Essere vittima di bullismo. Cosa significa e strategie di difesa

essere vittima di bullismo

Abbiamo parlato, in un precedente articolo, del fenomeno del bullismo, approfondendo la figura del bullo.

La devianza minorile è oggi un problema allarmante: le statistiche affermano che, ad essere vittima di bullismo, sono già bambini tra gli 8-9 anni.

Agire in termini preventivi, riconoscendo il fenomeno, è fondamentale per contrastare e diminuire le conseguenze negative, che possono essere davvero pericolose per la vittima.

La vittima: tipologie

Ad essere vittima di bullismo è colui che subisce violenze e prevaricazioni. Gli studi criminologici evidenziano diverse tipologie di soggetto a rischio:

  • La vittima passiva: con scarsa autostima, debole, ansiosa, incapace di difendersi.

Si tratta di un soggetto insicuro e timido, scarsamente abile nel gestire i conflitti, spesso esile, con scarsa forza fisica. È una vittima tranquilla, con pochi amici, che resta spesso sola.

Si tratta di un bambino che suscita antipatia a causa della sua incapacità di riconoscere i segnali emotivi altrui, come la rabbia.

La vittima passiva non è aggressiva, non provoca conflitti in nessun modo, perché è avversa alla violenza.

Il bimbo con queste caratteristiche, se aggredito, reagisce con il pianto. Questo stuzzica il bullo e lo porta ad agire, consapevole che per paura di subire ancora, la vittima non contrattaccherà.

  • La vittima provocatrice è un bimbo spesso iperattivo, che prova il bisogno di rimanere al centro dell’attenzione e di essere elogiato.

È un soggetto irascibile, che crea tensioni e risponde ai bulli in modo inappropriato, perché incapace di gestire il conflitto.

Questa vittima può, a sua volta, perpetrare atteggiamenti aggressivi e da bullo verso altri bambini, essendo molto irritabile.

  • La vittima collusiva è colei che accetta di assumere questo ruolo per attirare su di sé l’attenzione degli altri.

Per raggiungere questo obiettivo è disposta a rendersi ridicola agli occhi di tutti, o a nascondere le proprie qualità intellettuali per sentirsi parte di un gruppo.

Quali emozioni

I bambini vittime di bullismo sono caratterizzati da una bassa autostima, si sentono spesso fuori luogo, a disagio nel gruppo e non hanno fiducia in sé e negli altri.

Presentano difficoltà scolastiche e una forte dipendenza dalla famiglia, la cui separazione determina traumi interiori importanti.

Le caratteristiche sopracitate devono essere trattate, in tempo, dai genitori, con l’aiuto di specialisti del settore, per aiutare i bambini a migliorarsi e rafforzare le proprie relazioni.

Essere vittima di bullismo, se non aiutati a sviluppare risorse personali, può comportare importanti problemi relazionali durante la vita e l’età adulta.

Quali reazioni

Due sono le possibili reazioni del bambino vittima di violenze e bullismo:

  • Il contrattacco. La vittima reagisce attaccando il bullo, con offese e urla davanti ai compagni
  • L’indifferenza. È una tecnica molto utile: la vittima resta calma, fa finta di nulla, reagisce con il silenzio

L’indifferenza è un’arma che, se usata con coscienza, può servire a diminuire gli attacchi dei bulli, oppure rappresenta l’incapacità di reagire della vittima, perché bloccata dalla paura.

I risultati di una ricerca effettuata mostrano che la vittima maschio reagisce con il contrattacco mentre la femmina mostra indifferenza.

Caratteristiche del soggetto a rischio

I bulli individuano, all’interno della classe, un soggetto capro-espiatorio da prendere di mira, al fine di mantenere salda la propria centralità ed unire il gruppo-classe.

Essere vittima di bullismo può essere legato ad alcune caratteristiche, che il bullo usa come giustificazione dei propri attacchi. Ad esempio:

  • Caratteristiche fisiche: portare gli occhiali, essere in sovrappeso, il colore della pelle o dei capelli.
  • Aspetti del carattere: la generosità verso gli altri, la cortesia, il pianto, la sensibilità, la riservatezza, l’incapacità sportiva o a difendersi, soprattutto se maschi.
  • Attitudini e passioni: alcuni sport o essere il primo della classe, che risulta un tradimento nei confronti degli altri, che si oppongono alla scuola.

I pretesti per selezionare un bambino-vittima sono legati al tipo di educazione genitoriale ricevuta ed ai discorsi degli adulti.

Capacità genitoriale è anche sapere adottare un metodo educativo improntato sulla solidarietà, sull’amore e l’accettazione dell’altro, accettando il Diverso come motivo di ricchezza culturale.

Strategie per i genitori di bambini-vittime

Numerosi studi hanno riscontrato che i genitori di vittime di bullismo improntano una educazione molto protettiva.

È importante ricordare, però, che la protezione del proprio figlio si mette in pratica lasciandolo libero di esplorare e crescere, mantenendosi in secondo piano e ponendosi come riferimento, in caso di bisogno.

Ciò che si consiglia è di ascoltare e parlare emotivamente con il proprio figlio, spronarlo a reagire con le proprie risorse, facendogli capire che essere vittima di bullismo non è colpa sua.

Alcuni genitori iperprotettivi reagiscono con l’allontanamento dalla scuola ma, in questo caso, vi è il rischio che il bambino percepisca nel genitore paura, rabbia o ansia, invece di forza e sostegno.

Un secondo problema legato al cambio di scuola è che, nel passaggio tra le due scuole, il bambino rimanga legato al proprio status di vittima, ritrovandosi nuovamente nella medesima situazione.

Quando il bambino piange è necessario prestare attenzione alle motivazioni: dietro al pianto possono esservi stati d’animo che derivano da una situazione prolungata di stress ed abusi di bullismo.

Accogliere il figlio, anche solo con un abbraccio, serve per farlo sentire al sicuro e, insieme, cominciare ad essere forti, lavorando su bisogni, autostima, anche conoscendo amici nuovi.

È sempre sconsigliato allontanare e sgridare un bambino che piange, piuttosto è bene comprendere le sue ragioni e lavorare sul controllo delle emozioni.

L’insegnante e la vittima in classe

Come citato in precedenza, il bullismo è un fenomeno che si attua principalmente all’interno della classe.

La collaborazione tra i genitori e gli insegnanti si rivela fondamentale per non essere vittima di bullismo e la prevenzione del fenomeno.

In classe, è necessario prestare molta attenzione ai bambini soli, senza amici, con i quali l’insegnante dovrebbe instaurare un rapporto di fiducia, per comprendere ciò che provano.

Comprendere gli stati d’animo degli alunni è, per gli insegnanti, un compito tanto importante quanto difficile.

Gli studenti si aspettano che gli insegnanti li giudichino solo in base al rendimento scolastico e non, invece, per come si comportano, alimentando, soprattutto nei bulli, sentimenti di rancore e rabbia.

Difatti, la bassa produttività dei bambini bulli è spesso influenzata dal loro stato d’animo.

Il muro del silenzio della vittima-bambino che prova vergogna e non vuole che nulla sia raccontato deve essere infranto. La cooperazione scuola-genitori è un’arma vincente.

Individuati i comportamenti di prevaricazione, i genitori della vittima, se non ascoltati, possono esporre denuncia scritta agli organi giudiziari, con l’assistenza di un avvocato.

Conclusione

Tra il mondo degli adulti ed il mondo minorile si presenta, oggi, un vuoto di comunicazione e di comprensione, in cui le parti non dialogano.

I giovani sono designati come annoiati, insensibili, indifferenti e non sempre ciò è vero. La responsabilità è degli adulti, che devono dimostrare la loro maturità.

La mancanza di ascolto e attenzione del bambino e di una figura di riferimento adulta aumenta le probabilità di essere vittima di bullismo.

Gli adulti devono crescere insieme ai bambini, nel rispetto reciproco, affrontando la realtà con la consapevolezza di non essere soli.

Moltissime sono le tecniche di difesa dagli attacchi verbali, tecniche di resistenza psicologica, di mediazione del conflitto, che ci rendono forti contro le crisi della vita.

Per consigli su come affrontare, con sicurezza, offese e provocazioni puoi scriverci, ti faremo avere un manuale di istruzioni per tuo figlio!

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2 Commenti

  • Stefano Secchieri

    Sono un genitore di un bambino di nove anni vittima di un gruppo di ragazze più grandi che lo hanno preso di mira e nella pausa pranzo lo picchiano. Leggerei volentieri il vostro “manuale” . Grazie

    Novembre 11, 2022 at 11:56 am Rispondere
  • Cristina

    Secondo me il bambino deve impararea reagire come si deve al bullo . E la vittima deve andare in palestra imparare la miglior difesa

    Dicembre 12, 2022 at 8:45 pm Rispondere
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