In un precedente articolo abbiamo parlato del curriculum implicito (clicca qui per approfondire ;)) oggi invece affrontiamo insieme il curricolo cosiddetto verticale.
L’idea alla base del concetto di curricolo è di mettere il soggetto che apprende al centro del processo di apprendimento.
Osservare i prodotti dei bambini, ascoltare le loro risposte, individuare le criticità o le potenzialità impreviste e imprevedibili.
E poi essere capaci di intervenire ri-progettando il lavoro sulla base delle osservazioni effettuate.
Il curricolo, dunque, implica una dinamica costante tra ciò che si è fatto e ciò che si pensa di fare successivamente.
In questo senso comporta una rilettura continua del proprio operato in funzione dei bisogni e delle esigenze del singolo e del gruppo.
Lavorare sul curricolo significa, infatti, individuare contenuti, metodologie, percorsi capaci di promuovere interessi e conoscenze, partendo dal riconoscimento delle caratteristiche degli individui, rispettandole profondamente e considerandole basi imprescindibili di qualunque crescita e sviluppo.
La logica curricolare comporta la capacità di tenere insieme la necessaria organizzazione con la doverosa flessibilità che deriva dalla consapevolezza di lavorare con soggetti in età evolutiva.
Indice dei contenuti
Le caratteristiche del curricolo
Il curricolo deve essere innanzitutto graduale, in quanto tiene conto della continuità dei processi di crescita e di apprendimento dei bambini.
Condiviso, perché il team docente discute e condivide le scelte metodologiche e i contenuti sui quali impostare i percorsi e le attività.
L’idea è che tale progettazione deve essere collegiale, integrata e interattiva coinvolgendo tutti gli aspetti.
Di conseguenza la responsabilità non può che essere collettiva.
I percorsi e le attività devono essere poi efficaci e capaci di stimolare crescita in tutte le dimensioni di sviluppo dei bambini e garantire esiti formativi a ciascuno.
I percorsi curricolari devono essere attuabili, ovvero devono selezionare esperienze e contenuti significativi per i bambini.
Devono essere, cioè, in grado di attivare processi di apprendimento significativi.
Tale scelta non può dunque prescindere da un’analisi approfondita delle situazioni di partenza dei bambini stessi, ma anche dell’ambiente, del contesto in cui la scuola opera, delle competenze e delle risorse su cui si può contare.
Il curriculum deve, inoltre, essere in grado di adattarsi alle diverse situazioni locali, deve essere flessibile.
Il contesto non può essere considerato neutro rispetto agli apprendimenti, ininfluente rispetto alle competenze che si intendono sviluppare.
Al contrario i contesti co-producono la conoscenza: la crescita e lo sviluppo avvengono, infatti, attraverso la progettazione, la costruzione e l’organizzazione di ambienti, materiali, strumenti, situazioni, che danno significato e senso alle esperienze che vengono proposte.
Inoltre, lo sviluppo e la crescita del bambino si realizzano all’interno di un processo intersoggettivo socialmente organizzato.
Il concetto di continuità
Il concetto di continuità e di curricolo non possono essere trattati in maniera disgiunta.
Il curricolo, infatti, non può non essere anche verticale, ovvero non può sottrarsi alla responsabilità di accompagnare i bambini nell’intero percorso scolastico.
Per essere efficace, dunque, il curricolo deve essere verticale, e non può prevedere percorsi spezzettati.
Solo tempi distesi, percorsi ricorsivi, condivisione profonda di obiettivi comuni rappresentano la garanzia di un’azione educativa efficace.
Il curricolo, infatti, deve essere pensato e progettato tenendo sempre presente la continuità delle esperienze lungo tutto il percorso di frequenza dei bambini alla scuola dell’infanzia.
Le esperienze e le attività proposte devono avere un senso e devono essere pensate con continuità, garantendo anche un sereno passaggio tra nido e infanzia e tra infanzia e scuola primaria.
Questo tema merita un articolo a sé: non perderti il prossimo articolo 😉