cosa pensano.

    Il disegno dell’albero e della casa sono tra i disegni più comuni dei bambini.

    Vediamo insieme cosa potete osservare 😉

    Il disegno dell’albero

    L’albero disegnato diventa la proiezione del bambino che lo disegna.

    Si sviluppa verso l’alto, la parte inferiore dell’albero simbolizza l’origine della vita, l’elemento inconscio.

    La parte superiore rappresenta, invece, l’espressione dell’Io verso il mondo esterno, verso il futuro.

    Nel disegno dell’albero è possibile distinguere:

    • Un nucleo stabile, radici, fusto, rami;
    • Gli elementi di decorazione, foglio, fiori, frutta.

    Le radici sono spesso nascoste e forniscono nutrimento.

    Ancorano l’albero alla terra dandogli stabilità.

    Rappresentano, dunque, la parte più primitiva inconscia e istintuale dell’Io, e sono anche espressione del senso di sicurezza di cui il soggetto dispone, in quanto capace di radicarsi nella realtà concreta della sua esperienza esistenziale.

    Il tronco rappresenta, invece, l’Io così come si è strutturato attraverso l’esperienza evolutiva.

    Può essere un Io forte, debole, traumatizzato.

    La chioma è significativa della capacità del soggetto di entrare in relazione con l’ambiente, di espandersi nello spazio sociale.

    E’ anche indicativa della sua vita mentale, delle sue aspirazioni, dei suoi interessi ed ideali.

    Cosa osservare

    Nel disegno dell’albero è importante osservare, innanzitutto, la linea del terreno: se manca può indicare mancanza di stabilità emotiva e personale.

    Un tronco molto sottile può essere associato a persone molto sensibili e delicate.

    Al contrario, un tronco molto ampio può indicare impulsività, alta emotività e scarsa capacità di autocontrollo.

    Tronchi, invece, con irregolarità, macchie, vuoti, punte possono indicare la presenza di paure, traumi, emozioni represse, inibizione.

    La base del fusto allargata a destra può indicare prudenza, diffidenza, timidezza.

    Mentre, la base del fusto allargata a sinistra può indicare attaccamento al passato e inibizione.

    La chioma con rami può indicare una persona impulsiva, mentre se è disegnata con tante foglie può indicare una persona vivace.

    La chioma con i frutti può indicare che la persona ha degli obiettivi e dei desideri da realizzare.

    Il disegno della casa

    La casa simboleggia l’immagine di sé e rimanda all’idea di calore e di affetto famigliare.

    Se disegnata grande e accogliente, con le finestre aperte: il bambino vive rapporti positivi e buona disponibilità con il mondo esterno.

    Invece, se disegnata piccola, con porta e finestre chiuse, il bambino potrebbe non essere aperto al mondo esterno e vivere una condizione di ritiro emotivo.

    Le finestre rappresentano gli occhi sul mondo esterno, così come la porta rappresenta il contatto con il mondo esterno.

    Di grande importanza è il camino:

    • Se è presente e ha il fumo può essere indice di presenza e calore parentale;
    • Se non è presente o non ha il fumo può essere, invece, indice di carenza affettiva.

    Disegnare la casa con il recinto può significare una difficoltà di contatto con il mondo esterno.

    Molto importante è la presenza di un sentiero o di una strada che conduce alla casa: simbolo di un buon rapporto e apertura verso il mondo esterno.

    Per approfondimenti non esitate a contattarci 😉

    Bibliografia

    Ferraris O. A, (2012), Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri

  • Il disegno infantile dei bambini: ecco cosa osservare

    disegno infantile

    Il disegno infantile è un importante mezzo di comunicazione e espressione della personalità dei bambini.

    Disegnare per i bambini rappresenta il modo migliore per comunicare ed esprimere il proprio mondo interiore e le emozioni.

    Tramite il disegno, infatti, il bambino esprime se stesso, il proprio vissuto interiore, le proprie emozioni e sentimenti.

    L’esperienza personale, dunque, entra nel disegno. 

    Saper interpretare i disegni dei bambini è molto importante, in quanto ci può permettere di capire cosa provano e cosa pensano.

    Non dobbiamo però generalizzare: quello che osserviamo nei disegni dei bambini deve essere essere riferito al caso specifico che stiamo analizzando, chiedendo sempre il sostegno di un professionista esperto.

    Insieme vedremo alcune linee guida che possono essere seguite per comprendere il significato del disegno infantile. 

    Le fasi del disegno infantile

    La prima forma di comunicazione del bambino è lo scarabocchio.

    I primi disegni dei bambini sono realizzati con movimenti casuali e non controllati, il risultato sul foglio è un insieme confuso e disordinato di linee, circolari o spezzate, in cui non si individuano immagini socialmente condivise.

    Ciò che il bambino proietta sulla carta non è una copia della realtà che lo circonda, bensì la percezione delle proprie emozioni, fantasie, in rapporto con la realtà stessa.

    Gli scarabocchi hanno dei tratti comuni in tutti i bambini di una stessa età ed infatti lo sviluppo dell’attività grafica pittorica è universale.

    12-18 mesi: lo scarabocchio disordinato

    Sul foglio sono tracciati segni casuali tutti con direzioni diverse.

    I segni disordinati tenderanno a disporsi sul foglio sullo stesso lato con cui il bambino impugna il colore.

    Mentre scarabocchia il bambino muove il braccio con movimenti “centrifughi”, ovvero che partono dalla base del foglio per allontanarsi verso l’esterno, la parte superiore del foglio e la più lontana da sé.

    18-24 mesi: lo scarabocchio ordinato

    Iniziamo a riconoscere le prime forme.

    Grazie all’interazione con l’adulto e con i pari i suoi disegni casuali assumeranno un significato.

    2-3 anni: lo scarabocchio imitativo

    Durante tale fase il bambino imita i gesti che l’adulto compie sul foglio e tale processo imitativo diviene un mezzo importante per scaricare la propria energia psichica ed esprimere il “suo mondo interiore”.

    Vi è un bisogno espressivo innato di sottolineare, attraverso gli scarabocchi, l’affermazione della propria esistenza.

    Vi è una conquista sempre più consapevole del mondo e degli spazi che lo circondano.

    4-5 anni: le prime figure umane

    Assistiamo ad una compiutezza grafica espressiva nella quale si esprime una più compiuta percettività della realtà ed una risposta grafica maggiormente organizzata.

    Iniziano ad apparire nei disegni spontanei infantili i primi abbozzi di figure umane e di oggetti strutturati.

    I colori iniziano ad essere utilizzati in maniera consapevole e rappresentano una giusta imitazione della realtà circostante, che si riduce come spazi occupati sul foglio in relazione alla maggiore specificità del mondo percepita dal bambino.

    Cosa osservare

    Il foglio è lo spazio psichico entro il quale il bambino si muove.

    Per prima cosa, dovete prestare attenzione alla collocazione del disegno sul foglio.

    • Centrale: è la posizione più comune, indica un buon adattamento all’ambiente, equilibrio, sicurezza
    • Verso il lato destro: del foglio: estroversione, orientamento verso il futuro,  o ribellione;
    • Verso il lato sinistro: del foglio: introversione, egocentrismo, orientamento verso il passato, indecisione, timore;
    • In alto: rifugio nella fantasia, idealizzazione;
    • In basso: ricerca di appoggio, poca autostima, sensazione di essere schiacciati dall’ambiente;
    • Ai margini del foglio: timidezza, insicurezza, bisogno di appoggio, sostegno.

    Molto importante è la pressione sul foglio.

    • Media e costante: normale e stabile adattamento;
    • Discontinua: instabilità emotiva, ansia;
    • Pesante: tensione interna;
    • Molto leggera: insicurezza, timidezza, indecisione, introversione.

    Anche la tipologia del tratto.

    • Fermo: sicurezza di sé;
    • Incerto, discontinuo: insicurezza, scarsa autostima;
    • Ripassato: insicurezza;
    • Interrotto: insicurezza, tendenza all’isolamento.

    La figura umana

    Da non sottovalutare è anche la dimensione della figura umana.

    Ricordate che nei bambini una dimensione media e armonica viene raggiunta con l’età: entro i 12 anni circa.

    La misura della figura umana deve essere valutata in relazione alla dimensione del foglio.

    • Molto grande: riempie tutto il foglio, nei bambini al di sotto dei 6 anni è normale! Estroversione, tendenza a imporre il proprio essere;
    • Esageratamente grande: supera i bordi del foglio, irrequietezza;
    • Molto piccola: inadeguatezza, bassa autostima, ricerca di appoggio;
    • Frontale: buon adattamento, atteggiamento comunicativo positivo.

    Nei prossimi articoli vedremo cosa osservare nel disegno dell’albero e della casa 😉

    Bibliografia

    Ferraris O. A, (2012), Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri

  • Attività educative al centro estivo: quali proporre in modo educativo

    attività educative

    In questo momento ci troviamo a progettare il coordinamento pedagogico di un centro estivo che ospiterà  bambini dai 6 anni agli 11 anni.

    Vediamo insieme quali attività educative possiamo proporre ai bambini, in riferimento all’emergenza sanitaria e alle linee guida ministeriali e regionali.

    Le linee guida esprimono chiaramente la necessità di svolgere attività in piccolo gruppo e principalmente all’aria aperta.

    Attività in piccolo gruppo

    Per garantire il distanziamento fisico i bambini saranno suddivisi in piccoli gruppitenendo conto del seguente rapporto numerico bambini-operatori:

    • 3-5 anni, rapporto di un adulto ogni 5 bambini;
    • 6-11 anni, rapporto di un adulto ogni 7 bambini;
    • 12-17 anni, rapporto di un adulto ogni 10 bambini.

    I piccoli gruppi saranno definiti all’inizio del centro estivo tenendo conto del sopra citato rapporto numerico, con lo stesso educatore di riferimento per tutto lo svolgimento delle attività.

    I piccoli gruppi possono essere contraddistinti da un colore o da un simbolo, in modo da creare appartenenza, coesione e interdipendenza.

    Possono essere previsti durante la giornata momenti di condivisione tra tutti i piccoli gruppi, sicuramente in giardino, mantenendo le distanze e indossando i dispositivi di protezione individuale.

    Questo è molto importante per favorire, nonostante i distanziamenti, la socializzazione e la comunicazione tra tutti i bambini.

    Quali attività educative proporre?

    Sono da privilegiare le attività all’aria aperta, da svolgere in giardino, predisponendo angoli specifici con zone d’ombre.

    Le attività educative da proporre ai bambini devono essere principalmente pratiche, in modo da stimolare la loro mente e la loro creatività.

    Una grande attenzione, infatti, deve essere posta all’organizzazione degli spazi dove svolgere le varie attività.

    Predisporre una pluralità di spazi o angoli tematici con materiali strutturati ad hoc.

    Ecco qualche esempio 😉

    Arte e creatività

    Svolgono un ruolo importante nell’educazione dei bambini, in quanto aiutano a stimolare il pensiero, sviluppare le potenzialità, la crescita intellettuale e la capacità di risolvere i problemi in modo autonomo.

    Secondo Dewey, “l’arte è il mezzo più indicato per utilizzare, in maniera costruttiva, l’energia creativa racchiusa nel bambino”.

    L’arte coinvolge tutti i sensi del bambino e ne rafforza le competenze cognitive, socio-emozionali e multisensoriali.

    Attività motorie

    Lo sport fa bene sia al fisico che alla mente e li aiuta a crescere e svilupparsi in modo sano e armonioso.

    I bambini che lo praticano rafforzano il corpo, ma apprendono anche l’importanza di valori fondamentali come l’amicizia, la solidarietà, l’autodisciplina, la fiducia in sé stessi.

    Lo sport educa alla disciplina e all’organizzazione, insegna l’importanza dell’impegno, e incrementa l’autostima.

    Natura

    Esiste un legame speciali tra i bambini e la natura con immense potenzialità educative.

    È importante proporre ai bambini di giocare con la terra, con la sabbia, con i materiali naturali, a contatto con la natura per sviluppare la creatività.

    Valorizzare dunque le esperienze educative sullo star fuori, assumendo l’ambiente esterno come spazio di formazione, dove esperienze e conoscenze sono strettamente correlate.

    I bambini amano fare esperienze all’aria aperta, imparano meglio e prima, crescono più sicuri, creativi, indipendenti.

    Il “fuori” offre ai bambini una pluralità di stimoli per conoscere attraverso i sensi e per fare esperienze significative, conoscere e apprendere attraverso i materiali che la natura offre.

    Alimentazione e cucina

    Il cibo è una parte importante della vita dei bambini e il rapporto che si instaura con esso inizia sin dalla tenera età.

    Educare i bambini ad un’alimentazione sana è molto importante per lo sviluppo del loro benessere psicofisico.

    Promuovere laboratori di educazione alimentare, così come laboratori di cucina, è fondamentale per coltivare nei bambini un buon rapporto con il cibo, trasmettendo loro l’importanza di ogni ingrediente.

    Educazione alle emozioni

    Le emozioni sono come uno spettro di colori, ci attraversano, ma non sempre siamo capaci di dare loro un nome.

    Per questo motivo è importante imparare fin da piccoli a riconoscerle e a gestirle, per uno sviluppo equilibrato.

    I bambini provano emozioni che hanno bisogno di essere riconosciute e interpretate.

    Fondamentali sono i laboratori con tante attività dedicate all’ascolto e al dialogo sulle emozioni per educare i bambini a riconoscerle, comprenderle e gestirle.

    Disegno

    Il disegno è uno dei primi linguaggi che il bambino utilizza, solo dopo i movimenti del corpo e l’emissione di suoni.

    Nel disegno il bambino esprime se stesso e il proprio mondo interiore: da un disegno possono trasparire emozioni, che colorano la vita.

    Dietro a quello che a noi può apparire come uno scarabocchio c’è un mondo, reale o fantastico.

    Il disegno è il luogo della creatività, della conoscenza, della sperimentazione, della scoperta e dell’autoapprendimento, dove tutto parte dal gioco.

    Il disegno è una palestra per la mente, nella quale si sviluppano capacità di osservazione, con gli occhi e con le mani, e si impara a guardare la realtà con tutti i sensi.

  • Linee guida per i centri estivi: cosa fare e cosa sapere

    linee guida per i centri estivi

    Il Dipartimento per le politiche della famiglia ha pubblicato le tanto attese linee guida per i centri estivi.

    Esse contengono le regole da seguire per favorire le opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid-19.

    Il centro estivo può rispondere al diritto fondamentale dei bambini alla socialità e all’educazione e di evitare che le famiglie, soprattutto quelle più fragili, siamo lasciate sole.

    Deve, infatti, essere bilanciato:

    • Il diritto all’educazione e alla socialità dei bambini;
    • La tutela della salute loro, degli educatori e delle famiglie.

    Il tutto seguendo linee guida e buone pratiche in grado rispettare le norme di sicurezza e prevenzione.

    Il centro estivo deve basarsi su un progetto educativo e pedagogico pensato e strutturato ad hoc, per permettere ai bambini di svolgere attività educative nella più completa sicurezza e tutela.

    Un progetto pedagogico con modalità educative e soluzioni creative, responsabili e sicure per una graduale ripresa della vita sociale e all’aria aperta dei più piccoli.

    Di seguito, alcuni aspetti fondamentali presenti nelle linee guida per i centri estivi.

    Accessibilità

    Possono accedere al centro estivo i bambini che hanno compiuto i 3 anni di età.

    Per garantire l’omogeneità i bambini possono essere suddivisi in sottofasce di età, come segue:

    • 3 – 5 anni, fascia relativa alla scuola dell’infanzia;
    • 6 – 11 anni, fascia relativa alla scuola primaria;
    • 12 – 17 anni, fascia relativa alla scuola secondaria.

    Deve essere prevista una graduatoria per le iscrizioni con criteri di priorità, per garantire il sostegno ai bisogni delle famiglie con maggiori difficoltà nella conciliazione fra cura e lavoro.

    Per esempio situazioni con entrambi i genitori lavoratori, nuclei familiari monoparentali, impossibilità di smart-working, condizioni di fragilità.

    Accoglienza: criteri di entrata/uscita e triage

    Per evitare assembramenti l’ingresso dei bambini al centro estivo deve essere scaglionato ogni 10/15 minuti.

    Il punto di accoglienza è posto al di fuori della struttura, per evitare che gli adulti accompagnatori entrino negli spazi interni.

    All’ingresso deve essere prevista una vera e propria procedura di “triage”, chiedendo ai genitori o agli accompagnatori, con delega, se il bambino o l’adolescente ha avuto la febbre, tosse, difficoltà respiratoria o è stato male a casa.

    Dopo aver igienizzato le mani e verificato la temperatura corporea, il bambino può accedere alla struttura accompagnato da un operatore.

    Garantire attività a piccoli gruppi

    Per garantire il distanziamento fisico i bambini saranno suddivisi in piccoli gruppi, tenendo conto del seguente rapporto numerico bambini-operatori:

    • 3-5 anni, rapporto di un adulto ogni 5 bambini;
    • 6-11 anni, rapporto di un adulto ogni 7 bambini;
    • 12-17 anni, rapporto di un adulto ogni 10 bambini.

    I piccoli gruppi saranno definiti all’inizio del centro estivo tenendo conto del sopra citato rapporto numerico, con lo stesso educatore di riferimento per tutto lo svolgimento delle attività.

    La stabilità dei gruppi e degli operatori è fondamentale per tracciare casi potenziali di contagio.

    Privilegiare attività all’aria aperta

    Le attività all’aria aperta o “outdoor education” sono da privilegiare rispetto alle attività al chiuso, se non in casi di necessità.

    In caso di attività in spazi chiusi deve essere garantita un’abbondante aerazione dei locali, con finestre aperte per la maggior parte del tempo.

    Igiene e pulizia

    Devono essere rispettati e garantiti i principi generali di igiene e pulizia, prestando particolare attenzione al distanziamento, all’igiene delle mani e all’uso della mascherina da parte degli operatori e dei bambini sopra ai 6 anni.

    Le superfici saranno frequentemente sanificate e i bagni igienizzati dopo ogni utilizzo, garantendo una disinfezione giornaliera.

    Sarà prevista la pulizia approfondita (almeno giornaliera) delle attrezzature utilizzate, il lavaggio delle mani dopo ogni attività, attenzione alla non condivisione di posate e bicchiere da parte dei bambini.

    Selezione e formazione degli educatori

    Il personale educativo deve essere selezionato sulla base di requisiti di formazione e di esperienza, prevedendo un numero di supplenti disponibili in caso di necessità.

    Tutto il personale, prima dell’inizio delle attività con i bambini, sarà formato in merito alle norme igienico sanitarie sui temi della prevenzione del Covid-19, nonché per gli aspetti di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

    Il ruolo del coordinatore pedagogico

    Le linee guida per i centri estivi richiedono la presenza di un coordinatore pedagogico qualificato per organizzare, gestire e monitorare lo svolgimento delle attività.

    Nello specifico:

    • Coordinare lo svolgimento delle attività educative e organizzative e l’operato del personale educativo;
    • Monitorare lo svolgimento dell’esperienza educativa per valutarne l’efficacia e il rispetto degli obiettivi progettuali;
    • Supervisione  lo svolgimento delle attività in riferimento al progetto educativo;
    • Fornire agli educatori un supporto e un sostegno nello svolgimento del lavoro educativo.

    Il centro estivo necessita di una puntuale e attenta pianificazione e organizzazione degli spazi per svolgere le varie attività a piccolo gruppo.

    Noi, in qualità di pedagogisti, ci occupiamo di ideare un progetto pedagogico ad hoc con tutte le attività educative da svolgere nei centri estivi.

    Contattaci per approfondire 😉

  • I diritti dei bambini: il diritto alla socializzazione e all’inclusione

    diritti dei bambini

    I diritti dei bambini

    Nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, approvata il 20 Novembre 1989 a New York dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

    I bambini hanno diritto alla vita, nonché diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario, hanno diritto di esprimere la propria opinione e ad essere informati.
    I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all’anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità, hanno il diritto di avere un’istruzione, hanno il diritto di giocare e il diritto ad essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso.

    La Convenzione, infatti, si basa su quattro diritti fondamentali dei bambini:

    • Nessuna discriminazione: i diritti devono essere garantiti a tutti i minori senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori;
    • Superiore interesse del minori in ogni situazione problematica;
    • Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino;
    • Ascolto delle opinioni del minore, in tutti i processi decisionali che li riguardano.

    Ma, conosciamo davvero i diritti dei bambini?

    La socializzazione primaria e secondaria

    La socializzazione primaria si realizza nel corso dei primissimi anni, soprattutto all’interno della famiglia.

    In questa fase il bambino comincia ad apprendere l’insieme delle norme e delle regole che governano la vita sociale, per cui si formano le competenze sociali di base.

    Nella socializzazione secondaria, invece, avviene il processo di formazione delle competenze specifiche necessarie allo svolgimento dei ruoli adulti.

    Si attua prevalentemente al di fuori della famiglia (scuola, chiesa, gruppo dei pari) e prosegue per tutto il ciclo di vita.

    Il diritto a socializzare

    I bambini hanno il diritto di socializzare e giocare insieme ai propri coetanei.

    Come abbiamo visto il ruolo della scuola nello sviluppo delle abilità sociali è fondamentale in quanto permette ai bambini di entrare in contatto e relazionarsi con altri bambini.

    Nel particolare momento che stiamo vivendo, dove i bambini non stanno frequentando la scuola o vedendo i coetanei, questa dimensione relazionale non è presente.

    Ciò può rappresentare un significativo problema per lo sviluppo affettivo e relazionale dei bambini.

    Nell’attesa della riapertura delle scuole o almeno dei centri estivi, ecco un consiglio 😉

    Proponete ai vostri figli tante attività pratiche e creative da fare in casa o in giardino.

    Leggete questo nostro articolo proprio in merito alle varie attività da fare in casa  https://nonsolopedagogia.it/il-gioco-educativo/

    Per approfondimenti non esitate a contattarci 😉

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