In un articolo precedente, abbiamo trattato del processo penale minorile, spiegando come si svolge e qual è la posizione del minore che ha commesso un reato.
Abbiamo individuato il fenomeno del bullismo, come risultato di un insieme di condotte, che sono penalmente sanzionate.
Infatti, il bullismo non è riconosciuto, nel nostro ordinamento, come reato. Ad esso, però, si può rispondere a titolo di risarcimento danni e per altri diversi reati, come la violenza privata, le lesioni, minaccia, ed altri.
Per potere fare valere i propri diritti davanti alla Legge, come vittime di bullismo, è necessario sapere riconoscere il fenomeno quando si verifica.
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Il bullismo: gli studi norvegesi
Il fenomeno del bullismo viene riconosciuto per la prima volta in Norvegia, intorno al 1970, da un autore e studioso di nome Dan Olweus.
Intorno a quegli anni si verificarono una serie di suicidi di bambini di età diversa, i quali avevano denunciato, in precedenza, di avere subito maltrattamenti dai compagni di classe, in modo ripetitivo e violento.
Nelle lettere di addio, i bambini giustificavano il loro gesto con la sofferenza estrema, provocata da quei continui abusi e prepotenze.
Olweus, in seguito ad una attività di studio e ricerca approfondita all’interno degli Istituti Scolastici, evidenziò che il bullismo nella scuola coinvolgeva circa il 16% degli studenti della scuola primaria e secondaria.
Per una definizione
La letteratura europea definisce il bullismo come l’insieme di abusi e condotte oppressive, perpetrate in modo fisico o psicologico, ripetute per settimane, mesi o perfino anni.
Le sue caratteristiche sono:
- La persistenza nel tempo dell’abuso
- L’intenzionalità di dominare, offendere ed opprimere l’Altro
- L’asimmetria della relazione tra il prevaricatore e la vittima
È frequente e sano che i bambini litighino: bisticciare è importante per avere un confronto, per rafforzare la conoscenza degli altri e per crescere insieme.
Una litigata, strapparsi i giochi di mano, darsi una spinta, urlare, non configurano atti di bullismo, se i bambini risolvono la lite facendo la pace.
Qualsiasi sia la natura dello screzio, in un gruppo di bambini o ragazzi adolescenti, in conflitto tra loro, ciò che è importante capire è se si tratta di un episodio isolato o se ciò avviene frequentemente.
Il bullismo nella scuola è un fenomeno molto pericoloso, attuato nei confronti di studenti ma anche degli insegnanti. Saperlo riconoscere è fondamentale per poterlo prevenire e gestire prontamente.
Come si verifica
Il bullismo nella scuola può essere perpetrato tramite violenza fisica o violenza psicologica. Nel primo caso, tra le condotte rientrano:
- Picchiare, dare calci e pugni
- Tirare i capelli, dare schiaffi, spingere
- Appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, strappare il diario, rubare la merenda, nascondere le cose
Il bullismo che si verifica tramite la violenza psicologica è una forma di prevaricazione subdola e spesso molto più pericolosa, perché rischia di rimanere nascosta, anche per diverso tempo.
Tale violenza può essere diretta o indiretta.
Tra le condotte di violenza psicologica diretta rientrano insultare, offendere, prendere in giro, minacciare, esprimere pensieri razzisti, denigrare qualcuno, anche davanti agli altri.
Il bullismo indiretto, invece, si verifica con pettegolezzi, dicerie, calunnie, diffuse anche tramite i social network, escludere qualcuno dal gruppo, non invitarlo a giocare.
Il bullismo nella scuola
È la scuola il luogo in cui i ragazzi e le ragazze passano molto tempo delle loro giornate, durante le lezioni in classe, nei corridoi o nei cortili, durante l’intervallo, o sui mezzi pubblici.
È proprio lì che si verifica la più alta percentuale di attacchi da parte dei bulli, nei confronti di studenti o, più di recente, anche degli insegnanti.
Infatti, le ricerche mostrano che i luoghi maggiormente a rischio sono quelli ove gli studenti si riuniscono e si ritrovano in diversi momenti: vicino ai bagni, in angoli nascosti del cortile, alcune aule in disuso, negli spogliatoi o alla fermata dell’autobus.
Chiedendosi quali sono le motivazioni che spingono i bulli a comportarsi in questo modo, potremmo individuare moltissime ragioni. Ciò che però spesso ci sentiamo dire, quando chiediamo ad uno studente “perché l’hai fatto”, potrebbe essere “per noia, era divertente”.
Diverse sono le ragioni che spingono un minore ad attuare tali condotte vessatorie nei confronti di altri.
I propri problemi personali, la situazione famigliare, relazionale, eventuali disturbi comportamentali, forti emozioni di rabbia non gestite, sono solo alcune.
È bene sempre ricordare che ogni adolescente ed ognuno di noi, assume comportamenti differenti in base al contesto in cui si trova ed al proprio ruolo in quel momento.
Le interazioni con gli altri cambiano totalmente gli atteggiamenti individuali, che dunque si presentano diversi in contesti differenti.
Quando si verificano episodi di bullismo nella scuola, è importante intervenire con una educazione mirata alla prevenzione di questi atti.
Ciò che è importante fare è promuovere le attività cooperative, di comunicazione e lo sviluppo delle abilità emotive.
Chi è il bullo
Le statistiche rivelano che più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni è stata vittima di un episodio di bullismo nella scuola; il 19,8% di essi è vittima assidua e subisce più volte al mese.
Ma vediamo bene insieme chi è il bullo e quali sono le sue principali caratteristiche.
La letteratura individua nella figura del bullo dominante, un soggetto con queste caratteristiche:
- Aggressivo verso adulti e coetanei
- Poco propenso per la scuola
- Ha una bassa tolleranza alla frustrazione
- Reagisce con violenza
- Si mostra superiore e ha il desiderio di dominare gli altri
- Ha bisogno di provare emozioni forti
- Non rispetta le regole
Negli atti di bullismo nella scuola, il bullo dominante fatica a riconoscere le emozioni degli altri, li manipola psicologicamente per ottenere ciò che vuole, come i compiti fatti o che altri compiano azioni devianti al suo posto.
Spesso, alla base di queste condotte, vi è un forte sentimento di rabbia represso, che viene buttato fuori tramite la violenza, poiché il ragazzo non conosce altri modi per incanalare le proprie energie.
Il bullo utilizza diverse strategie per giustificare il proprio comportamento, la vittima viene deumanizzata ed incolpata, per ciò che ha subito.
Le ricerche individuano anche una tipologia di bullo ansioso ed insicuro, che si aggrega ad un gruppo violento per essere riconosciuto ed accettato.
Il bullismo nella scuola, che si verifica nei gruppi-classe, ha dinamiche particolari: generalmente questi sono formati da un bullo dominante, un sostenitore ed un gruppo gregario, che osserva.
Come riconoscere la vittima
Alcune ricerche svolte a campione, mostrano che, per difendersi dai bulli, il 65% delle vittime di violenza chiede aiuto ai genitori, mentre il 41% di esse agli insegnanti.
Ma come possiamo capire se un alunno o vostro figlio sono vittime di bullismo?
Tra le condotte a cui bisogna sempre prestare attenzione possiamo individuare le seguenti:
- Rifiuto immotivato di recarsi a scuola
- Sparizione frequente di materiale scolastico e personale
- Abiti sporcati, rovinati
- Segni di violenza fisica
- Alterazione dell’umore all’uscita da scuola
- Rifiuto di raccontare la propria giornata scolastica
- Calo improvviso del rendimento scolastico
- Disturbi del sonno, scarso appetito
Consigli per gli insegnanti
Ciò che la scuola può fare è fornire una formazione specifica al proprio personale: agli insegnanti, educatori e chiunque lavori all’interno della scuola.
I corsi di sensibilizzazione sulle tematiche del bullismo si rivelano molto importanti per sapere riconoscere il fenomeno e prevenirlo.
È necessario attuare un piano anti-bullismo ben definito e strutturato, con regole chiare da rispettare, da fornire a tutte le classi.
E, ancora:
- È bene non tollerare né sottovalutare episodi di bullismo ma intervenire sempre
- Favorire momenti di riflessione in gruppo e attività pro-sociali
- Essere aperti al dialogo, individuare soggetti a rischio
- Preparare questionari anonimi nelle classi
- Organizzare laboratori che valorizzino le differenze individuali, la conoscenza reciproca
In questo senso, progettiamo percorsi di formazione, proprio su queste tematiche, rivolti alle scuole di vario grado con lo scopo di informare gli studenti, sensibilizzarli, prevenire e contrastare fenomeni devianti.
Progettiamo anche percorsi di formazione rivolti agli insegnanti, per fornire loro gli strumenti necessari per riconoscere e contrastare i fenomeni di bullismo.
Consigli per i genitori
Alcuni genitori potrebbero pensare che le condotte aggressive siano una scuola di vita, che i ragazzi devono imparare a cavarsela da soli, che gli scontri fanno crescere o, ancora, che si tratti di ragazzate.
Minimizzare queste condotte è molto grave, poiché ne permette la continuità nel tempo, peggiorandone le conseguenze. Per una buona genitorialità, la prassi è:
- Ascoltare il figlio, parlando dei suoi sentimenti e delle sue paure
- Educare il figlio a chiedere aiuto senza vergognarsi
- Essere presenti nella vita del figlio e sostenerlo
- Appoggiare le attività con altri coetanei, come fare uno sport o suonare uno strumento
Un genitore ha spesso parte di responsabilità per le condotte attuate dal figlio. Cogliere i segnali di disagio è importante per prevenire condotte antisociali.
Un pedagogista specializzato in devianza minorile potrà aiutarvi, in caso di dubbi sulle condotte di vostro figlio. Contattateci per un consiglio!