In diversi precedenti articoli abbiamo visto alcune prassi educative errate, messe in atto da genitori verso i figli.
“Ma il genitore dunque, non è libero di scegliere come meglio educare i propri figli?” è ciò che spesso i genitori ci chiedono.
La risposta è sì e no. Spieghiamoci.
I genitori, involontariamente, lasciano parti di sé nei propri figli; infatti, tutti noi siamo fatti di piccoli pezzi. Pezzi che ci rappresentano, come un puzzle, spesso anche ambivalenti.
Come anticipato nell’articolo sulla “culla dell’aggressività”, è nel periodo di età tra 0-3 anni che si formano i nostri schemi fissi di personalità.
I genitori trasmettono ai propri bambini la loro esperienza di vita, i propri punti di vista su ciò che accade nella quotidianità e nel mondo, i loro valori.
I figli imparano e fanno propri, però, anche i lati negativi: i tratti aggressivi, i pregiudizi, l’aggressività.
Questo perché solo una parte di eredità deriva dalla genetica!
Prendiamo dai nostri genitori il colore degli occhi, dei capelli, la forma del naso, l’altezza.
Ma attraverso l’apprendimento, già nella prima fase di sviluppo del bambino, attraverso il condizionamento, l’imitazione, trasmettiamo ai nostri figli i modi di fare, pensare, le abitudini.
Quando date un consiglio su come affrontare una situazione, quando piangete o ridete per un evento, il modo di verbalizzare o mostrare le emozioni è parte di un apprendimento inconscio.
Dunque SI, il genitore educa liberamente il figlio, a partire dalle proprie conoscenze, mentre “è se stesso”.
Ma è bene essere responsabili e coscienti del fatto che un figlio non sempre riuscirà a separarsi dalle situazioni vissute in famiglia, soprattutto se negative.
Ciò di cui parlerò in questo articolo è il terrore psicologico in famiglia, in cui rientra la violenza domestica, assistita, ma anche un’educazione rigida, autoritaria, trascurante, ansiosa ed iperpresente.
Educazioni sbagliate vengono vissute con dolore, internalizzate e causeranno traumi e conseguenze difficili da rimuovere, nell’età adulta.
Indice dei contenuti
L’abuso emotivo
Stiamo qui analizzando le forme di terrore psicologico in famiglia; tra cui vorrei includere l’abuso emotivo e l’abuso di mezzi di correzione, proprio di uno stile genitoriale autoritario.
Vediamo per primo l’abuso emotivo.
Definizione
Con abuso emotivo intendiamo una forma di violenza psicologica che consiste nel fornire al proprio figlio risposte emozionali inadeguate.
Nell’articolo sullo sviluppo emotivo del bambino, abbiamo sottolineato l’importanza di reagire in modo adeguato ad uno stimolo lanciato dal figlio.
Facciamo un esempio.
Se nel periodo di sviluppo 0-3 anni un bambino, non ancora in grado di verbalizzare i propri disagi, piange, sarà necessario mettere in atto una condotta di protezione ed accudimento.
Se un bambino di 2 anni cade dalla sedia, esprimere un’emozione di paura, relativa al rischio che il proprio figlio si faccia male, è una reazione adeguata, se non esasperata.
Ma se a fronte di questo episodio, la mamma lo sgrida, si arrabbia e lo mette in punizione, ciò che viene trasmesso al figlio è che in caso di pericolo è meglio non affidarsi ai genitori!
La risposta emotiva della figura di accudimento viene assimilata dal figlio e contribuisce alla sua alfabetizzazione emotiva, in un momento di massimo sviluppo.
È importante che un bambino impari ad associare una determinata emozione al giusto stimolo ricevuto, per esempio all’interno di una interazione.
Nelle relazioni future, il bambino imparerà ad ascoltare, dialogare e provare empatia, sentendosi triste, arrabbiato o felice, adeguatamente alle situazioni che fronteggerà.
Il terrore psicologico in famiglia è spesso una delle principali cause dietro a diversi disagi psicologici adolescenziali.
Attenzione alle vostre reazioni, dunque: esagerazioni, attacchi di grida e panico, momenti di apatia, rappresentano alcune delle peggiori risposte emotive ai comportamenti dei bambini.
Reazioni attese
Nel periodo di età compresa tra 0-3 anni il bambino comincia ad apprendere ciò che vede, a dare un senso alle emozioni, a seconda del suo sviluppo emozionale.
I ragazzi già un po’ più grandi e sviluppati, invece, iniziano a dare un nome ai sentimenti ed agli stati d’animo e ad esprimerli in modo organizzato.
Già dai 4 anni di età i bambini hanno aspettative emotive nei confronti dei genitori: mi spiego.
A fronte di un successo scolastico o di una vittoria sportiva, il bambino si aspetta che i genitori mostrino gioia, rinforzo, congratulazioni.
Quando si sente triste si aspetta apertura, conforto, vicinanza, comprensione.
E così via.
Una reazione genitoriale inappropriata alle aspettative ed alle emozioni del bambino causa sentimenti di paura, angoscia ed umiliazione.
Le principali forme di terrore psicologico in famiglia, dunque, possono essere così sintetizzate:
- Trascuratezza emotiva;
- Forme di PAS;
- Violenza assistita e domestica;
- Interazioni inappropriate;
- Educazione iperprotettiva o autoritaria.
L’abuso di mezzi di correzione
Rientra nelle forme di terrore psicologico in famiglia l’abuso di mezzi di correzione e di punizioni corporali.
Nell’articolo precedente abbiamo visto la fattispecie di abbandono di minori, quale reato punito dal codice penale, con l’esempio più classico dell’abbandono di minore in auto.
Vediamo qui un’ulteriore fattispecie codificata, ovvero l’articolo 571 c.p.
Tale articolo punisce la persona che abusa di mezzi di correzione su un soggetto sottoposto alla sua autorità o a lui affidata, per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia.
Il caso di Margherita
Margherita è una bambina a cui piace imparare, ma non andare a scuola. Le piace leggere e fare lunghe camminate nel parco.
È una bambina intelligente, sveglia, ma che non resta volentieri insieme ai propri compagni.
Spesso resta in disparte, nessuno la sceglie nei giochi di squadra, non ha un’amica del cuore.
Ha il timore ad esprimere il proprio pensiero, ogni tanto piange prima di dormire.
Margherita, in casa, si sente spesso sola. Vuole bene alla mamma, con cui però è sempre arrabbiata, anche se non sa spiegarsi il perché.
Quando ha un problema, scrive sul suo diario segreto. Chiede protezione, vicinanza, calore, a pagine che non le risponderanno.
Il papà di Margherita torna a casa tardi la sera, è un uomo intransigente e forte, che chiede alla mamma puntualità nel servire la cena.
Mamma e papà non parlano molto, non vanno d’accordo, ogni tanto litigano ad alta voce e Margherita alza il volume della musica in cameretta.
Molto spesso, papà chiude Margherita a chiave in camera, mandandola a letto senza cena.
Abitualmente la punisce con schiaffi e la costringe a pulire per ore i suoi abiti da lavoro, se rientra tardi o risponde male.
Con una Sentenza, la Cassazione incolpa il papà d Margherita di abuso di mezzi di correzione.
Lo inquadra come un padre vessatorio, che non riesce a comunicare, con atteggiamenti aggressivi e metodi severi di disciplina.
I suoi metodi educativi non sono condivisibili né accettabili, neanche per migliorare le relazioni ed il rendimento scolastico della figlia.
Margherita, sentendosi rifiutata dal padre e non aiutata dalla madre, prova oggi timore e soggezione verso gli uomini e, ormai adolescente, ha scelto di intraprendere un percorso di sostegno psicologico.
E’ importante saper riconoscere i propri metodi educativi e correggerli, in caso di errore.
Come abbiamo visto, le forme di trascuratezza, abbandono, iperprotezione e punizioni autoritarie, rientrano in forme educative sicuramente inadeguate.
Se vuoi discutere con noi di una situazione che ti incuriosisce, o vuoi un parere educativo, contattataci.