Perché è importante studiare lo sviluppo dei bambini?
Perché è necessario conoscere le tappe e l’evoluzione del loro sviluppo psico-fisico, emotivo e linguistico?
Quale disciplina si occupa di questo studio?
Quando si diventa genitori ci si domanda di continuo che cosa aspettarsi dalla crescita del proprio bambino: quando comincerà a camminare, quando dirà le prime parole.
Esistono delle fasi di crescita, della tappe evolutive, degli intervalli temporali, da non prendere però alla lettera, in cui i bambini tendono ad acquisire determinate capacità.
Occorre sempre ricordare che ogni bambino ha i propri tempi e i propri ritmi di crescita, non bisogna mettergli fretta, ma aspettare e rispettare i loro tempi, incoraggiandoli e sostenendoli.
In questo articolo si vuole offrire un approfondimento sullo sviluppo emotivo dei bambini e sul linguaggio delle emozioni, toccando le tappe evolutive di tale sviluppo.
La psicologia dello sviluppo
La psicologia dello sviluppo è lo studio scientifico del comportamento e dello sviluppo dei bambini, che ha come obiettivo quello di costruire una base di conoscenze per comprendere la natura dell’infanzia, ma anche le caratteristiche distintive dei bambini.
L’infanzia è un processo di continuo cambiamento e ciò che si vuole definire sono le tappe dello sviluppo.
Le pietre miliari dello sviluppo però assumono forme diverse.
Alcune sono palesi, come l’età in cui i bambini imparare a camminare o a parlare, altre sono meno ovvie, perché si riferiscono ad aspetti meno evidenti.
Quello che si cerca di stabilire è la fascia di età in cui la maggior parte dei bambini dimostra, per la prima volta, di aver acquisito un’abilità e, sulla base della regola individuata, seguire il progresso dei singoli bambini.
Tenendo sempre presente che ogni bambino è unico.
Ciò significa che lo sviluppo delle varie abilità non è uguale per tutti i bambini: alcuni possono essere più precoci, altri più tardivi.
Per un genitore è indispensabile conoscere l’evoluzione e le fasi di crescita dei bambini, dallo sviluppo emotivo, cognitivo, sociale a quello linguistico.
Lo sviluppo emotivo dei bambini
Cominciamo con una definizione dell’emozione: “l’emozione è una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali”.
C’è sempre un evento scatenante specifico per ogni emozione, così come ci sono sempre cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali.
Le emozioni sono il costante sottofondo delle nostre esperienze quotidiane, eppure la scienza ha mostrato sempre un’estrema lentezza a passarle al microscopio.
Al contrario delle funzioni cognitive, le emozioni riguardano il sistema nervoso autonomo, una parte cioè più primitiva, più remota della nostra struttura.
Le emozioni sono importanti per lo sviluppo dei bambini, sia dal punto di vista psico-fisico sia dell’adattamento sociale.
Hanno funzioni positive, non sono elementi di disturbo all’interno del sistema: servono per comunicare i propri bisogni ed esigenze agli altri, hanno una valore di sopravvivenza e svolgono funzioni utili per la regolazione interpersonale.
I bambini si avvicinano alle emozioni nel contesto relazionale: le relazioni interpersonali sono inevitabilmente questioni emotive.
E’ proprio durante l’interazione con gli altri che i bambini hanno l’opportunità di osservare come le altre persone maneggiano i propri sentimenti, ma anche, soprattutto, come il loro comportamento emotivo influisce sugli altri.
La consapevolezza del proprio stato emotivo
I bambini devono:
- Imparare che in certe situazioni possono provare rabbia, in altre paura o felicità;
- Saper identificare queste circostanze;
- Comprendere cosa si prova interiormente quando si è in preda di certe emozioni, come le si manifesta all’esterno;
- Riconoscerle per poterle verbalizzare.
Tutto ciò implica un certo grado di consapevolezza di sé, cioè la capacità di rimanere in disparte e monitorare i propri sentimenti e il proprio comportamento; un traguardo sofisticato nella sua forma più evoluta, sebbene gli inizi si possono osservare già in età precoce.
Controllare l’espressione delle proprie emozioni
Lo sviluppo emotivo dei bambini è basato su fondamenta biologiche comuni; il suo corso successivo è forgiato dalle diverse esperienze sociali.
Il modo in cui le emozioni vengono manifestate può differenziarsi radicalmente da una società all’altra.
Ogni società ha elaborato regole proprie sulle modalità socialmente accettabili di espressione delle emozioni, sia su quelle negative sia su quelle positive.
Trasmettere queste regole ai bambini è un aspetto molto importante della socializzazione.
I bambini, ovviamente, apprendono i primi fondamenti sulle emozioni nel contesto familiare: come esprimerle, come possono manifestarsi e sul tipo di azioni da prendere quando compaiono determinate emozioni.
Il tipo di relazione che i piccoli instaurano con le figure di attaccamento determinano il modo e la misura in cui avrà luogo la loro socializzazione emotiva.
Le lezioni impartite dai genitori vengono immagazzinate e trasferite, negli anni successivi, ad altre relazioni, per diventare parte dello stile affettivo di ogni individuo.
Riflettere sulle emozioni
I bambini, con gli anni, dedicano una porzione sempre crescente di tempo a riflettere sulle emozioni, oltre che a viverle.
Cercano di comprendere che cosa significhi per loro stessi e per altre persone, essere coinvolti in episodi emotivi, e di conseguenza formulano teorie sulla natura e sulle cause dei sentimenti.
All’inizio le teorie sono piuttosto primitive, per poi assumere una forma sempre più sofisticata. i bambini comprendono che le emozioni implicano anche stati emotivi interiori.
Con l’età, dunque, i bambini passano da una concezione comportamentale a una concezione mentalistica.
Acquisiscono la cosiddetta teoria della mente: la comprensione del fatto che gli altri hanno un mondo interiore e l’abilità di descrivere quel mondo come tratto distintivo di ciascun individuo.
Tale comprensione si sviluppa notevolmente nel periodo prescolare perché i bambini sono sempre più abili nel generare teorie che li aiutino a prevedere i sentimenti altrui.
Al più tardi a sei anni, i bambini hanno acquisito la capacità di comprendere lo stato mentale di un’altra persona.
Il linguaggio delle emozioni
Quando imparano a parlare, lo sviluppo emotivo dei bambini assume una dimensione del tutto nuova.
Ora le emozioni possono diventare oggetto di riflessione: grazie alla capacità di definire i sentimenti che provano, possono separarsene, riflettere su di esse ed esternare quanto avviene nel loro intimo.
Ora che possiedono le parole delle emozioni, i bambini possono avventurarsi in discussioni sul tema.
Da un lato, possono comunicare ad altri il proprio stato d’animo, dall’altro possono ascoltare le descrizioni che altre persone fanno dei propri sentimenti.
Possono dunque condividere le emozioni e comprenderne la natura, le cause, le conseguenze e le modalità per maneggiarle; impresa che diventa più facile quando si dispone dello strumento verbale.
Verso il secondo anno i bambini iniziano ad utilizzare le parole, come semplice commento, che esprimono i sentimenti: parole come felice, triste, arrabbiato e spaventato compaiono nei discorsi dei bambini.
Durante il terzo anno di vita, l’uso di termini che indicano lo stato emotivo aumenta di quantità fino ad arrivare ai sei anni in cui usano abitualmente parole come agitato, spaventato o infastidito.
Già a tre anni inoltre i bambini sono in grado di parlare non solo dei propri sentimenti, ma anche delle emozioni di altre persone.
Nel periodo prescolare, la verbalizzazione delle emozioni acquista rapidamente accuratezza, chiarezza e complessità, iniziando a riferire le cause dei sentimenti di altre persone.
I bambini già dai due anni si interessano alla comprensione delle emozioni, indagando il motivo per cui le persone si comportano in un determinato modo.
Questo interesse a conversare sulle emozioni si sviluppa durante l’interazione sociale e svolge numerose funzioni:
- Permette ai bambini di affrontare le proprie emozioni;
- Favorisce la comprensione di una vasta gamma di sentimenti;
- Consente di comprendere la natura e le circostanze delle relazioni interpersonali;
- Permette di condividere le esperienze emotive con altre persone;
- Spiega il comportamento proprio e degli altri.
A tempo debito i bambini devono apprendere la competenza emotiva; è un concetto usato per definire l’abilità di maneggiare le proprie emozioni e riconoscere e affrontare le emozioni altrui.
Essere in grado di maneggiare le proprie emozioni, regolarle, controllarle, modificare i propri impulsi è essenziale per un corretto e adeguato funzionamento emotivo.
Naturalmente la competenza emotiva deve essere sempre valutata in base all’età della persona, segue cioè delle tappe specifiche di sviluppo, fino a raggiungere la piena maturità.
Bibliografia
Shaffer R. H, (2004), Psicologia dello sviluppo. Un’introduzione, Raffaello Cortina Editore