Lo sviluppo cognitivo del bambino: step di crescita e problemi evolutivi

sviluppo cognitivo del bambino

Quali sono gli step di crescita dello sviluppo cognitivo del bambino?

Sono uguali per tutti? Oppure possono essere differenti e mostrarsi anche in momenti diversi?

Quando è opportuno preoccuparsi pensando a problemi evolutivi e contattare un esperto?

E’ importante sapere che non tutti i bambini presentano gli stessi schemi ed acquisiscono allo stesso modo le loro abilità: alcuni richiederanno più tempo di altri, ma non per questo è necessario preoccuparsi.

Occorre conoscere le varie fasi dello sviluppo cognitivo del bambino per essere in grado di notare eventuali difficoltà e ritardi per rivolgersi ad un esperto che possa chiarirvi in merito allo sviluppo del vostro bambino.

Il bambino e i primi bisogni

Alla nascita tutti quanti siamo caratterizzati da alcuni meccanismi che ci proteggono dalla realtà esterna e ci difendono, in modo naturale ed innato.

Alcuni comportamenti sono spontanei e possono rappresentare delle reazioni agli stimoli di risposta all’ambiente circostante. Ad esempio starnutire, singhiozzare, sbadigliare, piangere.

In questa fase l’interpretazione dei bisogni fondamentali e affettivi del bambino è compito del genitore, poiché il piccolo non è ancora in grado di verbalizzare le proprie esigenze.

Osservare e capire quali possono essere le motivazioni ed i bisogni del bambino è la chiave per operare una giusta ed equilibrata educazione.

  • Il Sorriso

Nei primi 3 mesi di vita, noterete che il vostro bambino comincia a riconoscere i volti famigliari, come quello materno, imparando piano piano a rispondere al vostro sorriso.

È importante sottolineare che alcuni sorrisi sono rivolti maggiormente alle figure di accadimento, poiché le emozioni non sono ancora ben sviluppate, si tratta di un sorriso di “ringraziamento” per le cure ricevute.

Insieme al sorriso anche il pianto è un comportamento che fin da subito possiamo osservare già in un neonato.

  • Il Pianto

L’azione del pianto può essere motivata da sensazioni di fame, dolore o disagio.

Quando il pianto è motivato dal bisogno di ottenere una determinata cosa, il genitore ha una grande responsabilità: accontentando il bambino rafforzerà anche l’attività di piangere.

In questo modo, il piccolo imparerà che quando vuole qualcosa deve piangere. Si tratta di una strategia educativa a doppio taglio, che durante la crescita può rivelarsi controproducente.

Comprendere quale è il bisogno alla base del pianto è fondamentale, cercando di dare precedenza alle attenzioni affettive, alle dimostrazioni di vicinanza ed al dialogo.

In questa fase di sviluppo è bene parlare al proprio bambino, tenendolo in braccio, consolarlo.

Infatti, il contatto fisico rafforza il senso di protezione e di sicurezza di vostro figlio, aiutandolo a sviluppare le proprie capacità empatiche ed emotive.

Gli step di crescita dello sviluppo cognitivo del bambino

  • Tra i 3 e i 6 mesi

Il vostro bambino comincia a mettere in atto quello che viene definito “rispecchiamento emotivo”.

Noterete che il bambino comincerà a riconoscere e a rispondere alle emozioni degli altri, mostrandosi più socievole e aperto soprattutto con i genitori.

Questo tentativo di socialità si sviluppa sempre di più al contatto con gli altri, poichè il senso di vicinanza fisica, di gioco reciproco, attenzione e protezione rassicurano il piccolo.

In questa fase aumenta la consapevolezza del proprio essere, del proprio nome e delle figure che si hanno attorno. In presenza di estranei il piccolo può manifestare comportamenti di paura e spavento.

Gli stimoli esterni cominciano ad essere molto importante per vostro figlio, che comincia a catalogarli, riconoscerli e farli propri.

In questa fase di crescita il bambino emette alcune vocalizzazioni, si tratta di suoni grazie ai quali si prende coscienza delle proprie capacità.

Un consiglio educativo è quello di sostenere e rinforzare con gesti ed atteggiamenti i vocalizzi del piccolo, per aumentare le sue capacità empatiche e farlo sentire riconosciuto ed apprezzato.

  • Ad un anno di età

Il bambino è in grado di utilizzare abilità cognitive più sviluppate, interagisce con le proprie figure di accadimento soprattutto grazie ad un precoce inserimento all’asilo.

Il piccolo fa capire ciò che desidera, comincia a fare i primi passi, ripetere le parole ed utilizzare gli oggetti semplici.

In presenza dei genitori si sente a proprio agio, ma prova ancora timore quando essi si allontanano, soprattutto in presenza di estranei.

  • Fino a due anni

Il bambino mostra sempre maggiore autonomia, si sposta nello spazio e gioca da solo, interagisce volentieri con i coetanei e con gli adulti.

Comincia quindi a fare le cose quotidiane da solo, incrementando la sua autonomia.

A livello affettivo è possibile che il piccolo cominci a mostrare il proprio affetto verso i famigliari.

In seguito, soprattutto se inserito in un contesto come l’asilo in cui è possibile socializzare con gli altri, mostrerà cooperazione.

Prende coscienza di sé, del concetto di diversità, oltre che si può giocare con forme, colori e concetti diversi.

Con la crescita il bambino avrà sempre maggiore inventiva nei giochi liberi e con il “fare finta che”, sviluppando la concezione del tempo e del conteggio.

Con l’età le capacità cognitive sviluppate favoriscono lo sviluppo della memoria, vostro figlio ricorderà alcuni episodi vissuti.

In questa fase, però, la fantasia può essere inserita ed integrata con la realtà.

  • Fino ai 6 anni

Con la maturazione delle capacità motorie, anche la capacità di scrittura si sviluppa e comincia a stabilizzarsi.

È a cinque anni che il bambino comincia a scrivere il proprio nome, migliorando in tutte le proprie abilità con l’inserimento alla scuola primaria.

Con i sei anni si sviluppano anche le capacità socio-relazionali con il proprio gruppo di coetanei, il senso di curiosità, fa tante domande e comincia a rispettare le regole.

Problemi evolutivi di sviluppo

Lo sviluppo cognitivo del bambino, come descritto, segue delle fasi specifiche di maturazione, che è opportuno conoscere, per notare eventuali problemi e difficoltà evolutive.

Tale sviluppo non è però uguale per tutti, bensì può svilupparsi in modo diverso, e qualche ritardo può essere normale.

E’ comunque fondamentale prestare molta attenzione a tutte le difficoltà che possono presentarsi nello sviluppo cognitivo di vostro figlio.

Ad esempio, quando l’attività del camminare avviene più tardi, questo può influire negativamente nello sviluppo delle attività successive.

Oppure, un ritardo nello sviluppo motorio può portare a disortografie verso i 7 e 8 anni.

A sua volta, un ritardo nella scrittura può fare pensare a qualche ritardo, instabilità dell’attenzione o dislessie.

Sono tutti segnali che vanno immediatamente colti, senza però saltare a conclusioni affrettate, ma avvalendosi dell’aiuto di un esperto per capirne la causa e perfezionare le abilità.

Bibliografia

Shaffer R. H, (2004), Psicologia dello sviluppo. Un’introduzione, Raffaello Cortina Editore

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