Violenza assistita intrafamiliare e conseguenze sui figli

violenza assistita intrafamiliare

La violenza assistita intrafamiliare rientra nella più conosciuta violenza domestica, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.

Così come già definita, si tratta di una forma di maltrattamento attuato tra le mura domestiche, all’interno del nucleo famigliare.

Si configura in tutte le azioni ed i comportamenti vessatori in cui un membro della famiglia vuole predominare sugli altri ed imporre le proprie idee e decisioni.

Tali atteggiamenti vengono perpetrati tramite minacce, violenze fisiche, intimidazioni e l’isolamento di uno o più membri della famiglia.

Quando gli atti di violenza domestica si svolgono in presenza di minori, si parla di “violenza assistita”, una forma di abuso grave, pericolosa e dannosa per lo sviluppo del bambino.

Forme e definizioni

La violenza assistita intrafamiliare riguarda le figure di riferimento del bambino, nello specifico può riguardare:

  • Atti di violenza, abusi e maltrattamenti tra i genitori;
  • Violenze psicologiche e fisiche sui fratelli;
  • Soprusi e maltrattamenti sui nonni, da parte dei genitori.

La recente giurisprudenza ha affermato che anche liti tra genitori, in cui la donna è in gravidanza, rientrano nella violenza assistita, poiché diversi studi hanno riscontrato una sofferenza nel feto, durante i conflitti tra genitori.

La violenza assistita intrafamiliare può essere:

  • Diretta, quando i figli assistono direttamente alle forme di abuso;
  • Indiretta, quando i minori vengono a conoscenza di tali situazioni senza assistervi, percependone gli effetti sul proprio equilibrio psico-fisico.

Il minore può assistere a differenti forme di violenza, come:

  • Fisica, con botte, spinte, schiaffi, diretti da un genitore verso l’altro;
  • Verbale, con minacce, intimidazioni;
  • Psicologica, tramite ricatti affettivi, atteggiamenti di rifiuto, indifferenza, svalutazione, denigrazione;
  • Sessuale;
  • Economica, realizzata tramite l’impossibilità di accedere a conti bancari, di disporre di denaro per effettuare spese e pagamenti.

Tra le definizioni di violenza assistita viene annoverato anche il maltrattamento e l’abbandono di un animale domestico: il figlio che assiste a tali azioni è a tutti gli effetti una vittima di violenza domestica.

Adulti compromessi

Dopo avere trattato le forme e le definizioni della violenza assistita intrafamiliare, vorrei evidenziare alcune delle gravissime conseguenze che tali atteggiamenti comportano, su tutti i membri della famiglia.

Sono i genitori i primi diretti interessati di tali conseguenze:

  • Le forme di maltrattamento familiare inibiscono la capacità genitoriale;
  • I genitori violenti, spesso, credono che mostrare aggressività e superiorità sia segno di una personalità forte e rispettata e ciò viene insegnato, con coscienza, ai figli (sbagliando, chiaramente);
  • I genitori vittime subiscono una distorsione della realtà, minimizzando la gravità delle violenze e negandole;
  • Vi è mancanza di consapevolezza, da parte dei genitori, della situazione di terrore psicologico vissuto dai minori, a contatto con figure di riferimento violente e vittime che non sono da esempio né da aiuto;
  • Mancata capacità di denuncia, di farsi aiutare dai Servizi o da esperti sanitari.

Mentre i genitori litigano, il tempo passa, le situazioni non cambiano ed i modelli relazionali vengono assimilati dai bambini, soprattutto se di tenera età.

E’ necessario chiedersi quando la situazione sfugge di mano? Quando ci si rende conto che è troppo tardi?

Minori danneggiati

Diverse sono le conseguenze della violenza assistita intrafamiliare sui bambini che vi partecipano, nello specifico:

  • Fisiologiche: si presentano disturbi psicosomatici (gastrointestinali, asmatici, ansiosi, allergici, eczemi), problemi relativi alla crescita, coordinazione motoria, disturbi alimentari, del sonno;
  • Cognitive: ritardi del linguaggio, dell’apprendimento a scuola, distrazioni, scarso impegno, mancata motivazione
  • Socio-comportamentali: fare molte assenze scolastiche o ritirarsi, mostrare scatti di ira, collera, rabbia, aggressività verso i compagni o verso gli animali, buttarsi in situazioni di pericolo, non rispettare le regole imposte;

Mentre il bambino vive situazioni di silenzio ed isolamento tra le mura domestiche, aumenta il rischio di comportamenti aggressivi nell’ambiente scolastico, relativi al fenomeno del bullismo.

Adottare un atteggiamento opportunista e manipolatorio e mettere in atto comportamenti violenti con i pari e verso gli insegnanti è un modo per scaricare la tensione presente a casa.

  • Conseguenze emotive: ansia, depressione, sentimenti di colpa, stato costante di allarme o paura, poca autostima, isolamento, vero e proprio terrore.

Lesioni psicologiche

Il bambino che assiste ad atti di violenza sulla madre, ad esempio, si sentirà impotente e incapace, sentimenti tipici di una età di crescita.

Soprattutto nei bambini più piccoli è frequente sentirsi responsabili dei conflitti tra genitori: i piccoli si ripetono “è colpa mia”, si sentono inadeguati e insofferenti.

Con le proprie risorse, il bambino cercherà di capire cosa sta succedendo e cosa poter fare per migliorare la situazione ed aiutare la propria famiglia a mantenere un ambiente sereno.

La lesione psicologica ed il trauma causato al bambino vittima di violenza assistita intrafamiliare è tanto grave quanto più frequenti e violenti sono gli attacchi a cui assiste e tanto minore è la sua età.

E’ importante citare il Disturbo Post Traumatico da Stress: si tratta di un disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti, che si può manifestare dopo l’evento, anche a distanza di molto tempo.

I sintomi includono iperattivazione e disturbi del sonno, situazioni di evitamento, flashback, trattato da professionisti psicoterapeuti.

Il rischio di un futuro violento

Le conseguenze sui bambini che assistono alle forme di violenza domestica sono durature e permanenti, se non immediatamente riparate.

Vedere la propria madre vittima di violenza ed atteggiamenti vessatori spiazza un figlio che vede la propria figura di riferimento come debole e non più protettiva; ciò consiste in un trauma significativo. 

Vediamo insieme, nello specifico, quali possono essere i rischi per il futuro adulto:

  • Perpetrare atteggiamenti violenti come unico modello di relazione appreso;
  • Considerare la superiorità come una forma di rispetto;
  • Ritenere la donna come soggetto debole e da disprezzare;
  • Mantenere relazioni instabili con le donne;
  • Sviluppare relazioni con uomini aggressivi e non gestire gli stati di rabbia;
  • Avere maggiori probabilità di rimanere vittime di abusi, di dipendenze e comportamenti aggressivi nell’adolescenza;
  • Sentirsi insicuri, ansiosi, depressi;
  • Ripresentare nella propria famiglia futura, modelli educativi violenti o di discredito.

I bambini spettatori interiorizzano i sensi di colpa per ciò a cui assistono e per un equilibrio famigliare rotto, senza riuscire a farsene una ragione.

Il bagaglio che si porteranno dietro, pieno di sofferenze celate, sarà sempre troppo pesante, se non saranno in grado di chiedere aiuto.

Doveri e responsabilità genitoriali: cosa dice la Legge

Abbiamo già trattato, in un precedente articolo, della responsabilità genitoriale per la crescita dei figli e favorire il loro benessere.

I genitori non solo sono tenuti a mantenere, istruire ed educare i figli come definito dall’art 147 e 315 codice civile bensì anche a tutelare, assistere e proteggere i minori.

Il nostro ordinamento prevede un controllo sulla capacità genitoriale: la Legge riconosce, innanzitutto, la possibilità per il giudice di:

  • Dichiarare la decadenza della responsabilità genitoriale “quando il genitore viola o trascura i doveri ad essa inerenti o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio del figlio” (art. 330 c.c.);
  • Limitare la responsabilità genitoriale, quando la condotta del genitore è comunque pregiudizievole al figlio (art. 333 c.c).

La Legge è stata molto preziosa con l’emanazione del Decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013, che sancisce una circostanza aggravante della violenza domestica, nel commettere tali atti in presenza di un minore.

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2 Commenti

  • Baldo

    Mi piacerebbe leggere da qualche parte che un figlio, vittima di violenza assistita, non necessariamente si relaziona oltremodo con atteggiamenti violenti. Tutt’altro. Sembra quasi che i figli dei mostri sono mostri pure loro. Non è così

    Febbraio 4, 2021 at 4:15 pm Rispondere
  • Neuroscienze e psicologia - Forensics Team

    […] mezzi per raggiungere gli obiettivi, il più delle volte scarsi – influenza della famiglia e delle scelte di quest’ultima – la scelta del gruppo di pari e le relazioni sociali in […]

    Aprile 30, 2021 at 4:56 pm Rispondere
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