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consulenza pedagogica

  • Per una educazione dei figli all’attesa e alla pazienza

    educazione dei figli

    Educazione dei figli è un tema che interessa tutti noi: genitori, insegnanti, nonni, fratelli, sorelli, zii.

    In questo articolo vogliamo parlarvi dell’attesa e della pazienza, due abilità molto importanti da sviluppare e potenziare.

    Ai bambini si richiede di attendere sempre, senza però aiutarli a comprendere perché devono aspettare o che cosa realmente significhi la parola attesa. L’attesa dunque è soltanto una richiesta.

    In molte situazioni della vita quotidiana saper attendere il proprio turno, aspettare, sono importanti regole per una buona convivenza sociale e per il rispetto delle altre persone.

    All’asilo i bambini devono aspettare per utilizzare un gioco che sta usando un altro bambino, al parco giochi devono aspettare per andare sullo scivolo o sull’altalena..

    Ma come fanno ad imparare ad attendere se non gli viene insegnato con l’esperienza?

    Come aiutare, dunque, il bambino ad imparare il valore dell’attesa?

    In quanto abilità, devono essere imparate e apprese con il tempo, cominciando da piccoli 😉

    Per una educazione dei figli alla pazienza

    I bambini molto piccoli sono guidati dall’impulsività e non hanno ancora sviluppato una volontà cosciente.

    Non hanno, inoltre, chiaro il concetto di tempo e di attesa: se diciamo ad un bambino, per esempio, domani andiamo al parco, per loro la parola domani è adesso.

    Infatti, vi chiederanno “è arrivato domani?” “andiamo adesso” “e adesso?”, senza rendersi conto che in realtà sono passati solo cinque minuti.

    Possiamo però, con alcune strategie pedagogiche, cominciare a gettare le basi del processo di sviluppo di questa capacità di attendere 😉

    Saper aspettare aiuta i bambini a misurarsi con i loro desideri e le loro aspettative.

    L’attesa, infatti, porta al compimento dei nostri desideri ed è proprio ciò che li rende così belli e soddisfacenti. Se non ci fosse l’attesa non ci sarebbe il gusto!

    Per aiutare i bambini ad allenarsi all’attesa è importante insegnargli a gustare gli elementi che anticipano la gratificazione cercando, dunque, di “anticipare” nella propria mente la meta tanto attesa.

    La capacità di aspettare e farsi aspettative è legata al fantasticare e pensare e, in questo senso, aiuta ad allenare nel bambino la capacità di pensare.

    E’ nell’attesa, inoltre, che i bambini imparano a gestire la frustrazione alimentando l’autocontrollo e il rispetto per l’altro.

    Se ricevono tutto subito continueranno a vivere l’attesa con insofferenza, insoddisfazione e frustrazione.

    Imparare a supportare la frustrazione dell’attesa aiuta i bambini a rafforzare la loro crescita psicologica e il rispetto degli altri, piccoli e grandi.

    Perché l’attesa è importante

    La capacità di attendere è indispensabile per affinare la capacità introspettiva e analitica e per sperimentare diverse abilità:

    • Osservare con attenzione le situazioni che stiamo vivendo e cogliere tutti i dettagli;
    • Individuare le differenze e concentrarsi sui diversi aspetti;
    • Comprendere e rispettare i bisogni altrui.

    Attendere significare “stare”, essere presenti, esserci. 

    Aspettare vuol dire “dare e prendersi tempo”.

    In questo, molto importante è dare ai bambini il buon esempio 😉

    Ritagliatevi il tempo per stare con i vostri figli in tranquillità senza fretta, durante il weekend ad esempio. Cercate poi di recuperare l’opportunità e la ricchezza che ci concedono l’attendere e l’aspettare. Non ve ne pentirete!

  • Educare alla libertà: alcuni interessanti spunti di riflessione

    educare alla libertà

    Oggi voglio parlarvi del concetto di “educare alla libertà“, fornendovi alcuni spunti di riflessione davvero interessanti.

    Avete mai riflettuto sul concetto di libertà?

    Quanta libertà è giusto concedere a un bambino, a un ragazzo?

    E quando la libertà si trasforma in licenza?

    Vi consiglio un’illuminante libro “I ragazzi felici di Summerhill”, di Alexander Neill: l’esperienza della scuola non repressiva più famosa al mondo.

    Il libro è scritto da Alexander Neill, educatore vissuto nel novecento che ha fondato, in Inghilterra, la scuola di Summerhill.

    L’esperienza della scuola “non repressiva” di Summerhill, a cui l’autore ha dedicato la sua esistenza, è un esempio geniale di reinserimento nella società di ragazzi disadattati, il quale dimostra soprattutto che il metodo della libertà funziona.

    Perché i ragazzi della sua scuola possono definirsi felici?

    Educare i bambini facendo appello alla loro curiosità e al loro istinto: è l’insegnamento della scuola di Summerhill, che negli anni Venti del ‘900 rappresentò un’occasione educativa rivoluzionaria.
     

    Questo libro suggerisce nuovi significati alle parole amore, approvazione, libertà.

    Lo scopo dell’educatore, lo scopo della vita, è quello di lavorare con gioia e di trovare la felicità. La felicità secondo Neill significa provare interesse per la vita.

    La scuola di Sumerhill

    Che cosa succedeva in questa scuola di così speciale da renderla un caso interessante?

    Innanzitutto, le lezioni sono facoltative 😉

    I bambini possono frequentarle o farne a meno, anche per anni se così desiderano.

    C’è un orario, ma vale solo per gli insegnanti.

    Di solito i bambini sono divisi in classi a seconda dell’età, ma talvolta anche a seconda degli interessi.

    Non vengono seguiti nuovi metodi didattici poiché non si dà eccessiva importanza alla didattica in se stessa.

    Come scrive Neill:

    Il bambino deve vivere la sua vita, non quella che i suoi ansiosi genitori pensano che dovrebbe vivere e nemmeno una vita che segue i precetti di un educatore che pensa di sapere dove stia il suo bene.
    Le interferenze ed i tentativi di guida da parte degli adulti producono solamente generazioni di automi.
    Non si può insegnare ai bambini la musica, o qualsiasi altra cosa, senza mutarli in qualche modo in adulti privi di volontà propria.

    E continua:

    Se uno dei genitori ha paura del futuro, si può dare con certezza una prognosi infausta per la salute dei figli. Questa paura, abbastanza stranamente, si manifesta nel desiderare che i figli imparino più di quanto egli ha imparato. Questo tipo di genitore non si accontenta di lasciar imparare Willy a leggere quando vuole farlo, ma teme che Willy sarà un fallimento nella vita se non lo si spinge. Genitori simili non sono capaci di lasciar andare il figlio al passo che gli é congeniale. si domandano: “se mio figlio ha dodici anni non sa leggere che probabilità ha di riuscire nella vita? Se non riesce a superare gli esami di ammissione ha diciotto anni che cosa gli rimane da fare se non un lavoro subalterno?” .
    Io invece, nel caso di un bambino che non fa progressi ho imparato ad aspettare e a osservare. Non ho mai dubitato che, alla fine, se non lo si molesta e non lo si danneggia, anche lui avrà successo nella vita.

    L’autogoverno

    Summerhill è una scuola auto governata in forma democratica.

    Ogni fatto collegato alla vita sociale o di gruppo, comprese le punizioni per le offese sociali, viene deciso mediante l’assemblea generale del sabato sera.

    Ogni membro del corpo insegnante ed ogni allievo, senza riguardo per l’età dispongono di un voto.

    Come funziona l’Assemblea Generale?

    All’inizio di ogni trimestre viene eletto un presidente che durerà in carica per una nuova seduta.

    Alla fine della seduta egli nomina il suo successore e la procedura si ripete per tutto il trimestre.

    Chiunque abbia un’accusa, una lamentela, un suggerimento o una nuova legge da proporre li può esporre dinanzi all’Assemblea.

    Secondo Neill:

    Non si darà mai troppa importanza ai benefici, sotto il profilo educativo, dello spirito sociale messo in pratica nelle Assemblee. A Summerhill gli allievi lotterebbero a morte per il diritto di governarsi da soli.
    A mio parere, vale più una sola Assemblea, dal punto di vista educativo, di un’intera settimana di lezioni su argomenti scolastici.
    E’ un’eccellente palestra in cui ci s’impratichisce nei discorsi in pubblico, e dove la maggior parte dei bambini parla bene e senza timidezza.
    Ho spesso sentito, da bambini che non sapevano né leggere né scrivere, discorsi pieni di buon senso.

    Ecco l’essenza di “educare alla libertà”: educare il bambino, ascoltare e rispondere ai suoi interessi e bisogni, senza pressioni o condizionamenti.

    Bibliografia

    Neill A, (2013), I ragazzi felici di Summerhill, Edizioni Red

  • Il gioco educativo: quali attività pratiche e creative da fare in casa

    gioco educativo

    Il gioco educativo è fondamentale per uno sviluppo sereno ed equilibrato del bambino.

    Conoscere e comprendere questo suo lato educativo è molto importante per proporre ai bambini attività pratiche e creative.

    In grado, cioè, di stimolare la loro mente e la loro creatività.

    Tutto ciò acquista un significato maggiore in questo particolare momento di emergenza sanitaria, dove i bambini sono costretti a trascorrere le giornate in casa.

    Non possono, infatti, andare a scuola, praticare sport o attività del tempo libero.

    Il gioco educativo

    Il gioco possiede una straordinaria valenza educativa. 

    Incrementa, infatti, varie funzioni, quali:

    • Cognitiva, ovvero le capacità pratiche e le conoscenze;
    • Emotiva, ovvero le capacità di gestire i conflitti;
    • Socializzante, in quanto permette di entrare in contatto con gli altri.

    Il gioco costituisce una parte integrante del suo mondo.

    Rappresenta, infatti, il suo modo di comunicare e il mezzo di scambio con cui include ed insieme domina la realtà circostante.

    Giocare permette al bambino di costruire progressivamente la sua identità, stimolando l’acquisizione di abilità sociali e relazionali. 

    Stadi di sviluppo del gioco

    In quanto strumento di crescita e di formazione, il gioco educativo può avere obiettivi differenti e può sviluppare competenze e abilità specifiche, in base alla fascia di età dei bambini a cui si rivolge.

    Ad ogni fascia di età, infatti, corrispondono capacità e abilità diverse, ad esempio:

    • La coordinazione;
    • La memoria;
    • L’associazione di idee;
    • La manipolazione.

    Starà quindi ad ogni educatore scegliere un gioco che sia adatto all’età dei bambini a cui è rivolto e calibrare la quantità di stimoli, regole e metodi educativi in base alle loro caratteristiche ed esigenze.

    Dalla nascita ai 2 anni

    Il primo stadio corrisponde allo stadio senso motorio, con giochi di esercizi volti proprio a sviluppare le capacità e l’intelligenza senso motoria.

    Qui sono da preferire giochi sensoriali di manipolazione e il gioco dei travasi con vari materiali per sviluppare la motricità fine, la concentrazione e la coordinazione.

    Dai 2 ai 7 anni

    In questo stadio si sviluppa l’intelligenza pre-operatoria, per cui il bambino inizia a comprendere la realtà che gli sta intorno ed avverte il desiderio di rappresentarla a suo modo.

    Il bambino inizia a sperimentare, infatti, il gioco simbolico, inteso proprio come modalità di relazione e di sperimentazione della realtà.

    Qui sono da preferire i giochi motori e di movimento, i giochi di memoria e di coordinazione.

    Dai 7 agli 11 anni

    Questo è lo stadio operatorio concreto e formale, in quanto il bambino è in grado di fare piccoli ragionamenti e inferenze.

    I bambini iniziano a sentire il bisogno di giochi più strutturati e progettati che prevedano anche la partecipazione degli adulti o dei coetanei.

    Nel Quarto Modulo del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi” vedremo tutto questo!

    Di cosa parleremo

    Nella prima parte viene presentato il gioco educativo, con le sue caratteristiche e funzioni, focalizzando l’attenzione sull’importanza di differenziare e proporre i giochi in base all’età del bambino, in quanto ogni età ha bisogni e competenze differenti.

    Nella seconda parte vengono presentate le attività e i giochi da proporre ai bambini per fascia di età, con consigli e spunti pratici, facendo particolare riferimento all’arte di diversificare le varie attività.

    L’ultima parte, invece, è costituita da approfondimenti, teorici e pratici, su alcune attività e giochi che permettono lo sviluppo di particolari competenze e abilità nei bambini: dai giochi di manipolazione e di costruzione, ai giochi motori e sensoriali, fino al gioco simbolico.

    Non esitate a scriverci per informazioni.

    Vi aspettiamo!!

    Bibliografia

    Shaffer H. R, (2004), Psicologia dello sviluppo. Un’introduzione, Raffaello Cortina Editori

    Garvey C, (2009), Il gioco. L’attività ludica come apprendimento, Armando Editore

  • Regole, tempi e routine: consigli pratici per organizzare la giornata

    organizzare la giornata

    In questo particolare momento che stiamo vivendo è molto importante trovare una nuova routine e organizzare la nostra giornata in casa al meglio.

    I bambini sono a casa da scuola, non possono praticare sport, le attività del tempo libero o vedere gli amici.

    Ciò ha, dunque, modificato le routine famigliari, scolastiche e lavorative e ha sollevato in tantissimi genitori domande, dubbi e incertezze rispetto al benessere e la sicurezza dei loro bambini.

    L’assenza dalla scuola e la ridotta socialità possono generare in loro ansia e paura.

    In questi casi, le regole e le routine sono ancora più importanti per il benessere e la sicurezza dei bambini.

    Mantenere una routine e organizzare la giornata al meglio possono, infatti, aiutare a dare calma e serenità ai bambini.

    Il ruolo di regole e routine

    Creare e instaurare delle routine con i bambini è molto importante e lo è, soprattutto, in questo momento dove le abitudini quotidiani sono cambiate in modo molto veloce.

    Una routine altro non è che una sequenza di attività che si ripete nel tempo, in modo prevedibile.

    Essa, in questo senso, è rassicurante e riduce moltissimo l’ansia del non sapere che cosa accadrà.

    Proprio perché è prevedibile e organizzata ci permette di affrontare il cambiamento o gli eventi stressanti; questo vale anche per i bambini.

    La routine rende l’ambiente comprensibile al bambino, così è in grado di interiorizzare ciò che viene prima e ciò che viene dopo.

    L’importanza di mantenere una routine

    Gli orari e le attività vanno riprogrammati e ridefiniti e sarà necessario definire una nuova routine famigliare, incastrando tutte le attività e i compiti di ogni membro della famiglia.

    Cercate di rispettare comunque gli orari e le vostre principali abitudini, cercando di mantenere una certa regolarità, in modo da non perdere il ritmo quotidiano.

    Cercate, quindi, di rispettare l’orario della sveglia mattutina, possibilmente sempre allo stesso orario, e dei pasti.

    Inoltre, ricordate di coinvolgere i vostri figli nella programmazione delle attività della giornata: chiedete anche a loro come pianificare le varie attività e ascoltateli, si sentiranno partecipi e responsabili.

    Sentendosi partecipi saranno anche più propensi a rispettare volentieri 😉

    Fate anche insieme a loro un bel cartellone con raffigurate le cose da fare durante la giornata e i tempi da rispettare.

    Ed è proprio di regole, routine e tempi che parleremo nel Modulo 2 del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi”.

    Di cosa parleremo

    Nella prima parte di questo modulo viene descritto il concetto di regola, fondamentale in educazione, le sue caratteristiche e le sue funzioni nella crescita e nello sviluppo dei bambini.

    Dare regole chiare e comprensibili, ma soprattutto condivise e partecipate, è fondamentale per uno sviluppo positivo e coerente.

    Vedremo insieme come è possibile definire delle regole partecipate, con tanti consigli e strumenti pratici.

    Nella seconda parte, invece, viene descritto il concetto di routine, le sue caratteristiche e la sua funzione, focalizzando l’attenzione su come è possibile instaurare routine positive e come organizzare al meglio i tempi e le attività della giornata.

    La terza parte è dedicata al cambiamento e alle emergenze che possono modificare le routine quotidiane già presenti, come sta accadendo in questo particolare momento.

    Viene, dunque, presentato, con consigli e strumenti pratici, come modificare regole, routine e ridisegnare la giornata per fronteggiare la particolare emergenza che stiamo vivendo e che ci obbliga a stare tutti in casa.

    I risultati attesi sono proprio quelli di:

    • Conoscere l’approccio educativo alle regole e alle routine positive;
    • Organizzare la giornata al meglio;
    • Essere in grado di instaurare routine positive e funzionali e ridisegnare regole, tempi e routine in situazioni di emergenza.

    incontri formativi

    Per informazioni scriveteci 😉

    Vi aspettiamo!

  • Gestione dell’ansia: come riconoscere i segnali e quali strategie utilizzare

    gestione dell'ansia

    Stiamo vivendo un periodo delicato e impegnativo.

    In questi giorni, di emergenza sanitaria e psicologica, infatti, la gestione dell’ansia e della paura possono risultare più difficili.

    Potremmo, dunque, scoprirci nervosi, più irritabili e scontrosi nei confronti degli altri.

    Emozioni quali l’ansia e la paura possono entrare a far parte delle nostre giornate.

    Questo è normale: è una risposta della nostra mente e del nostro corpo ai cambiamenti e alle situazioni in cui avvertiamo incertezze e confusione.

    L’ansia, come anche la paura, ha, dunque, un ruolo adattivo, in quanto ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare una minaccia o, in alternativa, fuggire da essa.

    Un adeguato grado di ansia ci permette, infatti, di essere più performanti, di mantenerci in allerta quando avvertiamo un pericolo e di affrontare una situazione di emergenza facendo leva sulle nostre risorse, potenzialità e resilienza.

    L’ansia può essere una forza.

    Quando l’ansia diventa nostra nemica

    Qualora l’allerta tendesse a mantenersi e ad aumentare nel tempo, potrebbe impedirci di vivere in serenità ed interferire quindi negativamente nella nostra quotidianità.

    L’ansia si nutre delle nostre energie, e il suo potere è capace di crescere al punto da riempire ogni singolo aspetto della vita di chi ne soffre.

    Perché succede questo?

    Perché chi soffre d’ansia è talmente schiacciato da questa emozione che, non riuscendo a combatterla, è costretto ad assorbirla.

    Ma quanto questo è produttivo?

    Serve davvero “combattere” l’ansia?

    Queste sono domande che dobbiamo porci per comprendere al meglio cosa è l’ansia e quali sono gli strumenti che abbiamo per gestirla.

    “Come” ti rendi ansioso?

    E non “cosa” ti mette ansia.

    Lo sguardo in questo modo è rivolto all’interno e la gestione dell’ansia diventa possibile.

    La persona diventa responsabile della propria ansia e allo stesso tempo è maggiormente capace di riconoscerla, distinguerla dalle altre emozioni e gestirla.

    Ridimensionare l’ansia, fare attenzione al linguaggio che si usa per descriverla e imparare a  circoscriverla sono solo alcune delle strategie da utilizzare per modulare per la gestione dell’ansia.

    Bisogna affrontare le cause della propria ansia.

    Scappare non è possibile, è necessario risalire all’origine del problema, trovarlo e cercare una soluzione.

    Questo a volte richiede molto tempo ed è per questo che è importante avere anche delle soluzioni efficaci nell’immediato, utili e pratiche per affrontare le situazione di emergenza e che ci permettono di vivere il cambiamento come un’opportunità.

    E’ proprio di questo che parleremo nel Modulo 1 del Ciclo di Incontri Formativi “EduchiAmo Noi Stessi”.

    Di cosa parleremo

    In questo modulo verrà descritta nella prima parte l’ansia e gli aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi ad essa connessa.

    Sarà, infatti, distinta l’ansia dalla sensazione di paura, stabilendo quando la persona riesce ad associare il proprio stato con una causa specifica e quando no; sono diversi i sistemi per ridurre lo stato di ansia che in alcuni casi può diventare un vero disagio, influenzando negativamente la vita quotidiana.

    Tali sistemi e tecniche saranno descritti a livello teorico nella seconda parte del modulo presentato, delineando alcune tecniche di respirazione efficaci per ridurre il livello di stress e per migliorare la nostra salute.

    La terza parte è interamente pratica/esperienziale e verranno illustrate differenti modalità di gestione dell’ansia e della paura (attività di rilassamento, ricreative e di scrittura).

    Gli obiettivi sono proprio quelli di:

    • Riconoscere i propri stati emotivi;
    • Imparare a gestire l’ansia e la paura;
    • Apprendere ed utilizzare tecniche di rilassamento e di gestione dell’ansia efficaci e positive;

    incontri formativi

    Scrivete per informazioni o chiarimenti.

    Vi aspettiamo!

  • Un ciclo di incontri formativi: EduchiAmo Noi Stessi

    Ecco il nostro nuovo ciclo di incontri formativi, in modalità e-learning, da seguire su Moodle, la piattaforma per la formazione a distanza:

    EduchiAmo Noi Stessi

    Quello che stiamo vivendo nei primi mesi del nuovo anno è un particolare momento di emergenza, che ha mutato il nostro stile di vita, le nostre abitudini, ma anche le nostre certezze e sicurezze.

    L’emergenza sanitaria in cui ci troviamo, infatti, ha catapultato le famiglie in una condizione insolita e straordinaria.

    I bambini sono a casa da scuola, non possono praticare sport, le attività del tempo libero o vedere gli amici.

    I genitori, ove possibile, lavorano da casa.

    Le nostre routine, famigliari, scolastiche e lavorative, dunque, sono notevolmente cambiate.

    Diciamoci la verità… in questa situazione abbattersi è facile.

    Accettare il cambiamento è ancora più difficile!

    Il nostro ciclo di incontri formativi

    EduchiAmo Noi Stessi nasce proprio da qui: dalla necessità di trovare e utilizzare strategie funzionali per rispondere al cambiamento e far fronte alle emergenze.

    Vi starete chiedendo, come?

    Innanzitutto, potenziando la conoscenza e la comprensione di noi stessi.

    Occorre, infatti, ri-scoprire le nostre risorse personali e trovare strategie positive, funzionali ed immediate per affrontare il cambiamento.

    In questo modo possiamo vivere il cambiamento come un’opportunità, e lo è proprio 😉

    Tutto ciò verrà mostrato, in modo teorico e pratico, attraverso quattro moduli differenti ma tutti rivolti al benessere, all’educazione della persona e alla salute sia fisica, sia mentale che sociale.

    A chi è rivolto 

    A tutti 😉

    Sì! A tutti coloro che vogliono prendersi cura di Sé e andare verso il cambiamento in modo positivo!

    A chi non capita di domandarsi, per esempio;

    Esiste un modo per riuscire a gestire l’ansia, per ridimensionarla? Esistono delle strategie che possono essere apprese e utilizzate per gestire l’ansia?”.

    La risposta è assolutamente si!

    E ancora:

    “Come si possono stabilire delle “nuove” routine e regole in famiglia? Come ristrutturare e ridisegnare la “nuova” quotidianità, rispettando i tempi e gli spazi di tutti?”.

    Per questo, esistono strategie e tecniche che potete apprendere ed  utilizzare fin da subito!

    Il primo modulo: un approccio psicologico

    Ha lo scopo di fornire  strumenti per riconoscere i propri stati emotivi, distinguere l’ansia dalla paura e imparare a gestire gli stati ansiosi, che in alcuni casi possono diventare un vero disagio, influenzando negativamente la vita quotidiana.

    Il tutto è accompagnato da una parte interamente pratica, dove verranno illustrate differenti modalità di gestione dell’ansia e della paura.

    Ad esempio, tecniche di rilassamento, di respirazione, attività ricreative e di scrittura per modulare lo stato di tensione, e tanto altro 😉

    Il secondo modulo: ridisegnare la quotidianità 

    Qui si parlerà di regole, tempi e routine, tre concetti fondamentali da conoscere e padroneggiare, illustrati con i consigli della nostra Pedagogista.

    Vedremo come è possibile:

    • Stabilire delle regole in modo condiviso e partecipato, e funzionale!
    • Programmare, definire e ri-definire delle routine positive;
    • Organizzare al meglio le attività durante la giornata.

    Con tante strategie e consigli utili da utilizzare subito!

    Il terzo modulo: la resilienza sportiva nella vita

    Sentiamo tanto parlare del concetto di resilienza e della sua importanza, anche nella vita di tutti i giorni.

    Ebbene sì, indica proprio la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.

    E, partendo dal presupposto che lo sport allena alla vita, la resilienza può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi, superare le difficoltà e rispondere al cambiamento.

    Vedremo qui come, nel concreto, questo sia possibile 😉

    Il quarto modulo: attività pratiche e educative

    Questo modulo si rivolge principalmente a genitori, educatori e insegnanti, e a tutti coloro che si approcciano alla pratica educativa: zii, nonni, cugini.

    Le attività da proporre ai bambini sono svariate ma, non tutte, sono educative, in grado di stimolare la loro mente o adatte alla loro età.

    Un gioco per ogni età è proprio vero: i bambini hanno differenti bisogni e competenze da sviluppare, in base all’età e, per questo motivo, richiedono attività e proposte educative diverse.

    Insieme vedremo quali sono le attività pratiche e creative più idonee per ciascuna fascia di età.

    Dai giochi educativi e creativi a quelli di manipolazione e costruzione, da attività motorie alla lettura di libri, fino ai giochi sensoriali e simbolici.

    Sarà molto stimolante 😉

    incontri formativi

    L’intero corso si propone di offrire non solo tecniche e strumenti per far fronte all’emergenza e al cambiamento, ma mira a fornire degli spunti di riflessione e della alternative di comportamento che possono influenzare positivamente il nostro pensiero, accrescendo il benessere psico-fisico.

    Vi aspettiamo!

    Scrivici per maggiori informazioni sul nostro ciclo di incontri formativi e seguici per gli approfondimenti!

  • Come essere buoni genitori: consigli, buone pratiche e falsi miti

    come essere buoni genitori

    Come essere buoni genitori? Esiste una formula perfetta? Chi è un buon genitore? Come deve comportarsi?

    Queste sono proprio alcune domande che ci rivolgono, nella maggior parte dei casi, i genitori durante i nostri corsi o incontri formativi.

    Partiamo dal presupposto che non si è mai buoni genitori o cattivi genitori: chi può dirci infatti se siamo buoni o cattivi genitori? Nessuno!

    Capita a tutti di commettere degli errori o prendere delle decisioni non adeguate per i propri figli, l’importante è accorgersene e rendersi conto che effettivamente qualcosa non va.

    Rendersi conto di ciò e porsi le domande “potevo comportarmi diversamente?” oppure “cosa potrei fare di diverso?” sono i primi passi.

    Se c’è qualcosa che non va, infatti, la cosa fondamentale è riconoscerlo e chiedere un sostegno al pedagogista professionista dell’educazione.

    Diventare genitori

    L’arrivo di un figlio comporta un atto di responsabilità.

    I genitori riconoscono il proprio nuovo ruolo, di genitori.

    Si trovano a dover compiere scelte, elaborare decisioni, individuare obiettivi e traguardi in condivisione.

    La genitorialità è, proprio, l’insieme delle scelte educative e delle modalità di dialogo che i genitori decidono di instaurare con il proprio figlio.

    Scelte e modalità educative che equivalgono agli stili educativi genitoriali.

    La genitorialità

    E’ il processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare genitori; si diventa, cioè, capaci di prendersi cura e di rispondere in modo sufficientemente adeguato ai bisogni dei figli.

    Bisogni estremamente diversi a seconda dell’età evolutiva.

    L’essere genitori cambia nel tempo, in base all’età e alle esigenze specifiche dei figli.

    Non si può essere genitori sempre allo stesso modo.

    In questo senso, la genitorialità può essere definita come la capacità di adempiere al ruolo di genitore.

    Come essere buoni genitori?

    La domanda che ricorre più frequentemente nei nostri incontri, e che sicuramente anche voi ora vi state chiedendo è:

    Come si può essere un buon genitore?

    Innanzitutto, sappiate che non ci sono ricette e neppure regole scritte che valgano per tutti e indistintamente.

    Ciascuna famiglia ha le sue peculiarità e specificità che la rendono unica e irripetibile.

    Ciascuno di noi prima di essere genitore, è un individuo con una sua storia e un suo bagaglio di esperienze che lo rendono quello che è oggi.

    Alcuni consigli

    Ecco alcuni semplici consigli, che potete utilizzare fin da subito nell’educazione dei vostri figli 😉

    Stabilite delle regole semplici, chiare e comprensibili: poche regole ma efficaci e certe.

    I bambini, per interiorizzare e rispettare una regola, devono comprenderne la motivazione attraverso una vostra spiegazione.

    Parlate in modo chiarofate richieste precise, controllate il tono di voce e il modo in cui comunicate le cose, dovete essere il più chiari  semplici possibile.

    Ascoltateli e accogliete le loro esigenze, parlandogli in prima persona: devono sapere che comprendete profondamente le loro richieste.

    Insegnate sempre ai vostri figli ad assumersi le proprie responsabilità e ad essere autonomi ed indipendenti.

    Devono imparare a fare le cose da soli e a prendere autonomamente le loro decisioni, senza sentirsi abbandonati.

    Dovete essere per loro una base sicura e, allo stesso tempo, dovete spronarli ad esplorare il mondo circostante e a compiere azioni in autonomia, per crescere in modo equilibrato.

  • Lo stile educativo genitoriale autorevole e lo sviluppo del bambino

    stile educativo genitoriale

    Oggi parliamo dello stile educativo genitoriale e vedremo quanto può influenzare lo sviluppo dei bambini.

    Sapete che esistono diversi stili educativi? Con caratteristiche e peculiarità proprie?

    Ebbene sì, gli stili educativi che oggi vedremo insieme sono tre: permissivo, autoritario e autorevole.

    E’ importante conoscere la propria modalità educativa e di comportamento, per orientare l’azione educativa e andare a modificare o potenziare un certo comportamento nell’educazione dei propri figli.

    Il consulente pedagogico, nella sua attività di sostegno alla genitorialità, fa proprio questo: individua, insieme al genitore, la modalità educativa utilizzata, fornendo poi gli opportuni consigli e strumenti per potenziarla o modificarla.

    Cosa sono gli stili educativi

    Sono tutte quelle modalità educative che ognuno di noi utilizza nell’educazione e nella comunicazione con i propri figli, più o meno consapevolmente.

    Le modalità educative sono specifiche e corrispondono, infatti, ad uno stile piuttosto che ad un altro.

    Tali modalità possono influire, positivamente o negativamente, sullo sviluppo e sulla crescita dei figli, anche nel lungo periodo.

    Molto spesso, infatti, i genitori sono inconsapevoli del proprio stile educativo utilizzato o di tali conseguenze sullo sviluppo dei bambini.

    Per questo motivo, come anticipavo, risulta di fondamentale importanza conoscere e mettere in atto lo stile migliore per favorire uno sviluppo armonioso e coerente, anche con l’aiuto e il sostegno di un professionista esperto.

    Vediamo ora le caratteristiche dello stile educativo genitoriale permissivo e autoritario, i due poli opposti, per poi focalizzare l’attenzione sullo stile autorevole.

    Lo stile permissivo e lo stile autoritario

    Questi sono due stili proprio opposti con caratteristiche ed effetti sullo sviluppo dei bambini molto diversi tra loro.

    Lo stile permissivo

    In questo stile il genitore ha basse aspettative nei confronti del figlio, sia di successo sia di comportamento.

    E’ un genitore aperto al dialogo e affettuoso, soddisfa le richieste e i bisogni del bambinosenza però fornire un sistema di regole adeguato all’età e alle esigenze del bambino. 

    E’ presente e affettuoso, ma si rapporta con il figlio più come un “amico” che come una figura genitoriale, senza essere per lui un modello di comportamento e senza fornire regole e consigli per la crescita.

    “Fai quello che vuoi, puoi fare tutto per me”.

    Di conseguenza, il bambino crescerà senza aver interiorizzato un sistema di regole, dunque sarà presente una bassa disciplina e capacità di controllo, scarse abilità sociali e relazionali, un’insicurezza e una bassa autostima e fiducia in se stesso.

    Lo stile autoritario

    Le aspettative nei confronti del figlio, in questo stile, sono molto elevate: il genitore autoritario è, infatti, rigido e inflessibile, e non è in grado di ascoltare e comprendere i reali bisogni del figlio.

    Al contrario dello stile permissivo, qui il genitore definisce un sistema di regole molto rigido che viene imposto al bambino, e non condiviso con lui, come dovrebbe essere con un sistema di regole positivo.

    Il bambino rispetterà le regole, ma sempre nel terrore e nella paura, perché il mancato rispetto comporta punizioni di tipo fisico e verbale.

    Il genitore autoritario non conosce i bisogni del figlio e, non conoscendoli, non è in grado di soddisfarli, vorrebbe solo che il figlio si comportasse come vuole lui.

    Non è, dunque, per il figlio un modello di comportamento da seguire e non gli fornisce consigli e feedback positivi per una crescita equilibrata.

    A lungo termine, il bambino potrà sviluppare una bassa autostima, una bassa autonomia e indipendenza, una forte difficoltà nel socializzare e relazionarsi con il mondo circostante e con gli altri. 

    Lo stile educativo genitoriale autorevole

    Alla luce di quanto detto sullo stile permissivo e autoritario, sicuramente noterete che hanno effetti diversi sullo sviluppo dei bambini, ma entrambi non positivi.

    La modalità educativa autorevole corrisponde al modello educativo più adeguato per uno sviluppo e una crescita equilibrata del bambino.

    Vediamo insieme perché.

    Innanzitutto, il genitore autorevole fornisce al bambino un sistema di regole positivo, con regole chiare, coerenti e adeguate al livello di sviluppo del figlio spiegando sempre i motivi di tali regole.

    Qui troviamo un concetto fondamentale per l’educazione: regole, che devono essere chiare, condivise e partecipate.

    Il genitore autorevole, infatti, stabilisce regole e linee guida che il figlio è segue in modo democratico, condiviso e partecipato. 

    Non c’è imposizione, invadenza, ma condivisione, comunicazione e partecipazione tra genitori e figli.

    Capace, inoltre, di impartire poche ma chiare norme di comportamento con un atteggiamento assertivo non invadente o restrittivo.

    Lo stile educativo genitoriale autorevole è sicuramente quello più idoneo per promuovere lo sviluppo emotivo, sociale e relazionale dei bambini.

    Quello più idoneo, si, quello più equilibrato.

    Non esitare a contattarci per un consiglio, un parere o un approfondimento 😉

  • Educare alle regole e al compromesso: istruzioni per l’uso

    educare alle regole

    Educare alle regole un bambino è di fondamentale importanza per la sua crescita equilibrata e serena.

    L’educazione alle regole è uno dei temi maggiormente dibattuti nel mondo dell’educazione.

    Infatti, una domanda molto comune che i genitori mi pongono durante i corsi o le consulenze è: “dovrebbe prevalere un atteggiamento autoritario e punitivo oppure un approccio più permissivo?”.

    E ancora “a quale età è opportuno introdurre un sistema di regole?” oppure “in che modo è possibile impostare un sistema di regole efficace?”.

    Per approfondire gli stili educativi genitoriali vi rimando a questo nostro articolo che mette in luce lo stile educativo più funzionale e positivo, ovvero quello autorevole.

    Regole: significato e funzioni

    Quando pensate alla parola regola cosa vi viene in mente?

    Le regole non sono dei divieti, delle imposizioni, degli ordini prescrittivi e coercitivi.

    Sono bensì delle norme di comportamento che guidano il bambino nella sua crescita equilibrata.

    La parola regola deriva infatti da règere, ossia guidare.

    In questo senso, la sua prima funziona è quella di fornire una guida al comportamento del bambino.

    Come potete intuire l’assenza di regole significa lasciare il bambino privo di una guida, il che aumenta il rischio di comportamenti problematici, disorientamento e ansia.

    Una seconda fondamentale funzione delle regole è quella di rendere l’ambiente prevedibile, fornendo ai bambini un ordine e una prevedibilità nel contesto di vita.

    La presenza di regole è poi il prerequisito essenziale per fondare l’appartenenza ad un gruppo, ad esempio al gruppo famiglia.

    Infine, la presenza di regole è fondamentale per garantire al bambino il diritto alla disubbidienza.

    Sembra paradossale lo so ma è così, il soggetto in età evolutiva deve talvolta trasgredire, al fine di riconoscere l’esistenza di un limite che è opportuno non oltrepassare in futuro.

    Come educare alle regole in modo positivo

    L’obiettivo del genitore non deve essere quello di stilare un elenco più o meno esaustivo di regole, bensì quello di far compiere al bambino il percorso della conoscenza delle regole alla loro applicazione.

    Molto importante, inoltre, è la coerenza con la quale vengono proposte e fatte rispettare le regole.

    Coerenza educativa da parte di entrambi i genitori, anche e soprattutto in caso di affidamento condiviso dei figli.

    I genitori, infatti, devono concordare la modalità educativa che ritengono più utile e funzionale, anche con il sostegno di un pedagogista esperto.

    L’incoerenza educativa genera nel bambino disorientamento e difficoltà nel comprendere e mettere in atto le diverse regole proposte.

    Ad esempio, viene ripreso dalla mamma per un comportamento mentre dal papà non viene ripreso; ciò genera inevitabilmente disorientamento e il bambino non saprà cosa attendersi in futuro.

    Questo tipo di incertezza lo espone a stati di ansia crescenti, il che ovviamente finirà solamente per incrementare i comportamenti di disubbidienza e disaccordo.

    Come è possibile implementare un sistema di regole funzionale e positivo?

    Richiedi una consulenza, possiamo aiutarvi 😉

  • Sostenere la genitorialità: il ruolo e le competenze del pedagogista

    sostenere la genitorialità

    Sostenere e aiutare i genitori nel loro ruolo educativo è una delle grandi sfide dei professionisti che si occupano di educazione.

    Il pedagogista, infatti, nel proprio lavoro si occupa di:

    • Sostenere e aiutare i genitori nell’educazione dei propri figli;
    • Incrementare e rafforzare le competenze educative e genitoriali;
    • Potenziare le situazioni che presentano carenze e difficoltà educative.

    Andiamo con ordine e vediamo, dunque, insieme come il pedagogista, con il proprio intervento, può aiutare i genitori nell’educazione dei figli.

    Sostenere la genitorialità

    Innanzitutto, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul ruolo del pedagogista.

    Chi è il pedagogista?

    Il pedagogista è lo specialista dei processi educativi e della formazione.

    Si occupa di tutti i processi educativi, dello sviluppo e della formazione lungo tutto l’arco della vita delle persone.

    Di tutti, cioè, quelli che sono i problemi o difficoltà pedagogiche ed educative.

    Il pedagogista si pone l’obiettivo di sostenere i genitori, o il singolo genitore, in relazione al ruolo e alla modalità educativa, relazionale e comunicativa utilizzata con i propri figli.

    Spesso, infatti, i genitori possono sentire qualche difficoltà in merito al loro ruolo educativo e alle modalità educative da mettere in atto.

    Il Pedagogista può aiutare i genitori proprio a:

    • Leggere e a capire la situazione;
    • Individuare le soluzioni e le strade percorribili, tenendo conto della fascia di età del bambino;
    • Rafforzare il ruolo educativo di ciascuno dei genitori.
    • Attivare le risorse personali per fronteggiare e risolvere le difficoltà.

    Nello specifico può aiutarli a leggere la situazione da un altro punto di vista, fornendo loro informazioni utili sulle fasi di sviluppo e sulle dinamiche educative in gioco, in modo che possano trovare un modo operativo e personale per svolgere il proprio ruolo.

    Nell’incontro con i genitori si parte sempre dall’ascolto dell’esperienza di ciascuno di loro, per valorizzare ciò che talvolta si tende a tralasciare o a giudicare negativamente: gli errori, gli imprevisti, i conflitti.

    Questi possono diventare importanti alleati per rompere apparenti equilibri per trovare e definire nuove modalità e approcci più funzionali 🙂

    Educare è un atto creativo che prevede la ricerca attiva e la valorizzazione delle capacità e risorse interiori già presenti.

    La consulenza pedagogica di sostegno alla genitorialità

    La consulenza pedagogica è un intervento di grande efficacia e aiuto nella risoluzione di situazioni famigliari problematiche.

    Il principio che muove il pedagogista è che in una famiglia è sempre possibile ottenere risultati evolutivi attraverso un migliore adattamento delle strategie e modalità educative genitoriali.

    Contattaci per richiedere una prima consulenza al nostro Sportello pedagogico di sostegno alla genitorialità.

  • Disabilità e famiglia: il racconto di una mamma

    disabilità e famiglia

    Abbiamo parlato a lungo di disabilità, dei concetti di integrazione e autonomia: oggi parliamo, invece, di disabilità e famiglia.

    La disabilità all’interno di una famiglia è una presenza che va a toccarne tutti i componenti, tutte le dinamiche e il loro funzionamento.

    E’ un evento che irrompe violentemente nella vita di una  famiglia, modificandone, dunque, gli assetti mentali, emotivi e relazionali.

    Disabilità e famiglia

    La disabilità è un terremoto emotivo che cambia per sempre la vita dei genitori.

    Dall’iniziale negazione della realtà, all’accettazione della disabilità, la strada è lunga e faticosa e non sempre si giunge alla reale accettazione.

    Molti genitori, infatti, rimangono nella rassegnazione del“dobbiamo conviverci”.

    Inevitabilmente, la nascita di un figlio disabile pone la famiglia di fronte alla necessità di riorganizzarsi e di modificare i propri equilibri.

    La famiglia è un sistema in evoluzione: affronta perciò compiti evolutivi che richiedono un più o meno vasto processo di riorganizzazione.

    Le famiglie differiscono fra loro per le modalità con cui affrontano tali compiti evolutivi.

    Il modo in cui una famiglia reagisce a circostanze difficili risulta dall’interazione tra diversi fattori:

    • Le dinamiche familiari;
    • La capacità di effettuare una valutazione corretta del problema;
    • Le strategie disponibili per affrontarlo, le risorse materiali e i supporti sociali forniti dall’esterno.

    Il momento della comunicazione della diagnosi

    Un punto cardinale riguarda le modalità con cui la diagnosi viene comunicata.

    La chiarezza e la gradualità delle informazioni, sia nel contenuto che nella modalità di presentazione.

    Essi sembrano essere elementi importanti che non possono naturalmente impedire la sofferenza, ma possono accompagnare la famiglia verso un cammino fatto di speranza e un naturale processo di adattamento, stimolando reazioni di tipo costruttivo, attivo, anziché di rassegnazione.

    La diagnosi può provocare nei genitori un forte trauma, legato alla discrepanza tra il bambino “ideale” che hanno costruito come oggetto d’amore durante l’attesa e il bambino “imperfetto” che la realtà presenta loro.

    Il momento in cui viene data la diagnosi ed il successivo periodo di adattamento della famiglia restano determinanti per avviare una relazione tra il bambino, la famiglia e gli operatori che forniranno un sostegno terapeutico.

    La testimonianza di una mamma

    Oggi vi proponiamo la sincera testimonianza di Alba, mamma di Noemi, una bambina affetta da Autismo che frequenta la seconda elementare.

    Come tutto ebbe inizio

    Tutto è iniziato con un abbraccio, di una neuropsichiatra che stimo tantissimo, e con la frase “la piccola e’nello spettro dell autismo”. Uscendo dalla stanza ho pianto, di quei pianti che partono dalla pancia attraversano il cuore e fermano il battito, ma che alla fine ti danno un senso di liberazione. In quel momento non sapevo nulla della parola Autismo: non ne conoscevo il significato e cosa avrebbe comportato. Poi mi sono detta che l’autismo era solo una parte della mia bambina e che mi sarei concentrata su ciò che c’era e non su ciò che non c’era e che da lì sarei partita. Mi resi conto che dovevo affidarmi, e fidarmi, a persone specializzate che mi avrebbero insegnato a vedere. E così feci: io volevo fare la mamma, e non la terapista di mia figlia.

    L’inizio del percorso

    Cosi è iniziato il percorso. Non dico che è stato semplice, anzi, è stato tortuoso e doloroso ma sostenuta e indirizzata da professionisti siamo riusciti a far partire tutto. Ogni giorno bisogna fare un bilancio: le cose per cui vale la pena investire tempo e fatica e quelle, invece, per le quali è inutile lottare. Noemi mi ha insegnato a pensare prima di agire, c’è sempre bisogno di un pensiero, per proteggersi e per investire il tempo nel modo giusto. Ho, quindi, deciso di condividere la mia esperienza con le persone che frequentavo, e all’asilo ho trovato tante braccia aperte.

    L’importanza della condivisione

    Ho scelto di parlare, di condividere, sono stata ascoltata e,a mia volta, ho ascoltato. Tutti noi abbiamo delle difficoltà, e per ciascuno di noi sembrano enormi e insormontabili. Con questi confronti ho potuto ridimensionare il mio dolore: un dolore condiviso è un dolore dimezzato e questo vale anche per la gioia, una gioia condivisa è una gioia moltiplicata. In fondo da soli non si può fare niente. Come si dice, per educare un bambino ci vuole un intero villaggio ed proprio così: amici, amiche, educatrici, insegnanti, familiari, vicini di casa.

    Un progetto per la socializzazione

    In quel periodo abbiamo pensato ad un progetto, io e una delle educatrice di Noemi, per favorire l’integrazione e la socializzazione. Noi possiamo parlare, spiegare, confrontarci, ma solo vivendoci tutti i giorni possiamo sconfiggere le barriere che ci separano: solo ciò che non si vive e non si conosce ci fa paura. Così abbiamo pensato di creare dei momenti di gioco a casa con i compagni della classe, strutturati con l’aiuto e il sostegno dell’educatrice. Il tutti per dare la possibilità ai bimbi che vengono a casa di giocare con Noemi con fluidità e naturalezza, mentre per lei capire come fare per giocare ed interagire al meglio. Ognuno rispetta i tempi dell altro. Questo progetto è un vero successo, i bimbi fanno a gara per venire e Noemi è felicissima di condividere dei momenti unici con i suoi amici.

    Per una vita possibile

    Ad oggi posso dire che una vita è possibile, anzi ci vuole 😉 La fatica è grande, ma le soddisfazioni sono tantissime. Alla diagnosi ci dissero che Noemi probabilmente non avrebbe parlato; oggi, invece, in seconda elementare inizia a scrivere e leggere. Siamo una famiglia come tante altre, con alti e bassi, e con le nostre difficoltà, ma siamo uniti. E grazie anche a  mio marito che, nonostante per una coppia reagire a tutto questo  è difficilissimo e i tempi di risposta al dolore sono diversissimi, siamo riusciti insieme a cambiare sguardi e direzioni.

    Io sono convinta che l’amore abbatte tutti i muri e tanto amore concentrato è un esplosione miracolosa!

    Un Grazie sincero ad Alba per aver condiviso con noi la sua esperienza e le sue parole 😉

    Quando si parla di disabilità e famiglia, unione e amore sono le parole chiave.

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