Per una educazione democratica: la pedagogia di Dewey

educazione democratica

Quando si parla di educazione democratica non si può non parlare di John Dewey, filosofo e pedagogista americano che ha profondamente influenza il sistema educativo.

Rileggere Dewey ci permette di avere una visione completa dell’educazione democratica.

L’educazione è un processo che accompagna le persone ad emergere come soggetti liberi.

In questo senso, tutti i sistemi educativi dovrebbero adempiere a questo obiettivo.

In una società democratica, l’educazione è sostanzialmente educazione alla democrazia: essa forma cittadini capaci di comprendere attivamente il mondo, di definire insieme il bene comune e lavorare a una maggiore solidarietà tra gli uomini e tra i popoli.

Costruire la democrazia attraverso la formazione di cittadini attivi capaci di pensiero e comprensione della realtà e dunque attenti al cambiamento-miglioramento progresso della società.

Qui l’educazione è una responsabilità comune e condivisa da tutti nei confronti del futuro, ciascuno deve dare il proprio contributo.

Come afferma Dewey, l‘educazione alla cittadinanza attiva, infatti, deve essere intrinseca in ogni progetto pedagogico.

Di conseguenza l’educazione condiziona l’avvenire della democrazia e l’esistenza del mondo.

L’educazione come processo di vita

Una prima formulazione delle idee pedagogiche di Dewey, legata alla sperimentazione della Scuola-Laboratorio di Chicago, è nello scritto Il mio credo pedagogico del 1897.

L’educazione, secondo Dewey, ha due aspetti fondamentali: uno sociologico e uno psicologico.

Da una parte essa conduce l’individuo a far parte della società, dall’altra si occupa del pieno sviluppo delle sue facoltà e possibilità.

L’unico modo efficace per preparare il fanciullo alla vita futura è quello di sviluppare tutte le sue capacità, in modo che sappia da solo adattarsi ai cambiamenti.

Qui emerge chiaramente l’idea dell’educazione come “processo di vita e di preparazione alla vita futura”.

La scuola tradizionale dell’epoca però trasferiva soltanto una serie di nozioni che non avevano alcun contatto con la vita concreta e inerente al futuro degli allievi.

Ma, avverte Dewey, se non c’è un contatto con la vita reale non c’è vera educazione.

Il che significa che la scuola deve avere a che fare con la vita reale dell’allievo, con il suo ambiente e con le sue esperienze.

Una scuola così intesa è una comunità vitale, nella quale i bambini imparano a lavorare insieme agli altri.

L’educazione democratica

In Democrazia e educazione Dewey riprende ed approfondisce il tema della scuola come luogo in cui l’ambiente sociale viene semplificato ed adattato alle esigenze dei soggetti in formazione.

La scuola deve occuparsi della crescita e dello sviluppo degli allievi.

Secondo Dewey, una scuola può dirsi democratica soltanto se educa al pensiero, vale a dire ad un atteggiamento critico e riflessivo. 

Di fondamentale importanza qui il concetto di esperienza.

Fare un’esperienza vuol dire agire, fare, tentare qualcosa, conoscere le conseguenze delle proprie azioni, negative o positive.

Non è dunque una semplice conoscenza teorica di un oggetto, ma consiste in una relazione con l’oggetto che coinvolge la persona sia mentalmente che fisicamente. 

Nella scuola questi due aspetti, attivo e passivo, fisico e mentale dell’esperienza, sono spesso separati.

Dewey enfatizza proprio questa autenticità dell’esperienza: perché vi sia esperienza autentica, e quindi pensiero, occorre invece che si presenti una situazione problematica, incerta, in fase di sviluppo

Se si vuole sviluppare il pensiero negli studenti, bisogna partire dalla presentazione di situazioni problematiche, reali e concrete, e vissute come tali dallo studente.

Solo così può generarsi conoscenza.

Dewey è stato davvero rivoluzionario e le sue teorizzazioni possono essere considerate attuali per l’educazione dei ragazzi.

Bibliografia

Democrazia e educazione, Dewey J, a cura di Spadafora G, Classici dell’educazione, 2018

Le pedagogie del Novecento, Cambi F, Edizioni Laterza,

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