Abbiamo visto, negli articoli precedenti, come la diffusione delle nuove tecnologie, in particolare di Internet, è accompagnata da messaggi ambivalenti.
Da una parte si sottolinea la sua utilità per migliorare le pratiche quotidiane, dall’altra, invece, si enfatizzano i rischi implicati nel loro utilizzo.
Il maggiore di questi rischi è senz’altro rappresentato dal cosiddetto bullismo elettronico, meglio conosciuto come cyberbullismo.
In questo articolo approfondiremo il cyberbullismo a scuola, confrontandolo con il bullismo tradizionale, cercando di capire quali sono i fattori determinanti e le caratteristiche.
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Il bullismo elettronico
Il bullismo elettronico è un fenomeno nuovo e, purtroppo, ancora poco approfondito.
Al centro della sua definizione vi è sicuramente il fatto di utilizzare strumenti elettronici, come il computer e il cellulare, per molestare, ferire o diffamare altre persone.
Si tratta quindi di un comportamento offensivo, ostinato e ripetuto, ma soprattutto intenzionale.
Una forma di violenza, principalmente psicologica, nascosta, che viene perpetuata dietro uno schermo.
Ad esempio, si ha bullismo elettronico quando vengono inviati contenuti offensivi o foto imbarazzanti via email oppure messaggi con l’intento di deridere o minacciare.
Sicuramente la caratteristica principale di tutti questi fenomeni è l’anonimato, reso possibile dallo strumento tecnologico.
Gli elementi caratteristici, come per il bullismo, sono i seguenti:
- Intenzionalità: non è un comportamento accidentale ma volontario;
- Ripetizione: non è un episodio isolato ma è reiterato nel tempo;
- Anonimato: la vittima non sa chi ha inviato l’offesa;
- Danno: provoca sempre un disagio negativo alla vittima;
- Strumento o tecnologie elettroniche: cellulare e computer.
Il profilo dei protagonisti
I protagonisti del cyberbullismo sono tre:
- I cyber bulli: chi commette l’azione offensiva;
- Le cyber vittime: chi subisce l’azione;
- Gli spettatori: chi assiste all’azione.
Come anticipato, la caratteristica principale è l’anonimato.
Il bullo, infatti, si sente sicuro e protetto dall’anonimato possibile attraverso la rete Internet.
Le vittime non conoscendo il loro aggressore, la maggior parte delle volte non riescono neppure a difendersi.
Il caso di Alice
Alice oggi ha 15 anni ma è dall’età di 11 anni che è vittima di comportamenti aggressivi da parte dei suoi compagni di classe.
E’ una ragazza molto sensibile, timida, introversa; si è sempre sentita a disagio per essere un pò in sovrappeso.
Va molto bene a scuola, prende buoni voti, risponde sempre alle domande dei professori.
Circa un mese dopo l’inizio della scuola comincia ad essere presa di mira da un bulletto con il suo gruppo: la disturbano con prese in giro e nomignoli, le lanciano palline di carta in aula, le rompono i quaderni, le svuotano o nascondono l’astuccio.
Questi comportamenti continuano per mesi, fino a peggiorare passando, come succede nella maggior parte dei casi, dal bullismo tradizionale a quello elettronico.
Un giorno, durante l’ora di educazione fisica, le scattano una fotografia che viene postata sui social network, con commenti denigranti e offensivi.
Alice ne soffre tantissimo, non vuole più andare a scuola, comincia a sentirsi inadatta e sbagliata.
Segue però il prezioso consiglio della sorella maggiore “Alice, più dimostri di essere vulnerabile, più loro continueranno, fagli vedere che sei superiore alle loro prese in giro e smetteranno, fidati”.
Dopo qualche tempo il gruppo smette di prenderla in giro e Alice comincia a riacquistare fiducia in sè stessa e autostima.
Oggi Alice frequenta il secondo anno di liceo: è più forte, socievole ed espansiva, va sempre bene a scuola, ha molte amiche e si sente parte della classe.
Bibliografia
Menesini E, Nocentini A, Palladino E. B, (2017), Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Editore Il Mulino
Buckingam D, (2006), Media Education: alfabetizzazione, apprendimento e cultura contemporanea, Erickson
Craggs E. C, (2006), Media Education nella scuola primaria, Morlacchi Editore