Abbiamo già trattato in precedenza alcune forme di maltrattamenti sui bambini: la violenza assistita e psicologica, le forme di educazione autoritaria, quella iperprotettiva e l’ipercuria.
In questo articolo parlerò di un’altra forma di maltrattamenti sui bambini, riferita alla mancanza di cura e premura da parte dei genitori.
Affronteremo il concetto di malattia e disabilità in famiglia e come queste possono influenzare le capacità genitoriali.
Indice dei contenuti
Negligenza e trascuratezza
La trascuratezza si classifica come una forma di disattenzione e discuria nei confronti dei minori, rientrando dunque in una delle forme di incapacità genitoriale.
Il nostro codice civile, all’articolo 147, chiarisce quali sono i doveri dei genitori nei confronti dei figli.
Educazione, istruzione, mantenimento sono solo alcuni degli obblighi genitoriali.
Cura, protezione, accudimento, vicinanza, sostegno, sono le parole chiave riferite ai doveri emotivi e di assistenza morale, non meno importanti.
Quando tali comportamenti sono gravemente assenti, si verifica una carenza di responsabilità genitoriale.
Negligenza e trascuratezza sono forme (dis)educative che possono comportare gravi conseguenze sullo sviluppo futuro del bambino.
Perché si è negligenti
Gli studi sulla prevenzione dei comportamenti devianti e negligenti dimostrano che ci sono alcune condizioni per le quali le condotte di trascuratezza possono verificarsi con maggiore probabilità.
Nello specifico, è possibile analizzare il nucleo famigliare ed individuare alcuni fattori di rischio che sono alla base della messa in atto di maltrattamenti sui bambini.
Fattori di rischio primari
I fattori di rischio più influenti nel condizionare le condotte genitoriali sono:
- Condizioni economiche precarie;
- Posizione lavorativa incerta;
- Condizioni abitative non agiate;
- Difficoltà socio-relazionali dei genitori;
- Famiglie disgregate e conflittuali;
- Sfiducia verso le istituzioni;
- Trascorsi e vissuti di violenza.
Dietro le forme di negligenza educativa vi sono dunque fattori estremamente legati alla situazione della coppia genitoriale.
Non solo.
Anche la giovane età dei genitori ed un basso livello di istruzione influenzano i fattori di rischio.
Fattori secondari
È possibile individuare alcuni fattori secondari riferiti a situazioni di debolezza e fragilità del singolo genitore o della coppia, che sono causa della vulnerabilità educativa.
Possiamo individuare:
- Dipendenze da gioco, sostanze, alcol;
- Conflitti di genere nella coppia;
- Scarsi livelli di empatia;
- Condizione psicologica dei genitori;
- Eventuale situazione di malattia o disabilità del minore.
Questo aspetto della malattia verrà trattato a breve in modo approfondito.
La patologia delle cure
La patologia delle cure rientra nelle forme di maltrattamenti sui bambini ed è intesa come una prassi educativa e di genitorialità errata.
Nello specifico, rientrano in questa definizione l’ipercuria, tipica del modello educativo di iperprotezione, e l’incuria.
Mentre l’ipercuria è già stata trattata in precedenza, vediamo ora, insieme, che cosa intendiamo con il termine incuria.
Le forme dell’incuria
Quando si parla di incuria si intende la mancanza di cure, di premure e di attenzioni da parte dei genitori verso i figli.
Rientrando nelle forme di trascuratezza e negligenza, l’incuria può essere:
- Fisica: i minori presentano carenze alimentari, insufficienza di materiale scolastico, vestiti sporchi, larghi e non adatti, problemi sanitari;
- Emotiva: il genitore mantiene un atteggiamento di indisponibilità, disattenzione, apatia, mancato ascolto e comunicazione con il figlio;
- Educativa: i figli non sono sostenuti, seguiti, affiancati, presentano carenze scolastiche legate a compiti non fatti, cambio frequente delle scuole frequentate;
- Medico-sanitaria: il rifiuto di sottoporre il figlio a cure mediche, terapie, esami, controlli e visite, da parte del genitore.
Ecco che, l’incuria medico-sanitaria può essere correlata ad uno dei fattori di rischio che abbiamo visto poco sopra.
La presenza di una malattia o disabilità nel bambino può essere un elemento di rischio verso una futura incuria medico-sanitaria.
Ma perché la malattia del minore diventa concausa verso forme educative negligenti?
La malattia e la disabilità in famiglia
La malattia muta inevitabilmente le dinamiche famigliari e le aspettative su un futuro perfetto e ideale.
L’annuncio di una malattia, che sia alla nascita o diagnosticata durante l’infanzia, provoca una modificazione permanente degli assetti famigliari.
Spesso e volentieri, un nucleo unito, alla notizia della malattia, presenta un rischio elevato di disgregazione.
Restare tutti vicini, sostenersi, comprendere la situazione e le esigenze mutate della famiglia, non è sempre facile.
Accettare la condizione di malattia presuppone senso di responsabilità, altruismo, una forte empatia e coraggio.
La disabilità di un figlio condiziona l’essere genitore.
Il bambino diventa necessariamente dipendente dalle figure di accudimento, la cura e la protezione nei suoi confronti richiedono più energie ed una sviluppata maturità e capacità genitoriale.
Le reazioni al trauma della malattia
Diverse sono le reazioni dell’adulto all’annuncio di malattia o disabilità del figlio. Possono essere:
- Accettazione e comprensione;
- Negazione di ciò che sta accadendo e incredulità;
- Ipercuria e iperprotezione;
- Distanziamento e incuria.
Un genitore che non dispone di risorse per affrontare la situazione, materiali, socio-assistenziali e di sostegno psicologico, è più esposto al rischio di mettere in essere condotte di incuria.
Ma quindi, perché correlare la malattia del minore a forme di maltrattamenti sui bambini?
Malattia e incuria medico-sanitaria
Come abbiamo detto, una disabilità può essere fattore di rischio per una educazione genitoriale negligente, che rientra nella forma dell’incuria.
Questo è vero nei nuclei famigliari a più alto rischio di condotte negligenti, secondo le definizioni sopra riportate.
È con queste famiglie più sole, precarie, spesso disgregate e disagiate che è necessario lavorare per prevenire danni futuri al minore.
Conoscere la situazione e migliorarla, attraverso un piano progettuale di recupero, sostegno ed aiuto è molto importante.
Emozioni di rabbia, senso di colpa, frustrazione e sconforto, impotenza e incredulità possono colpire il genitore, abbassando di fatto la propria capacità educativa.
Il caso di Tommaso
Tommaso è un ragazzo di 15 anni che vive con la madre in una piccola cittadina di provincia.
Da quando i suoi genitori si sono separati, vive la sua quotidianità il più possibile fuori casa.
Tommaso frequenta un’associazione carnevalesca in cui si preparano carri allegorici tutto l’anno.
Frequenta un gruppo di ragazzi coetanei ed adulti, lavora con la cartapesta e tutti i giorni si presenta ai capannoni, per portare avanti il lavoro.
A scuola gli è stato assegnato un educatore di sostegno, sua madre dice che non è poi così necessario perché, in fondo, sa badare a sé stesso.
Tommaso è malato di diabete di tipo II, una patologia piuttosto grave ed invalidante, che necessita di cure ed attenzioni.
La mamma, per merenda, spesso gli prepara merendine al cioccolato o pastine zuccherate, perché gli piacciono molto.
Quando, nel pomeriggio, si ferma a lavorare ai carri, Tommaso ama bere coca cola e mangiare tante patatine, dimenticando a casa i dispositivi medici.
Tommaso spesso si sente solo, qualcuno lo prende in giro per la sua forma fisica e perché non si cambia mai i vestiti, che spesso sono sporchi.
Gli insegnanti, chiedendo sostegno ai Servizi territoriali, vogliono che chi di competenza si esprima sulla capacità e responsabilità dei genitori di Tommaso.
Per non affidare Tommaso ad una Comunità, che peggiorerebbe la sua situazione già precaria, viene proposto un affidamento presso la nonna materna.
Il Tribunale dispone per il minore l’intervento di uno psicologo per due volte a settimana, per aiutare Tommaso a comprendere e gestire la propria situazione di salute.
La storia di Tommaso è la storia di tanti ragazzi che per motivi di malattia o disabilità hanno bisogno di essere assistiti da adulti capaci e responsabili.
Per incoraggiare e sostenere la genitorialità, si consiglia l’intervento di un pedagogista esperto, inserito in un team multidisciplinare.
Per qualsiasi informazione sul tema del maltrattamenti sui bambini, non esitare a contattarci! 😉
Quali tutele
L’articolo 403 c.c. sancisce una conseguenza dei maltrattamenti sui bambini, ad opera di chi deve averne cura.
L’articolo è stato pensato per proteggere il minore abbandonato o allevato in luoghi pericolosi, sporchi, per motivi di negligenza o ignoranza.
La prassi prevede l’intervento dei Servizi che, compresa la situazione, effettuano una segnalazione all’autorità pubblica.
Le autorità, in seguito, intervengono al fine di collocare il minore presso un luogo sicuro, finché si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione.
Non solo stare bene è un diritto del bambino ma è altresì un dovere di tutti noi operatori, quello di fare emergere situazioni di incuria e porvi rimedio.