Educare alla diversità è un aspetto molto importante in educazione e in pedagogia.
Esistono diversi modi di dire, infatti, a riguardo:
Tutto il mondo è paese!
Per fortuna non siamo tutti uguali!
Ma allora quale delle due è vera? La prima che dice che in fondo-in fondo ci assomigliamo tutti, o la seconda che al contrario dice che siamo tutti diversi?
É sicuramente vero che siamo tutti esseri umani, con pari diritti e pari dignità.
Allo stesso tempo, però, nonostante la nostra comune natura di esseri umani che ci conferisce uguali diritti ed uguale dignità, siamo tutti estremamente diversi, per fortuna 😉
Tra gli essere umani inevitabilmente ci sono delle differenze.
Siamo tutti diversi gli uni dagli altri: caratteristiche corporee o caratteriali, preferenze. gusti, comportamenti, ecc.
Queste diversità non sono un male, anzi, sono una ricchezza da vivere con orgoglio, curiosità e voglia di confronto!
Educare alla diversità e pedagogia interculturale
La convivenza tra persone, però, non è sempre facile, anzi a volte può essere molto difficoltosa…e il rischio è quello di entrare in disaccordo con gli altri.
Come fare in questi casi?
Ci sono alcuni consigli provenienti dall’ambito della pedagogia interculturale che possono risultare utili per un dialogo costruttivo e non distruttivo con chi è diverso da noi.
Innanzitutto, non c’è una verità assoluta, questo perché la verità deriva dalla nostra interpretazione di quello che vediamo o sentiamo nel mondo.
Questo concetto è spiegato molto bene nella parabola indiana dei “Ciechi e l’elefante”. La conoscete? Eccola qui!
C’erano una volta sei vecchi saggi che vivevano in una cittadina; erano saggi ma erano tutti ciechi. Un giorno venne condotto in città un elefante, un animale che non avevano mai incontrato. I sei saggi volevano conoscerlo, ma essendo ciechi non potevano vederlo. Decisero quindi di toccarlo.
Il primo saggio si avvicinò all’elefante e gli toccò un orecchio, sentendolo grande e piatto; inoltre lo sentì muoversi lentamente producendo una dolce aria fresca, perciò disse: “L’elefante è come un grande ventaglio”.
Il secondo saggio toccando invece una zampa disse: “Ti sbagli. L’elefante è come un forte albero”.
“State sbagliando entrambi”, disse il terzo toccandogli la coda. “L’elefante è come una corda”.
Il quarto saggio, toccando invece la punta di una zanna disse: “Non è vero, l’elefante è come una lancia”!
“No, no” disse il quinto saggio toccando il fianco dell’animale. “Che stupidaggini! L’elefante è come un muro”.
Il sesto intanto aveva afferrato la proboscide. “Avete sbagliato tutti”, disse, “L’elefante è come un serpente”!
“No, come una fune”.
“No, come un ventaglio”.
“Come un serpente!”
“Un muro!”
“Avete torto tutti!” “Ho ragione io!”
I sei ciechi, convinti tutti di avere la verità in tasca, non riuscirono mai a scoprire come fosse davvero fatto un elefante.
Questa breve storia ci insegna come non esista davvero un’unica verità, ma di come noi tutti possediamo una piccola parte delle informazioni…se le mettiamo in comune, senza avere la pretesa di essere nel giusto, forse conosceremo meglio l’elefante!
Un altro consiglio da tenere in mente quando ci approcciamo alla diversità è che se l’altro è diverso da me… allora anche io sono diverso da lui!