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Giulia Piazza

  • Educare alla libertà: alcuni interessanti spunti di riflessione

    educare alla libertà

    Oggi voglio parlarvi del concetto di “educare alla libertà“, fornendovi alcuni spunti di riflessione davvero interessanti.

    Avete mai riflettuto sul concetto di libertà?

    Quanta libertà è giusto concedere a un bambino, a un ragazzo?

    E quando la libertà si trasforma in licenza?

    Vi consiglio un’illuminante libro “I ragazzi felici di Summerhill”, di Alexander Neill: l’esperienza della scuola non repressiva più famosa al mondo.

    Il libro è scritto da Alexander Neill, educatore vissuto nel novecento che ha fondato, in Inghilterra, la scuola di Summerhill.

    L’esperienza della scuola “non repressiva” di Summerhill, a cui l’autore ha dedicato la sua esistenza, è un esempio geniale di reinserimento nella società di ragazzi disadattati, il quale dimostra soprattutto che il metodo della libertà funziona.

    Perché i ragazzi della sua scuola possono definirsi felici?

    Educare i bambini facendo appello alla loro curiosità e al loro istinto: è l’insegnamento della scuola di Summerhill, che negli anni Venti del ‘900 rappresentò un’occasione educativa rivoluzionaria.
     

    Questo libro suggerisce nuovi significati alle parole amore, approvazione, libertà.

    Lo scopo dell’educatore, lo scopo della vita, è quello di lavorare con gioia e di trovare la felicità. La felicità secondo Neill significa provare interesse per la vita.

    La scuola di Sumerhill

    Che cosa succedeva in questa scuola di così speciale da renderla un caso interessante?

    Innanzitutto, le lezioni sono facoltative 😉

    I bambini possono frequentarle o farne a meno, anche per anni se così desiderano.

    C’è un orario, ma vale solo per gli insegnanti.

    Di solito i bambini sono divisi in classi a seconda dell’età, ma talvolta anche a seconda degli interessi.

    Non vengono seguiti nuovi metodi didattici poiché non si dà eccessiva importanza alla didattica in se stessa.

    Come scrive Neill:

    Il bambino deve vivere la sua vita, non quella che i suoi ansiosi genitori pensano che dovrebbe vivere e nemmeno una vita che segue i precetti di un educatore che pensa di sapere dove stia il suo bene.
    Le interferenze ed i tentativi di guida da parte degli adulti producono solamente generazioni di automi.
    Non si può insegnare ai bambini la musica, o qualsiasi altra cosa, senza mutarli in qualche modo in adulti privi di volontà propria.

    E continua:

    Se uno dei genitori ha paura del futuro, si può dare con certezza una prognosi infausta per la salute dei figli. Questa paura, abbastanza stranamente, si manifesta nel desiderare che i figli imparino più di quanto egli ha imparato. Questo tipo di genitore non si accontenta di lasciar imparare Willy a leggere quando vuole farlo, ma teme che Willy sarà un fallimento nella vita se non lo si spinge. Genitori simili non sono capaci di lasciar andare il figlio al passo che gli é congeniale. si domandano: “se mio figlio ha dodici anni non sa leggere che probabilità ha di riuscire nella vita? Se non riesce a superare gli esami di ammissione ha diciotto anni che cosa gli rimane da fare se non un lavoro subalterno?” .
    Io invece, nel caso di un bambino che non fa progressi ho imparato ad aspettare e a osservare. Non ho mai dubitato che, alla fine, se non lo si molesta e non lo si danneggia, anche lui avrà successo nella vita.

    L’autogoverno

    Summerhill è una scuola auto governata in forma democratica.

    Ogni fatto collegato alla vita sociale o di gruppo, comprese le punizioni per le offese sociali, viene deciso mediante l’assemblea generale del sabato sera.

    Ogni membro del corpo insegnante ed ogni allievo, senza riguardo per l’età dispongono di un voto.

    Come funziona l’Assemblea Generale?

    All’inizio di ogni trimestre viene eletto un presidente che durerà in carica per una nuova seduta.

    Alla fine della seduta egli nomina il suo successore e la procedura si ripete per tutto il trimestre.

    Chiunque abbia un’accusa, una lamentela, un suggerimento o una nuova legge da proporre li può esporre dinanzi all’Assemblea.

    Secondo Neill:

    Non si darà mai troppa importanza ai benefici, sotto il profilo educativo, dello spirito sociale messo in pratica nelle Assemblee. A Summerhill gli allievi lotterebbero a morte per il diritto di governarsi da soli.
    A mio parere, vale più una sola Assemblea, dal punto di vista educativo, di un’intera settimana di lezioni su argomenti scolastici.
    E’ un’eccellente palestra in cui ci s’impratichisce nei discorsi in pubblico, e dove la maggior parte dei bambini parla bene e senza timidezza.
    Ho spesso sentito, da bambini che non sapevano né leggere né scrivere, discorsi pieni di buon senso.

    Ecco l’essenza di “educare alla libertà”: educare il bambino, ascoltare e rispondere ai suoi interessi e bisogni, senza pressioni o condizionamenti.

    Bibliografia

    Neill A, (2013), I ragazzi felici di Summerhill, Edizioni Red

  • Come interpretare il disegno dell’albero e della casa dei bambini

    disegno dell'albero

    Nell’articolo precedente abbiamo visto l’importanza del disegno infantile nella crescita dei bambini.

    Disegnare, infatti, per i bambini rappresenta il modo migliore per comunicare ed esprimere il proprio mondo interiore e le emozioni.

    L’esperienza personale, dunque, entra nel disegno. 

    Saper interpretare i disegni dei bambini è molto importante, in quanto permette di capire cosa provano e cosa pensano.

    Il disegno dell’albero e della casa sono tra i disegni più comuni dei bambini.

    Vediamo insieme cosa potete osservare 😉

    Il disegno dell’albero

    L’albero disegnato diventa la proiezione del bambino che lo disegna.

    Si sviluppa verso l’alto, la parte inferiore dell’albero simbolizza l’origine della vita, l’elemento inconscio.

    La parte superiore rappresenta, invece, l’espressione dell’Io verso il mondo esterno, verso il futuro.

    Nel disegno dell’albero è possibile distinguere:

    • Un nucleo stabile, radici, fusto, rami;
    • Gli elementi di decorazione, foglio, fiori, frutta.

    Le radici sono spesso nascoste e forniscono nutrimento.

    Ancorano l’albero alla terra dandogli stabilità.

    Rappresentano, dunque, la parte più primitiva inconscia e istintuale dell’Io, e sono anche espressione del senso di sicurezza di cui il soggetto dispone, in quanto capace di radicarsi nella realtà concreta della sua esperienza esistenziale.

    Il tronco rappresenta, invece, l’Io così come si è strutturato attraverso l’esperienza evolutiva.

    Può essere un Io forte, debole, traumatizzato.

    La chioma è significativa della capacità del soggetto di entrare in relazione con l’ambiente, di espandersi nello spazio sociale.

    E’ anche indicativa della sua vita mentale, delle sue aspirazioni, dei suoi interessi ed ideali.

    Cosa osservare

    Nel disegno dell’albero è importante osservare, innanzitutto, la linea del terreno: se manca può indicare mancanza di stabilità emotiva e personale.

    Un tronco molto sottile può essere associato a persone molto sensibili e delicate.

    Al contrario, un tronco molto ampio può indicare impulsività, alta emotività e scarsa capacità di autocontrollo.

    Tronchi, invece, con irregolarità, macchie, vuoti, punte possono indicare la presenza di paure, traumi, emozioni represse, inibizione.

    La base del fusto allargata a destra può indicare prudenza, diffidenza, timidezza.

    Mentre, la base del fusto allargata a sinistra può indicare attaccamento al passato e inibizione.

    La chioma con rami può indicare una persona impulsiva, mentre se è disegnata con tante foglie può indicare una persona vivace.

    La chioma con i frutti può indicare che la persona ha degli obiettivi e dei desideri da realizzare.

    Il disegno della casa

    La casa simboleggia l’immagine di sé e rimanda all’idea di calore e di affetto famigliare.

    Se disegnata grande e accogliente, con le finestre aperte: il bambino vive rapporti positivi e buona disponibilità con il mondo esterno.

    Invece, se disegnata piccola, con porta e finestre chiuse, il bambino potrebbe non essere aperto al mondo esterno e vivere una condizione di ritiro emotivo.

    Le finestre rappresentano gli occhi sul mondo esterno, così come la porta rappresenta il contatto con il mondo esterno.

    Di grande importanza è il camino:

    • Se è presente e ha il fumo può essere indice di presenza e calore parentale;
    • Se non è presente o non ha il fumo può essere, invece, indice di carenza affettiva.

    Disegnare la casa con il recinto può significare una difficoltà di contatto con il mondo esterno.

    Molto importante è la presenza di un sentiero o di una strada che conduce alla casa: simbolo di un buon rapporto e apertura verso il mondo esterno.

    Per approfondimenti non esitate a contattarci 😉

    Bibliografia

    Ferraris O. A, (2012), Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri

  • Il disegno infantile dei bambini: ecco cosa osservare

    disegno infantile

    Il disegno infantile è un importante mezzo di comunicazione e espressione della personalità dei bambini.

    Disegnare per i bambini rappresenta il modo migliore per comunicare ed esprimere il proprio mondo interiore e le emozioni.

    Tramite il disegno, infatti, il bambino esprime se stesso, il proprio vissuto interiore, le proprie emozioni e sentimenti.

    L’esperienza personale, dunque, entra nel disegno. 

    Saper interpretare i disegni dei bambini è molto importante, in quanto ci può permettere di capire cosa provano e cosa pensano.

    Non dobbiamo però generalizzare: quello che osserviamo nei disegni dei bambini deve essere essere riferito al caso specifico che stiamo analizzando, chiedendo sempre il sostegno di un professionista esperto.

    Insieme vedremo alcune linee guida che possono essere seguite per comprendere il significato del disegno infantile. 

    Le fasi del disegno infantile

    La prima forma di comunicazione del bambino è lo scarabocchio.

    I primi disegni dei bambini sono realizzati con movimenti casuali e non controllati, il risultato sul foglio è un insieme confuso e disordinato di linee, circolari o spezzate, in cui non si individuano immagini socialmente condivise.

    Ciò che il bambino proietta sulla carta non è una copia della realtà che lo circonda, bensì la percezione delle proprie emozioni, fantasie, in rapporto con la realtà stessa.

    Gli scarabocchi hanno dei tratti comuni in tutti i bambini di una stessa età ed infatti lo sviluppo dell’attività grafica pittorica è universale.

    12-18 mesi: lo scarabocchio disordinato

    Sul foglio sono tracciati segni casuali tutti con direzioni diverse.

    I segni disordinati tenderanno a disporsi sul foglio sullo stesso lato con cui il bambino impugna il colore.

    Mentre scarabocchia il bambino muove il braccio con movimenti “centrifughi”, ovvero che partono dalla base del foglio per allontanarsi verso l’esterno, la parte superiore del foglio e la più lontana da sé.

    18-24 mesi: lo scarabocchio ordinato

    Iniziamo a riconoscere le prime forme.

    Grazie all’interazione con l’adulto e con i pari i suoi disegni casuali assumeranno un significato.

    2-3 anni: lo scarabocchio imitativo

    Durante tale fase il bambino imita i gesti che l’adulto compie sul foglio e tale processo imitativo diviene un mezzo importante per scaricare la propria energia psichica ed esprimere il “suo mondo interiore”.

    Vi è un bisogno espressivo innato di sottolineare, attraverso gli scarabocchi, l’affermazione della propria esistenza.

    Vi è una conquista sempre più consapevole del mondo e degli spazi che lo circondano.

    4-5 anni: le prime figure umane

    Assistiamo ad una compiutezza grafica espressiva nella quale si esprime una più compiuta percettività della realtà ed una risposta grafica maggiormente organizzata.

    Iniziano ad apparire nei disegni spontanei infantili i primi abbozzi di figure umane e di oggetti strutturati.

    I colori iniziano ad essere utilizzati in maniera consapevole e rappresentano una giusta imitazione della realtà circostante, che si riduce come spazi occupati sul foglio in relazione alla maggiore specificità del mondo percepita dal bambino.

    Cosa osservare

    Il foglio è lo spazio psichico entro il quale il bambino si muove.

    Per prima cosa, dovete prestare attenzione alla collocazione del disegno sul foglio.

    • Centrale: è la posizione più comune, indica un buon adattamento all’ambiente, equilibrio, sicurezza
    • Verso il lato destro: del foglio: estroversione, orientamento verso il futuro,  o ribellione;
    • Verso il lato sinistro: del foglio: introversione, egocentrismo, orientamento verso il passato, indecisione, timore;
    • In alto: rifugio nella fantasia, idealizzazione;
    • In basso: ricerca di appoggio, poca autostima, sensazione di essere schiacciati dall’ambiente;
    • Ai margini del foglio: timidezza, insicurezza, bisogno di appoggio, sostegno.

    Molto importante è la pressione sul foglio.

    • Media e costante: normale e stabile adattamento;
    • Discontinua: instabilità emotiva, ansia;
    • Pesante: tensione interna;
    • Molto leggera: insicurezza, timidezza, indecisione, introversione.

    Anche la tipologia del tratto.

    • Fermo: sicurezza di sé;
    • Incerto, discontinuo: insicurezza, scarsa autostima;
    • Ripassato: insicurezza;
    • Interrotto: insicurezza, tendenza all’isolamento.

    La figura umana

    Da non sottovalutare è anche la dimensione della figura umana.

    Ricordate che nei bambini una dimensione media e armonica viene raggiunta con l’età: entro i 12 anni circa.

    La misura della figura umana deve essere valutata in relazione alla dimensione del foglio.

    • Molto grande: riempie tutto il foglio, nei bambini al di sotto dei 6 anni è normale! Estroversione, tendenza a imporre il proprio essere;
    • Esageratamente grande: supera i bordi del foglio, irrequietezza;
    • Molto piccola: inadeguatezza, bassa autostima, ricerca di appoggio;
    • Frontale: buon adattamento, atteggiamento comunicativo positivo.

    Nei prossimi articoli vedremo cosa osservare nel disegno dell’albero e della casa 😉

    Bibliografia

    Ferraris O. A, (2012), Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri

  • Attività educative al centro estivo: quali proporre in modo educativo

    attività educative

    In questo momento ci troviamo a progettare il coordinamento pedagogico di un centro estivo che ospiterà  bambini dai 6 anni agli 11 anni.

    Vediamo insieme quali attività educative possiamo proporre ai bambini, in riferimento all’emergenza sanitaria e alle linee guida ministeriali e regionali.

    Le linee guida esprimono chiaramente la necessità di svolgere attività in piccolo gruppo e principalmente all’aria aperta.

    Attività in piccolo gruppo

    Per garantire il distanziamento fisico i bambini saranno suddivisi in piccoli gruppitenendo conto del seguente rapporto numerico bambini-operatori:

    • 3-5 anni, rapporto di un adulto ogni 5 bambini;
    • 6-11 anni, rapporto di un adulto ogni 7 bambini;
    • 12-17 anni, rapporto di un adulto ogni 10 bambini.

    I piccoli gruppi saranno definiti all’inizio del centro estivo tenendo conto del sopra citato rapporto numerico, con lo stesso educatore di riferimento per tutto lo svolgimento delle attività.

    I piccoli gruppi possono essere contraddistinti da un colore o da un simbolo, in modo da creare appartenenza, coesione e interdipendenza.

    Possono essere previsti durante la giornata momenti di condivisione tra tutti i piccoli gruppi, sicuramente in giardino, mantenendo le distanze e indossando i dispositivi di protezione individuale.

    Questo è molto importante per favorire, nonostante i distanziamenti, la socializzazione e la comunicazione tra tutti i bambini.

    Quali attività educative proporre?

    Sono da privilegiare le attività all’aria aperta, da svolgere in giardino, predisponendo angoli specifici con zone d’ombre.

    Le attività educative da proporre ai bambini devono essere principalmente pratiche, in modo da stimolare la loro mente e la loro creatività.

    Una grande attenzione, infatti, deve essere posta all’organizzazione degli spazi dove svolgere le varie attività.

    Predisporre una pluralità di spazi o angoli tematici con materiali strutturati ad hoc.

    Ecco qualche esempio 😉

    Arte e creatività

    Svolgono un ruolo importante nell’educazione dei bambini, in quanto aiutano a stimolare il pensiero, sviluppare le potenzialità, la crescita intellettuale e la capacità di risolvere i problemi in modo autonomo.

    Secondo Dewey, “l’arte è il mezzo più indicato per utilizzare, in maniera costruttiva, l’energia creativa racchiusa nel bambino”.

    L’arte coinvolge tutti i sensi del bambino e ne rafforza le competenze cognitive, socio-emozionali e multisensoriali.

    Attività motorie

    Lo sport fa bene sia al fisico che alla mente e li aiuta a crescere e svilupparsi in modo sano e armonioso.

    I bambini che lo praticano rafforzano il corpo, ma apprendono anche l’importanza di valori fondamentali come l’amicizia, la solidarietà, l’autodisciplina, la fiducia in sé stessi.

    Lo sport educa alla disciplina e all’organizzazione, insegna l’importanza dell’impegno, e incrementa l’autostima.

    Natura

    Esiste un legame speciali tra i bambini e la natura con immense potenzialità educative.

    È importante proporre ai bambini di giocare con la terra, con la sabbia, con i materiali naturali, a contatto con la natura per sviluppare la creatività.

    Valorizzare dunque le esperienze educative sullo star fuori, assumendo l’ambiente esterno come spazio di formazione, dove esperienze e conoscenze sono strettamente correlate.

    I bambini amano fare esperienze all’aria aperta, imparano meglio e prima, crescono più sicuri, creativi, indipendenti.

    Il “fuori” offre ai bambini una pluralità di stimoli per conoscere attraverso i sensi e per fare esperienze significative, conoscere e apprendere attraverso i materiali che la natura offre.

    Alimentazione e cucina

    Il cibo è una parte importante della vita dei bambini e il rapporto che si instaura con esso inizia sin dalla tenera età.

    Educare i bambini ad un’alimentazione sana è molto importante per lo sviluppo del loro benessere psicofisico.

    Promuovere laboratori di educazione alimentare, così come laboratori di cucina, è fondamentale per coltivare nei bambini un buon rapporto con il cibo, trasmettendo loro l’importanza di ogni ingrediente.

    Educazione alle emozioni

    Le emozioni sono come uno spettro di colori, ci attraversano, ma non sempre siamo capaci di dare loro un nome.

    Per questo motivo è importante imparare fin da piccoli a riconoscerle e a gestirle, per uno sviluppo equilibrato.

    I bambini provano emozioni che hanno bisogno di essere riconosciute e interpretate.

    Fondamentali sono i laboratori con tante attività dedicate all’ascolto e al dialogo sulle emozioni per educare i bambini a riconoscerle, comprenderle e gestirle.

    Disegno

    Il disegno è uno dei primi linguaggi che il bambino utilizza, solo dopo i movimenti del corpo e l’emissione di suoni.

    Nel disegno il bambino esprime se stesso e il proprio mondo interiore: da un disegno possono trasparire emozioni, che colorano la vita.

    Dietro a quello che a noi può apparire come uno scarabocchio c’è un mondo, reale o fantastico.

    Il disegno è il luogo della creatività, della conoscenza, della sperimentazione, della scoperta e dell’autoapprendimento, dove tutto parte dal gioco.

    Il disegno è una palestra per la mente, nella quale si sviluppano capacità di osservazione, con gli occhi e con le mani, e si impara a guardare la realtà con tutti i sensi.

  • Linee guida per i centri estivi: cosa fare e cosa sapere

    linee guida per i centri estivi

    Il Dipartimento per le politiche della famiglia ha pubblicato le tanto attese linee guida per i centri estivi.

    Esse contengono le regole da seguire per favorire le opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid-19.

    Il centro estivo può rispondere al diritto fondamentale dei bambini alla socialità e all’educazione e di evitare che le famiglie, soprattutto quelle più fragili, siamo lasciate sole.

    Deve, infatti, essere bilanciato:

    • Il diritto all’educazione e alla socialità dei bambini;
    • La tutela della salute loro, degli educatori e delle famiglie.

    Il tutto seguendo linee guida e buone pratiche in grado rispettare le norme di sicurezza e prevenzione.

    Il centro estivo deve basarsi su un progetto educativo e pedagogico pensato e strutturato ad hoc, per permettere ai bambini di svolgere attività educative nella più completa sicurezza e tutela.

    Un progetto pedagogico con modalità educative e soluzioni creative, responsabili e sicure per una graduale ripresa della vita sociale e all’aria aperta dei più piccoli.

    Di seguito, alcuni aspetti fondamentali presenti nelle linee guida per i centri estivi.

    Accessibilità

    Possono accedere al centro estivo i bambini che hanno compiuto i 3 anni di età.

    Per garantire l’omogeneità i bambini possono essere suddivisi in sottofasce di età, come segue:

    • 3 – 5 anni, fascia relativa alla scuola dell’infanzia;
    • 6 – 11 anni, fascia relativa alla scuola primaria;
    • 12 – 17 anni, fascia relativa alla scuola secondaria.

    Deve essere prevista una graduatoria per le iscrizioni con criteri di priorità, per garantire il sostegno ai bisogni delle famiglie con maggiori difficoltà nella conciliazione fra cura e lavoro.

    Per esempio situazioni con entrambi i genitori lavoratori, nuclei familiari monoparentali, impossibilità di smart-working, condizioni di fragilità.

    Accoglienza: criteri di entrata/uscita e triage

    Per evitare assembramenti l’ingresso dei bambini al centro estivo deve essere scaglionato ogni 10/15 minuti.

    Il punto di accoglienza è posto al di fuori della struttura, per evitare che gli adulti accompagnatori entrino negli spazi interni.

    All’ingresso deve essere prevista una vera e propria procedura di “triage”, chiedendo ai genitori o agli accompagnatori, con delega, se il bambino o l’adolescente ha avuto la febbre, tosse, difficoltà respiratoria o è stato male a casa.

    Dopo aver igienizzato le mani e verificato la temperatura corporea, il bambino può accedere alla struttura accompagnato da un operatore.

    Garantire attività a piccoli gruppi

    Per garantire il distanziamento fisico i bambini saranno suddivisi in piccoli gruppi, tenendo conto del seguente rapporto numerico bambini-operatori:

    • 3-5 anni, rapporto di un adulto ogni 5 bambini;
    • 6-11 anni, rapporto di un adulto ogni 7 bambini;
    • 12-17 anni, rapporto di un adulto ogni 10 bambini.

    I piccoli gruppi saranno definiti all’inizio del centro estivo tenendo conto del sopra citato rapporto numerico, con lo stesso educatore di riferimento per tutto lo svolgimento delle attività.

    La stabilità dei gruppi e degli operatori è fondamentale per tracciare casi potenziali di contagio.

    Privilegiare attività all’aria aperta

    Le attività all’aria aperta o “outdoor education” sono da privilegiare rispetto alle attività al chiuso, se non in casi di necessità.

    In caso di attività in spazi chiusi deve essere garantita un’abbondante aerazione dei locali, con finestre aperte per la maggior parte del tempo.

    Igiene e pulizia

    Devono essere rispettati e garantiti i principi generali di igiene e pulizia, prestando particolare attenzione al distanziamento, all’igiene delle mani e all’uso della mascherina da parte degli operatori e dei bambini sopra ai 6 anni.

    Le superfici saranno frequentemente sanificate e i bagni igienizzati dopo ogni utilizzo, garantendo una disinfezione giornaliera.

    Sarà prevista la pulizia approfondita (almeno giornaliera) delle attrezzature utilizzate, il lavaggio delle mani dopo ogni attività, attenzione alla non condivisione di posate e bicchiere da parte dei bambini.

    Selezione e formazione degli educatori

    Il personale educativo deve essere selezionato sulla base di requisiti di formazione e di esperienza, prevedendo un numero di supplenti disponibili in caso di necessità.

    Tutto il personale, prima dell’inizio delle attività con i bambini, sarà formato in merito alle norme igienico sanitarie sui temi della prevenzione del Covid-19, nonché per gli aspetti di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

    Il ruolo del coordinatore pedagogico

    Le linee guida per i centri estivi richiedono la presenza di un coordinatore pedagogico qualificato per organizzare, gestire e monitorare lo svolgimento delle attività.

    Nello specifico:

    • Coordinare lo svolgimento delle attività educative e organizzative e l’operato del personale educativo;
    • Monitorare lo svolgimento dell’esperienza educativa per valutarne l’efficacia e il rispetto degli obiettivi progettuali;
    • Supervisione  lo svolgimento delle attività in riferimento al progetto educativo;
    • Fornire agli educatori un supporto e un sostegno nello svolgimento del lavoro educativo.

    Il centro estivo necessita di una puntuale e attenta pianificazione e organizzazione degli spazi per svolgere le varie attività a piccolo gruppo.

    Noi, in qualità di pedagogisti, ci occupiamo di ideare un progetto pedagogico ad hoc con tutte le attività educative da svolgere nei centri estivi.

    Contattaci per approfondire 😉

  • I diritti dei bambini: il diritto alla socializzazione e all’inclusione

    diritti dei bambini

    I diritti dei bambini

    Nella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, approvata il 20 Novembre 1989 a New York dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

    I bambini hanno diritto alla vita, nonché diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario, hanno diritto di esprimere la propria opinione e ad essere informati.
    I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all’anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità, hanno il diritto di avere un’istruzione, hanno il diritto di giocare e il diritto ad essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso.

    La Convenzione, infatti, si basa su quattro diritti fondamentali dei bambini:

    • Nessuna discriminazione: i diritti devono essere garantiti a tutti i minori senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori;
    • Superiore interesse del minori in ogni situazione problematica;
    • Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino;
    • Ascolto delle opinioni del minore, in tutti i processi decisionali che li riguardano.

    Ma, conosciamo davvero i diritti dei bambini?

    La socializzazione primaria e secondaria

    La socializzazione primaria si realizza nel corso dei primissimi anni, soprattutto all’interno della famiglia.

    In questa fase il bambino comincia ad apprendere l’insieme delle norme e delle regole che governano la vita sociale, per cui si formano le competenze sociali di base.

    Nella socializzazione secondaria, invece, avviene il processo di formazione delle competenze specifiche necessarie allo svolgimento dei ruoli adulti.

    Si attua prevalentemente al di fuori della famiglia (scuola, chiesa, gruppo dei pari) e prosegue per tutto il ciclo di vita.

    Il diritto a socializzare

    I bambini hanno il diritto di socializzare e giocare insieme ai propri coetanei.

    Come abbiamo visto il ruolo della scuola nello sviluppo delle abilità sociali è fondamentale in quanto permette ai bambini di entrare in contatto e relazionarsi con altri bambini.

    Nel particolare momento che stiamo vivendo, dove i bambini non stanno frequentando la scuola o vedendo i coetanei, questa dimensione relazionale non è presente.

    Ciò può rappresentare un significativo problema per lo sviluppo affettivo e relazionale dei bambini.

    Nell’attesa della riapertura delle scuole o almeno dei centri estivi, ecco un consiglio 😉

    Proponete ai vostri figli tante attività pratiche e creative da fare in casa o in giardino.

    Leggete questo nostro articolo proprio in merito alle varie attività da fare in casa  https://nonsolopedagogia.it/il-gioco-educativo/

    Per approfondimenti non esitate a contattarci 😉

  • La scuola a casa: manuale di sopravvivenza per genitori e figli

    scuola a casa

    In questi primi mesi dell’anno possiamo senza dubbio parlare di “scuola a casa“.

    Compiti, lezioni, interrogazioni, spiegazioni, tutto online!

    Nell’articolo precedente abbiamo introdotto il concetto di formazione a distanza, presentandola proprio come la nuova modalità di apprendimento di questo periodo.

    L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha, infatti, portato con sé una situazione senza precedenti nel mondo della scuola e nella vita di tutti noi.

    E’ una situazione nuova per insegnanti, ragazzi e genitori, che può generare insicurezza e preoccupazione.

    Da una parte, infatti, i docenti sono impegnati, con l’ausilio degli strumenti digitali, a trovare le modalità più efficaci per promuovere l’apprendimento dei loro studenti.

    Cosa non facile ed immediata, sia per l’utilizzo delle tecnologie, sia per la messa in pratica di metodi formativi adeguati.

    Dall’altra parte, invece, i ragazzi sono catapultati in questa nuova frontiera dell’apprendimento virtuale, non senza difficoltà e richieste di impegno maggiori.

    La scuola a casa

    Oggi al centro deve esserci l’importanza di mantenere i bambini e i ragazzi impegnati e attivi all’interno del processo di apprendimento.

    Una didattica a distanza può dirsi di qualità quando è capace di produrre apprendimenti significativi e duraturi.

    Non deve essere limitata alla sola trasmissione e acquisizione di concetti e conoscenze.

    La didattica a distanza non è stampare un compito e svolgerlo.

    E’ qualcosa di più 😉

    Può essere un’opportunità e un’occasione di apprendimento e di crescita personale e culturale per tutti.

    Non bisogna, infatti, dimenticare l’aspetto di interazione e di comunicazione tra i soggetti coinvolti nei processi formativi.

    Solo così può crearsi l’apprendimento cooperativo, funzionale e di qualità.

    Consigli per genitori

    La gestione di tutto non è semplice: vi trovate a dividere con i vostri figli spazi domestici spesso troppo stretti e dotazioni tecnologiche (spesso insufficienti) per studiare e lavorare.

    Non preoccupatevi se i vostri figli perderanno parte dei programmi o resteranno indietro.

    Niente angosce, dunque, se la connessione Internet è lenta o se non c’è in casa una stampante.

    Regole e routine

    Ci sono. però, alcune regole che possono essere di aiuto per la scuola a casa.

    Poche e semplici regole, che devono però essere tutte rispettate: alzarsi dal letto, fare colazione, rifare il letto, vestirsi e presentarsi alla lezione online puntuali e in ordine.

    Mantenere, dunque, una routine mattutina come quando si va scuola!

    Approfittate poi di questa situazione inedita per prendervi del tempo in più da trascorrere con i ragazzi, ascoltare insieme della musica o discutere di un libro.

    Ridisegnate la vostra quotidianità famigliare definendo tempi e attività in modo condiviso, integrando tutte le cose da fare.

    Compiti, lezioni online, attività ricreative, attività motorie e momenti tutti insieme di condivisione 😉

    Siate presenti

    Siate presenti nella scuola a casa insieme ai vostri figli.

    Affiancate i vostri figli nello svolgimento dei compiti, ma ricordate che voi non siete insegnanti, ma educatori!

    E, in questo momento più che mai, dovete svolgere questo ruolo, aiutando i vostri figli a stare dentro il processo di apprendimento.

    Per voi può essere un modo nuovo e originale per coinvolgersi maggiormente nella relazione tra vostro figlio e la scuola.

    E forse anche per capire meglio che cosa significa, oggi, imparare e insegnare.

    Seguiteci e contattateci per approfondire nei nostri seminari questi argomenti 😉

  • Didattica a distanza e coronavirus: consigli e strategie

    didattica a distanza

    L’introduzione della didattica a distanza

    L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha introdotto la didattica a distanza.

    Essa, infatti, è diventata la “modalità scuola” a partire dal DPCM 4 marzo 2020.

    L’articolo 1, comma 1, punto g) stabilisce:

    “I dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità”.

    In questo senso, gli insegnanti devono cominciare a svolgere  le lezioni online, e non più in presenza, senza avere, a volte, le competenze e le conoscenze necessarie.

    La didattica a distanza è molto diversa da quella in presenza e richiede competenze specifiche, che approfondiremo in questo articolo.

    Da una parte, dunque, i docenti sono impegnati, con l’ausilio degli strumenti digitali, a trovare le modalità più efficaci per promuovere l’apprendimento dei loro studenti.

    Cosa non facile ed immediata, sia per l’utilizzo delle tecnologie, sia per la messa in pratica di metodi formativi adeguati.

    Dall’altra parte, invece, i ragazzi si trovano ad apprendere in modo diverso. 

    Per una didattica di qualità

    Una didattica a distanza di “qualità” è in grado di di produrre apprendimenti significativi e duraturi. 

    Non è, infatti, la semplice trasmissione di compiti ed esercitazioni. 

    I docenti devono proporre attività, materiali e compiti con strategie e metodologie diverse, innovativi.

    Molta attenzione deve essere data alle esercitazioni pratiche delle conoscenze acquisite, consentendo agli studenti un utilizzo autonomo delle tecnologie.

    In questo modo, sarà anche possibile promuovere un’educazione digitale, aiutandoli cioè a sviluppare tutte le competenze e le conoscenze per utilizzare le tecnologie in modo consapevole e critico.

    Infine, la didattica a distanza deve portare alla collaborazione tra gli studenti e all’aiuto reciproco, potenziando la relazione, anche se a distanza.

    Consigli pratici per gli insegnanti

    Scegliete i giusti materiali da condividere con gli studenti, in base agli obiettivi di apprendimento impostati.

    Proponete attività, materiali e compiti innovativi, cercando di stimolare l’apprendimento cooperativo.

    Ad esempio, create con gli studenti momenti di discussione su un argomento, oppure la risoluzione di un problema dividendoli in piccoli gruppi.

    O ancora, date loro come compito per casa proprio la risoluzione di un problema a piccolo gruppo: dovranno organizzarsi ed incontrarsi “virtualmente” e trovare insieme la soluzione.

    Sono tutti modi per cercare di mantenere vive le relazioni 😉

    Utilizzate strumenti adeguati alla didattica a distanza, integrabili tra loro.

    Ad esempio, la suite “Google for Education”, che comprende una serie di Applicazione per comunicare (messaggistica istantanea, videochiamate, e-mail), per collaborare, creare e condividere i materiali (testi, fogli di lavoro, presentazioni, test e verifiche).

    In questo modo, e con alcuni accorgimenti, è possibile utilizzare le tecnologie in modo consapevole e utile 😉

  • Il gioco educativo: quali attività pratiche e creative da fare in casa

    gioco educativo

    Il gioco educativo è fondamentale per uno sviluppo sereno ed equilibrato del bambino.

    Conoscere e comprendere questo suo lato educativo è molto importante per proporre ai bambini attività pratiche e creative.

    In grado, cioè, di stimolare la loro mente e la loro creatività.

    Tutto ciò acquista un significato maggiore in questo particolare momento di emergenza sanitaria, dove i bambini sono costretti a trascorrere le giornate in casa.

    Non possono, infatti, andare a scuola, praticare sport o attività del tempo libero.

    Il gioco educativo

    Il gioco possiede una straordinaria valenza educativa. 

    Incrementa, infatti, varie funzioni, quali:

    • Cognitiva, ovvero le capacità pratiche e le conoscenze;
    • Emotiva, ovvero le capacità di gestire i conflitti;
    • Socializzante, in quanto permette di entrare in contatto con gli altri.

    Il gioco costituisce una parte integrante del suo mondo.

    Rappresenta, infatti, il suo modo di comunicare e il mezzo di scambio con cui include ed insieme domina la realtà circostante.

    Giocare permette al bambino di costruire progressivamente la sua identità, stimolando l’acquisizione di abilità sociali e relazionali. 

    Stadi di sviluppo del gioco

    In quanto strumento di crescita e di formazione, il gioco educativo può avere obiettivi differenti e può sviluppare competenze e abilità specifiche, in base alla fascia di età dei bambini a cui si rivolge.

    Ad ogni fascia di età, infatti, corrispondono capacità e abilità diverse, ad esempio:

    • La coordinazione;
    • La memoria;
    • L’associazione di idee;
    • La manipolazione.

    Starà quindi ad ogni educatore scegliere un gioco che sia adatto all’età dei bambini a cui è rivolto e calibrare la quantità di stimoli, regole e metodi educativi in base alle loro caratteristiche ed esigenze.

    Dalla nascita ai 2 anni

    Il primo stadio corrisponde allo stadio senso motorio, con giochi di esercizi volti proprio a sviluppare le capacità e l’intelligenza senso motoria.

    Qui sono da preferire giochi sensoriali di manipolazione e il gioco dei travasi con vari materiali per sviluppare la motricità fine, la concentrazione e la coordinazione.

    Dai 2 ai 7 anni

    In questo stadio si sviluppa l’intelligenza pre-operatoria, per cui il bambino inizia a comprendere la realtà che gli sta intorno ed avverte il desiderio di rappresentarla a suo modo.

    Il bambino inizia a sperimentare, infatti, il gioco simbolico, inteso proprio come modalità di relazione e di sperimentazione della realtà.

    Qui sono da preferire i giochi motori e di movimento, i giochi di memoria e di coordinazione.

    Dai 7 agli 11 anni

    Questo è lo stadio operatorio concreto e formale, in quanto il bambino è in grado di fare piccoli ragionamenti e inferenze.

    I bambini iniziano a sentire il bisogno di giochi più strutturati e progettati che prevedano anche la partecipazione degli adulti o dei coetanei.

    Nel Quarto Modulo del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi” vedremo tutto questo!

    Di cosa parleremo

    Nella prima parte viene presentato il gioco educativo, con le sue caratteristiche e funzioni, focalizzando l’attenzione sull’importanza di differenziare e proporre i giochi in base all’età del bambino, in quanto ogni età ha bisogni e competenze differenti.

    Nella seconda parte vengono presentate le attività e i giochi da proporre ai bambini per fascia di età, con consigli e spunti pratici, facendo particolare riferimento all’arte di diversificare le varie attività.

    L’ultima parte, invece, è costituita da approfondimenti, teorici e pratici, su alcune attività e giochi che permettono lo sviluppo di particolari competenze e abilità nei bambini: dai giochi di manipolazione e di costruzione, ai giochi motori e sensoriali, fino al gioco simbolico.

    Non esitate a scriverci per informazioni.

    Vi aspettiamo!!

    Bibliografia

    Shaffer H. R, (2004), Psicologia dello sviluppo. Un’introduzione, Raffaello Cortina Editori

    Garvey C, (2009), Il gioco. L’attività ludica come apprendimento, Armando Editore

  • Regole, tempi e routine: consigli pratici per organizzare la giornata

    organizzare la giornata

    In questo particolare momento che stiamo vivendo è molto importante trovare una nuova routine e organizzare la nostra giornata in casa al meglio.

    I bambini sono a casa da scuola, non possono praticare sport, le attività del tempo libero o vedere gli amici.

    Ciò ha, dunque, modificato le routine famigliari, scolastiche e lavorative e ha sollevato in tantissimi genitori domande, dubbi e incertezze rispetto al benessere e la sicurezza dei loro bambini.

    L’assenza dalla scuola e la ridotta socialità possono generare in loro ansia e paura.

    In questi casi, le regole e le routine sono ancora più importanti per il benessere e la sicurezza dei bambini.

    Mantenere una routine e organizzare la giornata al meglio possono, infatti, aiutare a dare calma e serenità ai bambini.

    Il ruolo di regole e routine

    Creare e instaurare delle routine con i bambini è molto importante e lo è, soprattutto, in questo momento dove le abitudini quotidiani sono cambiate in modo molto veloce.

    Una routine altro non è che una sequenza di attività che si ripete nel tempo, in modo prevedibile.

    Essa, in questo senso, è rassicurante e riduce moltissimo l’ansia del non sapere che cosa accadrà.

    Proprio perché è prevedibile e organizzata ci permette di affrontare il cambiamento o gli eventi stressanti; questo vale anche per i bambini.

    La routine rende l’ambiente comprensibile al bambino, così è in grado di interiorizzare ciò che viene prima e ciò che viene dopo.

    L’importanza di mantenere una routine

    Gli orari e le attività vanno riprogrammati e ridefiniti e sarà necessario definire una nuova routine famigliare, incastrando tutte le attività e i compiti di ogni membro della famiglia.

    Cercate di rispettare comunque gli orari e le vostre principali abitudini, cercando di mantenere una certa regolarità, in modo da non perdere il ritmo quotidiano.

    Cercate, quindi, di rispettare l’orario della sveglia mattutina, possibilmente sempre allo stesso orario, e dei pasti.

    Inoltre, ricordate di coinvolgere i vostri figli nella programmazione delle attività della giornata: chiedete anche a loro come pianificare le varie attività e ascoltateli, si sentiranno partecipi e responsabili.

    Sentendosi partecipi saranno anche più propensi a rispettare volentieri 😉

    Fate anche insieme a loro un bel cartellone con raffigurate le cose da fare durante la giornata e i tempi da rispettare.

    Ed è proprio di regole, routine e tempi che parleremo nel Modulo 2 del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi”.

    Di cosa parleremo

    Nella prima parte di questo modulo viene descritto il concetto di regola, fondamentale in educazione, le sue caratteristiche e le sue funzioni nella crescita e nello sviluppo dei bambini.

    Dare regole chiare e comprensibili, ma soprattutto condivise e partecipate, è fondamentale per uno sviluppo positivo e coerente.

    Vedremo insieme come è possibile definire delle regole partecipate, con tanti consigli e strumenti pratici.

    Nella seconda parte, invece, viene descritto il concetto di routine, le sue caratteristiche e la sua funzione, focalizzando l’attenzione su come è possibile instaurare routine positive e come organizzare al meglio i tempi e le attività della giornata.

    La terza parte è dedicata al cambiamento e alle emergenze che possono modificare le routine quotidiane già presenti, come sta accadendo in questo particolare momento.

    Viene, dunque, presentato, con consigli e strumenti pratici, come modificare regole, routine e ridisegnare la giornata per fronteggiare la particolare emergenza che stiamo vivendo e che ci obbliga a stare tutti in casa.

    I risultati attesi sono proprio quelli di:

    • Conoscere l’approccio educativo alle regole e alle routine positive;
    • Organizzare la giornata al meglio;
    • Essere in grado di instaurare routine positive e funzionali e ridisegnare regole, tempi e routine in situazioni di emergenza.

    incontri formativi

    Per informazioni scriveteci 😉

    Vi aspettiamo!

  • Gestione dell’ansia: come riconoscere i segnali e quali strategie utilizzare

    gestione dell'ansia

    Stiamo vivendo un periodo delicato e impegnativo.

    In questi giorni, di emergenza sanitaria e psicologica, infatti, la gestione dell’ansia e della paura possono risultare più difficili.

    Potremmo, dunque, scoprirci nervosi, più irritabili e scontrosi nei confronti degli altri.

    Emozioni quali l’ansia e la paura possono entrare a far parte delle nostre giornate.

    Questo è normale: è una risposta della nostra mente e del nostro corpo ai cambiamenti e alle situazioni in cui avvertiamo incertezze e confusione.

    L’ansia, come anche la paura, ha, dunque, un ruolo adattivo, in quanto ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare una minaccia o, in alternativa, fuggire da essa.

    Un adeguato grado di ansia ci permette, infatti, di essere più performanti, di mantenerci in allerta quando avvertiamo un pericolo e di affrontare una situazione di emergenza facendo leva sulle nostre risorse, potenzialità e resilienza.

    L’ansia può essere una forza.

    Quando l’ansia diventa nostra nemica

    Qualora l’allerta tendesse a mantenersi e ad aumentare nel tempo, potrebbe impedirci di vivere in serenità ed interferire quindi negativamente nella nostra quotidianità.

    L’ansia si nutre delle nostre energie, e il suo potere è capace di crescere al punto da riempire ogni singolo aspetto della vita di chi ne soffre.

    Perché succede questo?

    Perché chi soffre d’ansia è talmente schiacciato da questa emozione che, non riuscendo a combatterla, è costretto ad assorbirla.

    Ma quanto questo è produttivo?

    Serve davvero “combattere” l’ansia?

    Queste sono domande che dobbiamo porci per comprendere al meglio cosa è l’ansia e quali sono gli strumenti che abbiamo per gestirla.

    “Come” ti rendi ansioso?

    E non “cosa” ti mette ansia.

    Lo sguardo in questo modo è rivolto all’interno e la gestione dell’ansia diventa possibile.

    La persona diventa responsabile della propria ansia e allo stesso tempo è maggiormente capace di riconoscerla, distinguerla dalle altre emozioni e gestirla.

    Ridimensionare l’ansia, fare attenzione al linguaggio che si usa per descriverla e imparare a  circoscriverla sono solo alcune delle strategie da utilizzare per modulare per la gestione dell’ansia.

    Bisogna affrontare le cause della propria ansia.

    Scappare non è possibile, è necessario risalire all’origine del problema, trovarlo e cercare una soluzione.

    Questo a volte richiede molto tempo ed è per questo che è importante avere anche delle soluzioni efficaci nell’immediato, utili e pratiche per affrontare le situazione di emergenza e che ci permettono di vivere il cambiamento come un’opportunità.

    E’ proprio di questo che parleremo nel Modulo 1 del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi”.

    Di cosa parleremo

    In questo modulo verrà descritta nella prima parte l’ansia e gli aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi ad essa connessa.

    Sarà, infatti, distinta l’ansia dalla sensazione di paura, stabilendo quando la persona riesce ad associare il proprio stato con una causa specifica e quando no; sono diversi i sistemi per ridurre lo stato di ansia che in alcuni casi può diventare un vero disagio, influenzando negativamente la vita quotidiana.

    Tali sistemi e tecniche saranno descritti a livello teorico nella seconda parte del modulo presentato, delineando alcune tecniche di respirazione efficaci per ridurre il livello di stress e per migliorare la nostra salute.

    La terza parte è interamente pratica/esperienziale e verranno illustrate differenti modalità di gestione dell’ansia e della paura (attività di rilassamento, ricreative e di scrittura).

    Gli obiettivi sono proprio quelli di:

    • Riconoscere i propri stati emotivi;
    • Imparare a gestire l’ansia e la paura;
    • Apprendere ed utilizzare tecniche di rilassamento e di gestione dell’ansia efficaci e positive;

    incontri formativi

    Scrivete per informazioni o chiarimenti.

    Vi aspettiamo!

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